Il Partito Comunista Cinese (PCC), ha oltre cent'anni di Storia e ha raggiunto recentemente oltre 100 milioni di iscritti.
Studiarne e approfondirne la Storia è indispensabile, per chiunque voglia comprendere il successo di una realtà come la Repubblica Popolare Cinese che, dalla sua fondazione, nel 1949, è diventata pressoché la principale potenza globale, imparando dai suoi errori, sviluppando un sistema socialista fondato su efficienza e meritocrazia e non smettendo mai di lottare contro l'egemonismo e la corruzione, a beneficio della comunità.
Un interessante e completo saggio, di circa 600 pagine, relativo alla Storia del PCC, è edito dalla MarxVentuno Edizioni, dal titolo “La lunga marcia del Partito Comunista Cinese”, scritto dal Comitato editoriale incaricato dal PCC di redigerne la Storia.
Ottimamente tradotto in italiano e direi piuttosto scorrevole e piacevole, il saggio parte dal Movimento di Nuova Cultura, sviluppatosi in Cina, a Shanghai, nel 1915, grazie a Chen Duxiu.
E' anche grazie a questo saggio che mi appresto a riassumere l'articolata Storia del PCC, fino ai nostri giorni.
Chen Duxiu, intriso di ideali democratici e socialisti anti-autoritari, fu decano delle arti liberali presso l'Università di Pechino.
Le sue prospettive, diffuse grazie alla rivista “Gioventù Nuova”, erano fondate sulle parole d'ordine “democrazia” e “scienza” e il loro scopo era quello di attaccare frontalmente gli antichi precetti feudali e confuciani, oltre che i Signori della Guerra e l'imperialismo straniero.
Le idee marxiste-leniniste, che furono successivamente adottate dal Movimento di Nuova Cultura, arriveranno in Cina grazie alla Rivoluzione d'Ottobre, nel 1917 e influenzeranno il Movimento del 4 Maggio 1919, movimento studentesco anti-imperialista cinese anti-colonialista occidentale e anti-confuciano.
Accanto a Chen Duxiu, Li Dazhao, il quale contribuì a costituire le prime cellule del Partito Comunista Cinese, nel 1921, fondato sull'alleanza fra operai e contadini, oltre che intellettuali.
Il primo congresso del PCC si tenne nel luglio 1921, a Shanghai. Composto da circa 50 componenti e Chen Duxiu, pur non essendo presente a causa di impegni, come Li Dazhao, fu eletto Primo Segretario.
Inizialmente, il PCC, si alleò al Kuomintang (KMT) del rivoluzionario e riformatore Sun Yat-sen, padre della Cina moderna, la cui parola d'ordine fu “La terra ai contadini”.
PCC e KMT trovarono una sponda favorevole nella Russia bolscevica e iniziarono la loro collaborazione contro Signori della Guerra feudali e imperialisti occidentali, lavorando assieme per riunificare la Cina.
Dopo la morte di Sun Yat-sen, purtuttavia, l'alleanza fra KMT e PCC terminò.
Il KMT, guidato dal nazionalista conservatore Chiang Kai-shek, infatti, iniziò a perseguitare operai, contadini e comunisti e ne scaturì un'inevitabile guerra civile.
Nell'ambito di tale conflitto, nelle fila comuniste, iniziò a farsi strada un valente condottiero e rivoluzionario, ovvero Mao Tse-tung e, sotto la sua guida, l'Esercito Rivoluzionario degli Operai e dei Contadini (poi Esercito Popolare di Liberazione, nome che conserva tutt'ora l'esercito della Repubblica Popolare Cinese), iniziò a ottenere le prime vittorie sul nemico.
Altri valenti combattenti e successivamente valenti dirigenti del PCC, saranno Zhou Enlai e Deng Xiaoping, che coadiuveranno – assieme a molti altri come Chen Yun - ottimamente Mao, sia sul campo di battaglia, sia al governo del Paese una volta che, nel 1949, l'EPL avrà la meglio sull'esercito del KMT e sarà proclamata la Repubblica Popolare Cinese.
Nei territori conquistati dai comunisti, durante la guerra, Mao iniziò ad applicare il socialismo, restituendo le terre ai contadini e creando le basi per un'alleanza fra contadini, operai e ceto medio, contro i ricchi e più abbienti.
Nel saggio “La lunga marcia del Partito Comunista Cinese”, sono descritte tutte le fasi della guerra civile – nel corso degli Anni '30 e '40 - che qui, per ragioni di brevità, preferisco non citare, ma sono molto interessanti, per comprendere sia il genio militare dei rivoluzionari comunisti cinesi, sia le immense difficoltà alle quali costoro dovettero andare incontro, prima di raggiungere la vittoria finale, molti anni dopo.
