sabato 27 dicembre 2025

L'oppositore di sinistra Sergey Udaltsov condannato a sei anni. Anche in Russia, come ovunque, nel mondo liberal-capitalista, il socialismo è perseguitato. Articolo di Luca Bagatin

  

In pochi, probabilmente, sanno che, nella Russia post-sovietica, esistono dei dissidenti autentici (di cui ho molto scritto nel mio saggio “L'Altra Russia di Eduard Limonov – I giovani proletari del nazionalbolscevismo), che, per il fatto di difendere il socialismo, ovvero l'anticapitalismo, la giustizia sociale, la sovranità nazionale e l'indipendenza economica, non piacciono né al regime liberal capitalista di Putin, ma nemmeno all'Occidente liberal-capitalista.

Occidente liberal-capitalista che, spesso e volentieri, li ha sempre o spesso ignorati. Se non denigrati, considerandoli “controversi” (sic!).

Fra tali dissidenti, lo scrittore e fondatore del Partito NazionalBolscevico, oltre che della coalizione “L'Altra Russia” (oggi “L'Altra Russia di Eduard Limonov”) Eduard Limonov e Sergey Udaltsov, leader del Fronte di Sinistra che, ironia della sorte, viene condannato a 6 anni di carcere nei giorni che ricordano la dissoluzione dell'URSS, quel tragico 25 dicembre 1991, che trasformò la Russia e le Repubbliche post-sovietiche nella terra delle oligarchie, delle mafie e dell'estremismo di destra.

Limonov e Udaltsov, autentici dissidenti della sinistra russa, hanno spesso manifestato assieme, contro le misure antisociali e di austerità dei governi Putin-Medvedev. E spesso sono stati arrestati assieme.

Hanno sostenuto il ritorno del socialismo popolare in Russia, la libertà di parola e il ritorno delle aree storicamente russe alla Russia, quali la Crimea e il Donbass. E lo hanno fatto per primi, denunciando il nazionalismo russofobo ucraino e quello nelle Repubbliche post-sovietiche, diventate liberal capitaliste e governate dall'estrema destra.

Limonov è sempre rimasto un dissidente integrale, ha sempre rifiutato di allearsi al Partito Comunista della Federazione Russa e, al suo partito, composto soprattutto di giovani e giovanissimi, spesso artisti, ancora oggi, non viene permesso di presentarsi alle elezioni. Il suo Partito NazionaBolscevico fu addirittura messo fuorilegge dalla Corte Suprema russa, nel 2007, con accuse infondate di “estremismo” e “incitamento all'odio”. Accuse che la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) ha considerato palesi violazioni dei diritti umani.

Udaltsov, anch'egli spesso arrestato con l'accusa – mai provata – di “incitamento a disordini di massa”, ha spesso collaborato, invece, con il maggiore partito di opposizione, ovvero il Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF) e sua moglie, Anastasia, ex attivista del Partito NazionalBolscevico, è deputata alla Duma nelle fila di questo partito.

Udaltsov è stato condannato e per l'ennesima volta, nei giorni scorsi, a 6 anni di carcere duro, con l'accusa di aver pubblicato, sul sito del Fronte di Sinistra, nel 2023, due articoli dal titolo “Come i marxisti sono diventati terroristi. Gli attivisti di Ufa languiscono in prigione da un anno con accuse assurde” e “Smettete di perseguitare i comunisti! Il Fronte di Sinistra ha tenuto una manifestazione a Mosca in difesa dei prigionieri politici”.

Entrambi articoli in difesa del circolo marxista di Ufa, i cui componenti sono stati arrestati e condannati a pene detentive dai 16 ai 22 anni, con l'accusa di “terrorismo”.

Sergey Udaltsov ha dichiarato di voler intraprendere uno “sciopero della fame a tempo indeterminato”, sottolineando come la condanna che ha ricevuto sia stata frutto di “una decisione vergognosa”.

