I tentativi di destabilizzazione, da parte del governo USA, dei Paesi sovrani e socialisti, in America Latina, quali quello del Venezuela e della Colombia, sembrano non avere fine.
Alle ingiuste e pretestuose accuse di Trump rivolte al Presidente socialista colombiano, Gustavo Petro, di essere “leader del narcotraffico”, quest'ultimo ha risposto con fermezza.
Petro gli ha chiesto, innanzitutto, di rendere conto della morte di Alejandro Carranza, pescatore di Santa Marta, avvenuta attraverso un attacco USA alla sua imbarcazione.
“La barca del pescatore di Santa Marta non apparteneva all'ELN (Esercito di Liberazione Nazionale); apparteneva a una famiglia umile che amava il mare, ed era lì che si procurava il cibo”. Rivolgendosi a Trump, il Presidente Petro ha insistito, chiedendogli: “Cosa dici a quella famiglia? Spiegami perché hai contribuito ad assassinare un umile pescatore di Santa Marta, la terra dove morì Bolívar e che dicono sia il cuore del mondo”. “Cosa dici alla famiglia del pescatore Alejandro Carranza ? Era un umile essere umano”.
Il Presidente Gustavo
Petro ha proseguito, anche con un toccante post su Facebook,
affermando: “Signor Trump, la Colombia non è mai stata scortese
con gli Stati Uniti; al contrario, ne ha amato profondamente la
cultura.
Ma lei è scortese e ignorante nei confronti della
Colombia. Legga, come ha fatto il suo incaricato d'affari in
Colombia, “Cent'anni di solitudine”, e le assicuro che imparerà
qualcosa dalla solitudine.
Io non faccio affari, come lei. Sono un
socialista. Credo negli aiuti e nel bene comune, e nei beni comuni
dell'umanità, il più grande di tutti: la vita, messa in pericolo
dal suo petrolio.
Se non sono un uomo d'affari, e tanto meno un
narcotrafficante, non c'è avidità nel mio cuore.
Non potrei mai
relazionarmi con l'avidità. Un mafioso è un essere umano che
incarna il meglio del capitalismo: l'avidità. Io sono l'opposto, un
amante della vita e quindi un guerriero millenario della vita.
L'avidità ci sfugge, perché la vita è più potente”.
Trump, accusando senza alcuna prova la Colombia di narcotraffico, come sta facendo con il Venezuela, ove addirittura sta mobilitando la CIA, aveva affermato che “La Colombia promuove la coltivazione massiccia di droga e Petro non fa nulla per fermarla”, minacciando di sospendere i pagamenti e i sussidi che gli USA erogano alla Colombia.
Il Presidente Petro, su
Facebook, ha a sua volta risposto, con un post che merita di essere
integralmente pubblicato: “Le guerre che la Colombia sta vivendo
da cinque decenni, prima nelle aree urbane fino al 1993 e poi nelle
aree rurali, sono dovute al consumo di cocaina negli Stati Uniti.
Sebbene i governi statunitensi abbiano contribuito alla pace in
Colombia, negli ultimi anni sono stati scarsi e inesistenti.
Nella
lotta contro i produttori e gli spacciatori di cocaina è emersa una
sorta di divisione del lavoro: la Colombia fornisce i soldi e le
morti nella lotta; gli Stati Uniti forniscono il consumo.
Il
consumo negli Stati Uniti e il crescente consumo in Europa sono
responsabili di 300.000 omicidi in Colombia e di un milione di morti
in America Latina.
Durante la mia amministrazione, quando furono
compiuti i maggiori sforzi contro i narcotrafficanti, bloccando
l'espansione delle coltivazioni di foglie di coca, queste aumentarono
solo del 3% entro il 2024. Metà delle coltivazioni, negli ultimi tre
anni, è stata abbandonata nella giungla, come sottolinea il rapporto
delle Nazioni Unite. Abbiamo sequestrato, come mai prima nella
Storia, più di 2.800 tonnellate di cocaina, con l'aiuto delle
agenzie di intelligence europee e nordamericane, alle quali ho
chiesto la massima collaborazione senza violare le leggi
nazionali.
Questo elimina l'unico vantaggio che la Colombia aveva
ottenuto in questa lotta impari: i vantaggi tariffari, che sono
diventati nulli durante l'amministrazione Trump e ora sono ancora più
minacciati. Questo distrugge qualsiasi possibile accordo sulla lotta
contro i narcotrafficanti, le cui risorse finanziarie in tutto il
mondo non vengono sfruttate.
Propongo a Trump l'opposto: rimuovere
i dazi sulla produzione agricola e agroindustriale colombiana per
rafforzare la produzione agricola legale; investire nella riforma
agraria affinché gli agricoltori abbiano accesso a terreni fertili
vicino alle città e non adottino la giungla come mezzo di
sopravvivenza; stimolare le opportunità commerciali negli Stati
Uniti per acquistare, attraverso contratti a lungo termine, prodotti
agricoli provenienti da zone di sostituzione delle colture in
Colombia; legalizzare l'esportazione di cannabis come qualsiasi altro
bene, data la sua esclusione dalla lista delle sostanze pericolose
delle Nazioni Unite; rafforzare la politica statunitense di
prevenzione del consumo; studiare scientificamente se il
proibizionismo sia necessario o, piuttosto, promuovere un consumo
responsabile e regolamentato dallo Stato; e creare un trattato più
efficace per perseguire i capitali e i beni dei trafficanti di droga
in tutto il mondo.
Solidarietà al Presidente Petro sono giunte dall'ex Presidente socialista della Bolivia, Evo Morales, il quale, su X, ha scritto: “Inviamo la nostra solidarietà al fratello Presidente Gustavo Petro di fronte agli attacchi e alle minacce del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump”, aggiungendo: “Gustavo Petro è una delle voci meritevoli che chiedono la pace. Le minacce contro la nostra patria sorella, la Colombia, sono minacce contro l'intera Patria Grande”.
E un messaggio di sostegno è giunto anche dall'ex Presidente socialista dell'Ecuador, Rafael Correa, già ingiustamente accusato di corruzione nel 2020 e rifugiato politico in Belgio: “Il fatto che l'uomo più potente del pianeta sia un pagliaccio irresponsabile dovrebbe preoccupare tutta l'umanità. Forza, Presidente Petro! Forza, Colombia! Forza, America Latina!”.
Luca Bagatin
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