La famosa “Lunga marcia”, che è parte fondamentale di tale odissea compiuta dai rivoluzionari comunisti, ha infatti profondamente forgiato il popolo cinese e il PCC, che ha avuto modo di maturare, sia sotto il profilo teorico che politico.
Come se non bastasse, i comunisti cinesi e il popolo cinese, hanno dovuto contemporaneamente lottare anche contro l'aggressione imperialista giapponese, dal 1937 al 1945, che causò sofferenze immense al popolo cinese, che ancora oggi la ricorda.
Oggi in pochi ancora sanno o ricordano, in Occidente, che tale aggressione fu un vero e proprio genocidio contro il popolo cinese, che fu massacrato e torturato non meno di quanto accaduto a molti ebrei in Europa, sotto il dominio nazifascista.
E in pochi sanno che molti ebrei comunisti occidentali lottarono, a fianco dei comunisti cinese, contro gli aggressori giapponesi e sono oggi celebrati, in Cina, quali eroi nazionali.
Nel corso della lotta, Mao scrisse varie opere e presentò vari rapporti, adattando il marxismo-leninismo al contesto cinese, criticando il dogmatismo e gettando le basi per la nuova Repubblica che stava per nascere e che sarebbe stata autonoma, fin da subito, dall'URSS.
Il programma di Mao si sostanziava nella costituzione di una nuova Repubblica democratica sotto la dittatura del proletariato, antimperialista e antifeudale, nella quale le banche venivano nazionalizzate e così le grandi imprese industriali e commerciali.
Le terre dei possidenti terrieri venivano distribuite ai contadini, i quali venivano incoraggiati al cooperativismo. Nello stesso tempo, ad ogni modo, non veniva bandito il capitalismo, anzi, veniva incoraggiata un'alleanza fra operai, contadini e capitalisti, ma a beneficio dell'economia nazionale e della comunità nel suo insieme.
Il PCC, inoltre, stabilì un'alleanza e una collaborazione fra tutti i partiti democratici, anche non comunisti, fra tutti i settori della società e fra tutti i gruppi etnici presenti in Cina, sotto la direzione del PCC stesso.
Ciò segnò, nei fatti, una forma di riconciliazione nazionale, che mirava a unire tutto il popolo cinese, in modo pragmatico e senza sentimenti di rivalsa.
Le linee guida delineate da Mao nascevano, dunque, sotto il segno di un socialismo anti-feudale, anti-imperialista, anti-burocratico e anti-nazionalista.
Nel 1950, la neonata Repubblica Popolare Cinese, si impegnerà nel suo primo conflitto, inviando truppe volontarie (Esercito Popolare dei Volontari) in sostegno della Repubblica Popolare Democratica di Corea, per opporsi all'imperialismo statunitense.
Sempre nel 1950, la Repubblica Popolare Cinese, abrogò il matrimonio feudale, caratterizzato da nozze combinate, sancì la parità fra donne e uomini e la monogamia. Furono inoltre introdotte norme che rendevano illegale la prostituzione, le droghe, l'adescamento e il gioco d'azzardo. Mali tipici della vecchia società feudale cinese.
Il PCC, inoltre, lavorò molto per estirpare la corruzione nelle sue fila e per sviluppare l'economia, anche collaborando con la borghesia nazionale e dunque con la classe imprenditoriale.
Anche in ambito scolastico si fecero progressi, eliminando le vecchie istituzioni culturali e introducendo, nei corsi di studio, le opere del marxismo-leninismo.
Si privilegiò, inoltre, il pensiero e la ricerca scientifica e iniziarono a svilupparsi le prime strutture sanitarie all'avanguardia, sia nelle aree urbane che rurali.
Nel 1955, grazie al Primo Ministro Zhou Enlai, fu avviata la Conferenza di Bandung, che getterà le basi per il Movimento dei Paesi Non Allineati rispetto agli imperialismi USA – URSS e dunque per la creazione di un nuovo ordine mondiale multilaterale, all'epoca ancora da venire.
Per tutti gli Anni '60, del resto, la Cina socialista, lavorò per mantenersi in una posizione indipendente, sia dal punto di vista geopolitico che economico, per sviluppare le proprie forze produttive e per opporsi all'egemonia di ogni imperialismo, sviluppando ottimi rapporti con Paesi asiatici, africani, e latinoamericani.
Una battuta d'arresto, la Repubblica Popolare Cinese, la ebbe fra il 1966 e il 1976, a causa della Rivoluzione Culturale, che il PCC ha, negli anni successivi, aspramente criticato, non considerandola né una rivoluzione, né un progresso.