Egli, durante l'udienza in tribunale, ha dichiarato, relativamente ai suoi articoli in difesa dei componenti del circolo marxista di Ufa che: “C'è stata una sostituzione di concetti. Non sono per un'assoluzione, ma rilevo dubbi sulla loro colpevolezza: questo è ciò che contengono tutte le mie pubblicazioni. E ora dubito della loro colpevolezza e ho il diritto di farlo, perché il verdetto non è ancora entrato in vigore”.

Nel mondo post-sovietico, diventato liberal-capitalista, tanto quanto in quello Occidentale, dunque, la caccia al socialista e al comunista rimane sempre presente.

A vario titolo, a vario modo. In gran parte delle Repubbliche post-sovietiche, dai Paesi Baltici all'Ucraina (ma anche in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca), i Partiti Comunisti e in generale di sinistra, sono stati pressoché messi al bando (e gli attivisti spesso perseguitati). In Russia vengono spesso perseguitati o, quantomeno, tenuti a bada.

Gli USA cercano di destabilizzare il socialismo in ogni dove. Dalla Jugoslavia alla Siria, passando per la Libia e il Venezuela (oltre che l'Italia, quando governava il PSI di Bettino Craxi).

L'UE, che è sempre al traino degli USA e degli estremismi di destra, vorrebbe equiparare il comunismo al nazifascismo. Come se la giustizia sociale potesse essere equiparata al razzismo e al suprematismo!

E siamo sempre lì. Tutto il mondo pseudo-libero (in realtà liberal-capitalista) è paese. Anzi, è palesemente anti-sociale e anti-socialista.

Luca Bagatin

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sabato 20 dicembre 2025

Il nemico degli USA e del liberal capitalismo rimane il socialismo, ovvero la giustizia sociale e la sovranità nazionale. Articolo di Luca Bagatin

 

E' evidente che, il nemico degli USA e del mondo sedicente “libero”, ma in realtà liberal capitalista e oligarchico, sia il socialismo.

Lo abbiamo visto più volte, nel corso della Storia.

Alcuni esempi?

La defenestrazione dei leader socialisti latinoamericani, da Allende a Peron; i tentativi di destabilizzazione in Venezuela (passati e recentissimi); l'embargo a Cuba; i tentativi, purtroppo riusciti, di far crollare il socialismo nei Paesi dell'Est (a iniziare dalla Jugoslavia); la defenestrazione di Bettino Craxi e del PSI (oltre ai partiti democratici di governo, in Italia); la defenestrazione del socialismo arabo nella Libia di Gheddafi e di quello baathista siriano di Assad.

Questi solo alcuni esempi, ma se ne potrebbero citare moltissimi altri, di cui ad ogni modo, in altri articoli, mi sono occupato.

Per contrastare il socialismo, a livello internazionale, gli USA e i loro alleati, hanno persino fomentato e sostenuto l'islam radicale. In Siria, guarda un po', da quando governa l'islamista Ahmad al-Shara', l'UE ha allentato le sanzioni e gli USA le hanno recentemente addirittura tolte.

E questa la chiamerebbero “difesa della democrazia e della libertà”? Ma dai! Non siamo ipocriti.

La NATO stessa, da strumento di difesa comune, ha perduto il suo ruolo originario, come ricordato anche di recente dal prof. Giancarlo Elia Valori, al convegno di presentazione del saggio di Paola Bergamo, “Ritrovare i sentieri dell'Europa”.

Gli USA vorrebbero persino vendere armi ai separatisti di Taiwan, in chiave anti-cinese, ovvero anti-socialista cinese.

E, come se non bastasse, il flirt di Trump con Putin, pur dettato dalla logica e dal buonsenso (una logica che ad ogni modo aveva avuto per primo Silvio Berlusconi e, prima di lui, Gianni De Michelis, che avrebbe voluto integrare la Russia nel sistema comunitario europeo e creare un dialogo fra Occidente e Oriente, in sinergia con la Cina), sembra piuttosto volto ad allontanare la Russia dalla Cina.

Una Cina che, grazie alla sua economia socialista di mercato, sta arrivando a superare in ogni settore gli USA, il cui sistema oligarchico liberal capitalista, è destinato a crollare.

In tutto ciò, assistiamo a continue violazioni del diritto internazionale da parte degli USA, non ultima la situazione in Venezuela, di cui ho ampiamente scritto e sulla quale è intervenuta anche la Vicepresidente esecutiva del Venezuela, Delcy Rodriguez, la quale ha denunciato il tentativo di aggressione da parte degli USA, sottolineando che il Paese non ha alcun debito in sospeso con il governo di Trump, mentre è Washington ad avere debiti con il popolo venezuelano.

Ella si è riferita al saccheggio finanziario perpetrato ai danni dei beni venezuelani all'estero.

E ha denunciato le sanzioni unilaterali statunitensi contro il Venezuela, la cui unica “colpa” è quella di avere un governo socialista che difende giustizia sociale, sovranità nazionale e indipendenza economica.

Guarda caso...

E siamo sempre lì, con gli USA che, governanti dalle due destre, “democratica” e/o “repubblicana”, perseguono sempre il medesimo obiettivo. Saccheggiare chi difende il proprio diritto all'autogoverno e promuove un sistema fondato sulla giustizia sociale e la pianificazione economica.

L'UE – esclusa la Slovacchia (e pochi altri), governata non a caso da un autentico socialista democratico senza equivoci, quale è Robert Fico - da tempo va loro dietro e, anche quando non lo fa, preferisce sostenere una autocrazia corrotta di destra a essa estranea, in una escalation che potrebbe condurre a un conflitto allargato dalle conseguenze imprevedibili.

La cura ad ogni modo esiste. Si chiama socialismo senza equivoci. Ovvero autogoverno, autogestione dei popoli, sovranità e indipendenza economica.

In poche parole: razionalità, cooperazione, libertà, fratellanza e uguaglianza.

Luca Bagatin

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mercoledì 3 dicembre 2025

Cos'è il socialismo? Articolo di Luca Bagatin

 

Il socialismo è sinonimo di giustizia sociale, sovranità nazionale e indipendenza economica.

E' sinonimo di autogoverno, autogestione e razionalità.

E' qualcosa che, pur nato in Europa, sviluppatosi in particolare grazie alla Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864 (e grazie a Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Pierre Joseph-Proudhon, Michail Bakunin, Karl Marx e Friedrich Engels), in Europa abbiamo perduto da tempo, ma che altrove, dall'America Latina socialista, a molte realtà africane e panafricane e dell'estremo oriente, è ben presente e non ha mai smesso di svilupparsi, modernizzarsi ed evolversi, di pari passo con le esigenze della comunità.

Perché socialismo è sviluppo delle forze produttive della comunità a beneficio della comunità.

Non è ideologia stantia, dogmatica, settaria.

E finanche le varie divisioni storiche fra mazziniani, garibaldini, anarchici e marxisti (e aggiungerei anche bonapartisti, rimandando ad altri articoli che in merito ho scritto, anche su riviste storiche francesi, proprio sul socialismo bonapartista), hanno ben poco senso e sono state sanate proprio in gran parte delle realtà extraeuropee di cui sopra.

Sulla base del trinomio, tanto caro all'indimenticato Presidente argentino Juan Domingo Peron: giustizia sociale, sovranità nazionale e indipendenza economica.

E, fra i socialismi più seri e pragmatici, diffusi nel mondo, vi è quello con caratteristiche cinesi, la cui teoria fu elaborata dal comunista riformista Deng Xiaoping, il quale sviluppò il Pensiero di Mao Tse-Tung, adattandolo alla modernità, introducendo riforme e apertura e si è rafforzato grazie alle generazioni di socialisti successivi: Jiang Zemin, Hu Jintao, Xi Jinping.

Sostegno al socialismo con caratteristiche cinesi, quale baluardo di concretezza e lungimiranza, è giunto recentemente dal Presidente nazionale del Partito Comunista d'Australia (CPA), Vinnie Molina, il quale, in una intervista a Global Times, ha affermato cose molto interessanti, che meritano di essere riportate.