Essa viene inquadrata dal PCC quale forma di “deviazionismo di sinistra”, con eccessi che portarono a disordini, morti e violenze, che solamente la fermezza di quei comunisti che le si opposero – Zhou Enlai in primis - riuscirono a fermare.
Ad ogni modo, sempre grazie alla lungimiranza di Zhou Enlai, l'economia della Repubblica Popolare Cinese, nel corso degli Anni '70, rimase florida e in quegli anni ci fu un avvicinamento dei rapporti con gli USA, durante l'Amministrazione Nixon.
In seguito a ciò, il 25 ottobre 1971, fu approvata, in sede ONU, la risoluzione 2758 che stabilì l'espulsione dal tutte le organizzazioni delle Nazioni Unite dei rappresentanti del Kuomimintang a Taiwan e da allora la Cina entrò a far parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Nel 1976, con l'arresto della cosiddetta Banda dei Quattro, ovvero di quegli esponenti che avevano monopolizzato il PCC “da sinistra”, la Repubblica Popolare Cinese iniziò il suo nuovo corso o, meglio, la sua nuova rinascita.
Grazie a esponenti del calibro di Hua Guofeng e Deng Xiaoping, il quale peraltro, estromesso dal Comitato Centrale Partito durante la cosiddetta Rivoluziona Culturale, fu reintegrato, nel 1977.
Sempre nel 1977 il PCC dichiarò, nel suo XI Congresso, la fine della Rivoluzione Culturale e si pose come obiettivo la costruzione di un socialismo moderno entro la fine del XX secolo.
Deng Xiaoping, nel 1978, porrà, per così dire “ordine al caos” lasciato dalla Rivoluzione Culturale, elaborando il punto di vista di Mao sulla ricerca della verità dei fatti, al fine di “liberarci dalle nostre catene mentali in modo da poter davvero emancipare le nostre menti”.
Ne scaturì una entusiastica discussione a livello di tutta la società cinese, che portò alla denuncia del cosiddetto “pensiero dell'ultra-sinistra” che aveva causato molti danni alla Cina e al Partito, il quale tornò ai principi marxisti originari.
Con Deng Xiaoping, inoltre, si arrivò all'elaborazione del cosiddetto “socialismo con caratteristiche cinesi”, che fu un arricchimento sia del marxismo-leninismo che del Pensiero di Mao Tse-tung.
Con Deng si iniziò a parlare di riforme, di apertura, di modernizzazione, di rivoluzione tecnologica, anche grazie agli investimenti stranieri e all'ingresso della Cina nel mercato internazionale.
Durante il periodo dengista, inoltre, vennero riabilitati molti membri del Partito, etichettati erroneamente come “di destra” durante la Rivoluzione Culturale, solo perché promotori di riforme e apertura.
Il Partito, inoltre, iniziò ad accettare al suo interno, non solo operai, contadini e intellettuali, ma anche imprenditori, artigiani e piccoli commercianti.
La modernizzazione socialista cinese fu peraltro ampiamente sostenuta da un altro grande rivoluzionario come Chen Yun, che proprio di sviluppo delle forze produttive si occupò a lungo, anche in qualità di Ministro del Commercio. Nei primi Anni '80, si iniziarono a responsabilizzare maggiormente le famiglie di contadini, le quali potevano godere direttamente dei frutti del loro lavoro e la medesima cosa accadde per quanto riguarda le imprese industriali.
Furono, inoltre, aperte le cosiddette Zone Economiche Speciali, allo scopo di attrarre investimenti stranieri.
Il XII Congresso del PCC del 1982, sancì definitivamente le linee guida per una piena modernizzazione del Paese sotto il profilo industriale, agricolo, tecnologico, militare e della sicurezza. Tale Congresso sottolineò come democrazia socialista significasse progresso materiale, etico e culturale, andando così ad aggiungere un ulteriore tassello allo sviluppo del PCC e del Paese nel suo complesso.
Tale processo di riforma fu, inoltre, introdotto anche in ambito giuridico e si iniziò a parlare di Stato di diritto, sviluppando un sistema giuridico a protezione dei diritti dei cittadini, sensibilizzando anche la popolazione – attraverso apposite campagne pubblicitarie - sulla conoscenza della legge e dello Stato di diritto.
Nella Repubblica Popolare Cinese si iniziava dunque a parlare di stabilità sociale, oltre che di sviluppo economico.
Per quanto concerne la politica estera, la Repubblica Popolare Cinese, intensificò i rapporti con i partiti comunisti di tutto il mondo, rilanciando i principi di “indipendenza, piena uguaglianza, rispetto reciproco e non interferenza negli affari interni degli altri”.