Molina afferma, fra le altre cose: “Il socialismo può essere raggiunto solo attraverso azioni concrete e di base per affrontare i problemi della gente e ottenendo il sostegno della popolazione” e che “I leader devono mantenere uno stretto contatto con la base. Chi ricopre posizioni di responsabilità deve impegnarsi a fondo per guadagnarsi la fiducia del popolo e non separarsi mai da esso”.

In particolare egli ha sostenuto che “Il Partito Comunista Cinese utilizza il metodo della critica e dell'autocritica nella costruzione del partito a tutti i livelli, dalla leadership alla base, per rafforzare l'unità dell'organizzazione e il suo posto nella società cinese. (…). Il Partito realizza ciò che è irraggiungibile in sistemi capitalistici disorganizzati, con istituzioni in rovina e partiti distaccati dal popolo. Infrange il mito secondo cui dimensioni maggiori significhino inevitabilmente maggiore disorganizzazione, dimostrando invece che la sua crescita ha alimentato maggiore coesione ed efficacia”.

Vinnie Molina ha altresì sottolineato come “Possiamo imparare dal PCC, un partito comunista al potere, che ha adattato la concezione ortodossa e classica del marxismo in modo flessibile alle complesse circostanze della società cinese. Comprendere la società cinese e il modo in cui la teoria è stata adattata a queste condizioni specifiche offre lezioni preziose. (…). Dobbiamo lavorare con le comunità, non contro di esse, guadagnandoci la fiducia della gente, anche di coloro che non sono politicamente impegnati, e affrontando sempre le questioni di base che contano davvero, come strade più sicure, infrastrutture più accessibili e trasporti migliori. Queste sono le preoccupazioni che contano per i comunisti. Non possiamo pensare in grande senza pensare anche alla base. Questo è stato l'approccio adottato dal PCC in passato e rimarrà il nostro obiettivo centrale negli anni a venire. In definitiva, noi comunisti dobbiamo cambiare in meglio la vita delle persone”.

Personalmente non sono comunista (non ho nemmeno simpatia per la storia del PCI e delle sue involuzioni successive, perché lo considero all'origine degli equivoci a sinistra e all'origine della fine del socialismo in Italia), ma ho una tradizione differente, ma affine. Una tradizione socialista mazziniana, risorgimentale, ma anche bonapartista e peronista. Non marxista, ma non per questo cieca nei confronti delle analisi marxiste e non per questo cieca nei confronti dell'evoluzione in senso lungimirante, pragmatico e riformista del socialismo cinese.

Da sempre e in particolare di questi tempi, vanno di moda le etichette e gli slogan.

Le etichette, gli slogan e le vuote ideologie lasciano il tempo che trovano e sono sempre dannose. Perché ottenebrano la mente, che invece dovrebbe abbeverarsi di conoscenza, virtù e approfondimento.

Ed è proprio attraverso questi aspetti che si possono sanare le vecchie divisioni e ricomporre ciò che è stato drammaticamente sparso.

Perché gli ideali di emancipazione civile e sociale della Prima Internazionale rimangono validi e lo possono essere se adattati, con concretezza, alla situazione odierna e declinati, ciascuno nel proprio contesto nazionale. Come fa il socialismo con caratteristiche cinesi, ad esempio.

Fra i promotori di questi ideali, nel nostro Paese, personalità spesso volutamente dimenticate e accantonate.

Mario Bergamo, antifascista, Segretario del Partito Repubblicano Italiano, promotore dell'unità fra repubblicani e socialisti. Roberto Tremelloni, già mazziniano e successivamente degno ministro dell'Economia e della Difesa, nelle fila del socialismo democratico.

Ma potremmo citare anche Gabriele d'Annunzio, Alceste De Ambris, Alfredo Bottai, Giulio Andrea Belloni e prima di loro i Padri Nobili, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Arcangelo Ghisleri.

Figure da recuperare, da onorare, ma soprattutto da studiare e le cui volontà si intrecciano con la spiritualità laica e teosofica, con gli ideali cagliostriani e massonici di Fratellanza, Uguaglianza e Libertà, che hanno un significato spirituale, prima ancora che politico. E che non sono parole vuote e prive di significato. 

Esse non significano né livellamento verso il basso, né edonismo liberale, che ha fatto degenerare le società liberal capitaliste, in una spirale di consumismo sfrenato, violenza gratuita e indifferenza verso il prossimo.

Il socialismo, dunque, non è dogma, ma spirito. 

E' il sole dell'avvenire che illumina le menti. E' la falce che rappresenta l'Opera e il martello, che rappresenta la Volontà.

Il socialismo non è chiesa, ma tempio interiore.

Un tempio da edificare, incessantemente, nel corso delle ere, nel corso dei secoli, nel corso delle vite, seguendo e costruendo la Storia, che è poi la storia di ciascun componente della comunità umana, alla ricerca dell'emancipazione e della giustizia.

Luca Bagatin

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lunedì 1 dicembre 2025

Sostegno del mondo socialista internazionale al Venezuela, contro le dichiarazioni di Trump. Articolo di Luca Bagatin

 

Se Trump, in Europa, sembra ricercare la pace, altrove, in America Latina, sembra proseguire una politica imperialista e bellicista di ingerenza negli affari di Stati sovrani.

E' il caso della dichiarazione, da parte del Presidente USA, di chiusura dello spazio aereo del Venezuela, usato come pretesto per combattere il traffico di droga, che ha sollevato le proteste di numerosi leader ed esponenti socialisti, latinoamericani e non.

Fra questi il Presidente socialista della Colombia, Gustavo Petro, il quale, fra le altre cose, sui social, ha dichiarato che “La chiusura dello spazio aereo del Venezuela è completamente illegale. L'ICAO (ovvero l'Organizzazione Internazionale per l'Aviazione Civile) deve riunirsi immediatamente. (…). L'ordine internazionale deve essere preservato e l'America Latina e i Caraibi devono dirlo senza timore (…). Chiedo al Presidente Trump di ritornare al rispetto dell'ordine giuridico internazionale che è la summa della saggezza della civiltà umana

Chiedo all'Unione Europea, nell'interesse dell'accordo raggiunto tra l'Unione Europea e l'America Latina e i Caraibi, di ordinare la normalizzazione dei voli per il Venezuela o di multare le imprese che non lo fanno.

Chiedo a tutti i Paesi dell'America Latina e dei Caraibi di riavviare i loro voli normali.

In Colombia devono essere sanzionate le imprese che si rifiutano di assumere i servizi per i quali si sono impegnate; devono seguire le indicazioni dell'ICAO o del governo colombiano.

L'umanità deve essere libera di volare e i cieli devono essere aperti in ogni parte del mondo”.

Dello stesso avviso anche Cuba che, attraverso il Ministro degli Esteri Bruno Rodríguez Parrilla, ha parlato di “atto aggressivo per il quale nessuno Stato ha autorità al di fuori dei propri confini nazionali”, invitando la comunità internazionale a “denunciare il preludio a un attacco illegittimo”.

Egli ha altresì sottolineato che “si tratta di una minaccia molto seria al diritto internazionale e di un aumento dell’escalation dell’aggressione militare e della guerra psicologica contro il popolo e il governo venezuelano, con conseguenze incalcolabili e imprevedibili per la pace, la sicurezza e la stabilità in America Latina e nei Caraibi”.

Numerose le proteste provenienti da varie organizzazioni e esponenti latinoamericani e del resto del mondo di ispirazione socialista, fra le quali quelle del deputato peronista argentino Jorge Taiana, il quale ha appoggiato pienamente il discorso del Presidente colombiano Gustavo Petro.

La Repubblica Popolare Cinese, attraverso la portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning, alcuni giorni fa, aveva peraltro invitato gli USA a revocare le sanzioni “illegali e unilaterali” imposte al Venezuela e ad adoperarsi per “favorire la pace, la stabilità e lo sviluppo in America Latina e nella regione dei Caraibi”.

Mao Ning aveva altresì affermato che “La Cina si è sempre opposta alle sanzioni unilaterali che non hanno alcun fondamento nel diritto internazionale e non sono autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e si oppone alle forze esterne che interferiscono negli affari interni del Venezuela con qualsiasi pretesto”.

Luca Bagatin

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sabato 29 novembre 2025

L'11 dicembre, presentazione, presso la Camera dei Deputati, del saggio di Paola Bergamo "Ritrovare i sentieri dell'Europa - Sulla via tracciata da Mario Bergamo"

  

L'11 dicembre prossimo, dalle ore 16.00 alle ore 18.00, alla Camera dei Deputati, presso la Sala del Refettorio del Palazzo di San Macuto, in Via del Seminario 76 a Roma, sarà presentato il saggio, edito da Futura Libri, "Ritrovare i sentieri dell'Europa - Sulla via tracciata da Mario Bergamo", di Paola Bergamo.

Moderato dal blogger e scrittore Luca Bagatin, l'evento avrà i saluti dell'On. Giandiego Gatta e, come relatori, oltre naturalmente all'autrice del saggio, ci saranno il prof. Giancarlo Elia Valori, importante manager pubblico e fine analista geopolitico, oltre che Presidente della Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica; il Gen. di Corpo d'Armata Antonio Bettelli e il Presidente del Nuovo Giornale Nazionale, Augusto Vasselli.

Paola Bergamo è un'imprenditrice, Presidente del Centro Studi MB2 Monte Bianco - Mario Bergamo per dare un tatto all'Europa. E' nipote dell'antifascista repubblicano mazziniano Mario Bergamo. 

L'evento sarà un'occasione per parlare di un'Europa che ci potrebbe essere, ma che non c'è.

Un'Europa mazziniana, libertaria, democratica, affratellata, sociale e sovrana.

Un'Europa che non ha nulla a che spartire con l'attuale UE autoreferenziale, oligarchica, servile e militarista.

Per poter partecipare all'evento occorre segnalare la propria presenza alla mail presidente@centrostudimb2.eu.

venerdì 28 novembre 2025

Gianni De Michelis, il socialismo, la democrazia costituzionale e il mondo multipolare. Articolo di Luca Bagatin

Gianni De Michelis e Luca Bagatin, dicembre 2003

Il 26 novembre scorso, Gianni De Michelis, avrebbe compiuto 85 anni.

Lo conobbi nel 2003, quando era Segretario del Nuovo PSI, al quale mi iscrissi anch'io - pur per un breve periodo – essendo socialista (e mazziniano) fin da quando ero ragazzino e leggevo Marx, Proudhon, Garibaldi, Mazzini, Gaetano Salvemini e Ernesto Rossi, oltre ai discorsi di Craxi e dello stesso De Michelis.

Fu per me, quindi, un onore diventarne amico e avere anche l'occasione di essere relatore, accanto a lui, ad un convegno pubblico socialista (vedi foto).

De Michelis aderì al Partito Socialista Italiano negli Anni '60, collocandosi a quei tempi nella corrente di sinistra, guidata da Riccardo Lombardi, denominata “Alternativa Socialista”, nella quale erano presenti anche i socialisti rivoluzionari.

Nel 1976 appoggiò - e a mio avviso giustamente - la Segreteria guidata da Bettino Craxi e divenne componente della Direzione Nazionale del PSI.

Nel corso degli Anni '80 ricoprirà anche il ruolo di Ministro delle Partecipazioni Statali (quando in Italia e Europa ancora lo Stato contava qualcosa e la politica comandava sull'economia e non viceversa!), Ministro del Lavoro, Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri.

Coinvolto nella falsa rivoluzione di Tangentopoli, sarà sottoposto a diversi procedimenti giudiziari, ma spesso fu assolto.

Denuncerà sempre, assieme a Craxi, il clima avvelenato di quegli anni, teso a colpire unicamente i partiti di governo e in particolare quel PSI che, se da una parte voleva modernizzare l'Italia, smarcandosi dalle “chiese” democristiana e comunista (ma già da tempo non più comunista e via via sempre più liberal-capitalista e visceralmente anti-socialista), dall'altra mirava a una politica estera multipolare, smarcata dagli USA e parimenti denunciava l'avanzare della globalizzazione neoliberale e le sue pericolose derive, che avrebbero portato – con il successivo avvento del capitalismo assoluto - a una diffusa povertà, alla sudditanza dell'Italia a poteri stranieri ed economici e all'immigrazione di massa.

Gianni De Michelis sosterrà sempre una politica estera multipolare, a partire dal ruolo centrale del Mediterraneo e dei Balcani in Europa (fece peraltro di tutto per evitare la disgregazione della Jugoslavia); propose l'integrazione della Federazione Russa nel sistema comunitario europeo; promosse un rapporto privilegiato e sinergico con una Repubblica Popolare Cinese, che già negli Anni '80 e '90 si stava modernizzando e aprendo al mondo.

A confronto dei politicanti di oggi, tutti chiacchiere, voltafaccia, rosari e tatuaggi da esibire, Gianni De Michelis, con realismo e pragmatismo, aveva tutto da insegnare. E lo avrebbe ancora.

Fu peraltro degnissimo consigliere di Silvio Berlusconi, negli ultimi decenni della sua vita e si può dire che proprio Berlusconi (non certo i suoi sodali, che presto lo tradiranno), fu l'ultimo politico di razza di questo triste scorcio di Seconda Repubblica.

A Gianni De Michelis, Paolo Franchi ha dedicato un'interessante biografia, “L'irregolare”, edita da Marsilio.

Appena uscita, nel 2024, l'ho volentieri recensita e può essere letta a questo link: https://amoreeliberta.blogspot.com/2024/07/lirregolare-gianni-de-michelis-nella.html.

Ci sono alcuni passaggi molto interessanti.

Fra questi una risposta di Gianni De Michelis all'intervista di Stefano Lorenzetto – che Paolo Franchi riporta - che recita così: “Dalla fine del precedente ordine mondiale sono passati invano vent'anni. O l'ordine nuovo lo costruiamo adesso, trovando i compromessi necessari per quella che io chiamo la governance multilaterale del mondo multipolare, oppure scoppierà un altro conflitto planetario. E' inevitabile (…). Un mondo così è troppo pesante anche per le spalle degli Stati Uniti, non può essere governato da un Paese solo, da un sistema unipolare”.

Ancora lontani erano i tempi delle irresponsabili Von Der Leyen e Kaja Kallas e delle e dei loro emulatori – bipartisan - in Italia.

Ancora lontani erano i tempi in cui persino i comici avrebbero fondato partiti e sarebbero persino stati eletti a capo di Paesi, con tutte le nefaste conseguenze del caso!

Indietro, ad ogni modo, non si torna più.

Ma il realismo e il pragmatismo di certi politici e statisti con la P e la S maiuscola rimangono, così come rimane l'insegnamento pratico di certi partiti politici storici che hanno guidato, nella democrazia costituzionale, l'Italia, dal 1946 al 1993.

Luca Bagatin

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martedì 25 novembre 2025

Ancora una volta (stra)vince l'astensione. E, forse, oggi, non potrebbe essere diversamente. Articolo di Luca Bagatin

 

Ancora una volta, ma forse mai in maniera così massiccia, gli elettori, hanno disertato le urne.

Parliamo di quasi il 60% di elettori che, in Veneto, Campania e Puglia, non sono andati a votare a queste elezioni regionali.

Del resto, come si può votare, quando le regole sono truccate, ovvero le leggi elettorali in vigore, dal 1993 ad oggi, sono incostituzionali e prevedono maggioritari e sbarramenti di vario tipo, come ha spiegato anche al sottoscritto l'ex Sen. Socialista Giorgio Pizzol, in una recente intervista?

Come si può votare, quando i grandi schieramenti, quelli più pubblicizzati e sbandierati dai media, sono pressoché tutti uguali e tutti uniti nel sostenere più armi e meno stato sociale; più UE oligarchica e meno UE sovrana; più interessi personali e meno interessi per la comunità?

Stavo rileggendo un passo dell'ultimo saggio dell'amica Paola Bergamo, “Ritrovare i sentieri dell'Europa. Sulla via tracciata da Mario Bergamo”, che presenteremo l'11 dicembre prossimo, presso la Camera dei Deputati, alla presenza, fra gli altri, dei nostri comuni amici prof. Giancarlo Elia Valori, Augusto Vasselli e del Gen. Antonio Bettelli.

Paola così scrive, in un passaggio: “Il tema del rapporto tra cittadino e politica è centrale. Quest'ultima non viene più percepita come capace di occuparsi dei problemi concreti della polis per cercare di risolverli in tutto o in parte. (…) con l'avvento della Seconda Repubblica si è spazzata via un'intera classe dirigente, si è aperta la via del fenomeno bi-populista accelerato dal sistema elettorale maggioritario. Un sistema che, se tutto vorrebbe semplificare, di fatto tutto polarizza estremizzando il dibattito politico nell'ottica di una massimizzazione del consenso. In epoca proporzionale le spinte verso il consenso venivano contenute in molteplici sfumature che caratterizzavano la dialettica nello spazio politico con istanze provenienti senza mediazioni dalla base stessa. Esse venivano poi indirizzate dal sistema dei partiti, i quali, ben diversamente da oggi, non erano padronali e virtuali ma popolari e territoriali”.

Oggi, diversamente da ieri, assistiamo a personalismi estremistici, sempre più spesso provenienti da soggetti che si dicono – a sproposito - “riformisti” o di “centro” (posto che il centro, come la sinistra, nel nostro Paese e sempre più nel resto dell'UE, non esistono, nei fatti, pressoché più e ciò a partire dall'anno di disgrazia 1993). E che, al libero dibattito, vorrebbero sostituire la censura.

Oggi assistiamo a una pressoché totale mancanza di cultura politica e di conoscenza della Storia. Nazionale e internazionale. Assistiamo a slogan ripetuti ad oltranza, anche da un sistema mediatico sempre meno all'altezza e sempre meno di qualità, che preferisce anteporre la propaganda al confronto e all'approfondimento.

Che è riflessione, che è sfumatura.

E, dunque, come scrive Paola Bergamo, nipote dell'antifascista repubblicano mazziniano Mario Bergamo, era il sistema dei partiti, quelli veri, autentici, democratici, che hanno retto il Paese dal 1946 al 1993, che mediavano le istanze della comunità. Che la comunità ascoltavano. Che avevano dei valori, una Storia, una cultura e, soprattutto, che erano fatti di persone.

Di quelle che venivano chiamati “militanti”, che si riunivano nelle “sezioni di partito” e che spesso frequentavano anche apposite “scuole di partito”. Ove si imparava a vivere, prima ancora che a governare.

Oggi, diversamente, siamo nelle mani degli influencer politici di turno. Di soggetti che ieri dicevano una cosa, oggi ne dicono un'altra (spesso a seconda dei desiderata o del Presidente USA di turno o dei dirigenti UE del momento) e domani....? Chissà.

Soggetti senza radici storiche, culturali, sociali profonde. Che, della comunità, nel suo complesso, sembrano conoscere poco. Preferendo affibbiare etichette facili e fare della semplificazione la loro regola, in modo da evitare di entrare nel merito delle questioni.

Perché, se si entra nel merito, forse si rischia di perdere consenso politico.

Gli elettori, i cittadini, ad ogni modo, hanno compreso che, da tempo, il Re è Nudo. E, la stragrande maggioranza, non vota più e non segue più quelli che oggi ricoprono ruoli politici.

Ma, senza la base, senza la comunità, non si va certamente lontano.

Luca Bagatin

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