Mentre l'URSS espresse la volontà di migliorare i rapporti con la Cina, quelli con gli USA si raffreddarono, in particolare a causa delle interferenze di questi ultimi relativamente a Taiwan.
Per quanto riguarda il resto del mondo, la Cina ribadiva che ogni Paese merita rispetto, grande o piccolo che fosse e che gli affari mondiali andrebbero gestiti consultando tutti quanti i Paesi e non da una o due superpotenze. Sottolineando il suo carattere anti-egemonico di lunga data.
Le relazioni con l'URSS saranno normalizzate solo nel 1989, con Michail Gorbaciov. E, sempre nel 1989, Repubblica Popolare Cinese si trovò alle prese con un nuovo tentativo di destabilizzazione controrivoluzionaria interna, che riuscì ad arginare, evitando ciò che accadrà, diversamente, in URSS e che portò alla sua dissoluzione e all'avvento del liberal capitalismo assoluto, oligarchico e selvaggio.
Nel 1989 fu nominato Segretario Generale del PCC Jiang Zemin, il quale proseguì degnamente l'opera riformatrice intrapresa da Deng Xiaoping.
Jiang Zemin spiegò molto bene come l'economia socialista di mercato cinese fosse diversa rispetto a quella praticata nei Paesi capitalisti, in quanto capace di trovare un equilibrio fra l'efficienza del mercato e le necessità della comunità nel suo insieme, attraverso una sapiente pianificazione e macroregolamentazione.
Grazie all'economia socialista di mercato, infatti, in quegli anni il reddito pro capite dei residenti urbani aumentò del 7,9% all'anno e il reddito pro capite dei residenti aumentò del 4,3%. Il tenore di vita della popolazione, dunque, aumentò considerevolmente e così ogni indicatore economico.
Il XV Congresso del PCC inserì, dunque, la Teoria di Deng Xiaoping nel suo Statuto, assieme al marxismo-leninismo e al Pensiero di Mao Tse-tung.
Durante la guida di Jiang Zemin, la Cina continuò ad innovare la sua tecnologia e a sviluppare la sua scienza, cercando di raggiungere l'obiettivo della completa indipendenza ed entrando, nel corso degli Anni 2000, a pieno titolo nell'era della globalizzazione.
Fu proprio la globalizzazione che, opportunamente governata attraverso l'economia pianificata socialista, permise alla Cina il suo massimo sviluppo economico.
Nel frattempo, negli Anni '90, torneranno alla Cina, Hong Kong e Macao, che saranno governate secondo il principio “un Paese due sistemi”, ovvero con la garanzia di ampia autonomia, anche sotto il profilo economico, oltre che amministrativo e legale.
Dopo il crollo dell'URSS, la Repubblica Popolare Cinese avviò ottimi rapporti con la Russia, stabilendo partnership fondate sul rispetto e l'uguaglianza, mentre i rapporti con gli USA rimasero piuttosto freddi e altalenanti. In particolare quando, nel 1999, la NATO, guidata dagli USA, bombardò Belgrado e l'Ambasciata cinese e quando, nel 2001, gli USA intrapresero provocazioni militari nel Mar Cinese Meridionale, che provocarono una collisione con un caccia cinese.
La Repubblica Popolare Cinese firmò, nei primi anni 2000, un accordo di libero scambio con l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) e fu fra i fondatori dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), assieme a Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.
Negli Anni 2000, la Cina, rafforzò anche la cooperazione con i Paesi africani e latinoamericani e dei Caraibi.
Nel 2003 fu eletto Presidente della Repubblica Popolare Cinese e Segretario del PCC, Hu Jintao, il quale introdusse il concetto di “Prospettiva scientifica di sviluppo”, ovvero una dottrina che mirava a unire equilibrio, completezza e sostenibilità sotto il profilo scientifico e che poneva le persone al primo posto.
Tale dottrina fu introdotta nei documenti ufficiali del Partito e il suo mandato si svolse all'insegna del soddisfacimento delle necessità materiali e culturali dei cittadini, proteggere i loro diritti culturali, economici e politici e garantire uno sviluppo economico che potesse garantire prosperità collettiva.
Gli obiettivi fissati dal Partito durante il mandato di Hu Jintao, posero l'accento sulla costruzione di una società socialista armoniosa, fondata su democrazia, Stato di diritto, uguaglianza, giustizia, onestà e fratellanza e, fra le altre cose, fu abolita la tassazione agricola, che era in vigore da ben 2.600 anni.
Nonostante l'epidemia di SARS, che colpì la Cina, tra il 2001 e il 2005 il PIL cinese crebbe del 57,3% e il tenore di vita della popolazione migliorò nettamente. Inoltre, dal 2002 al 2011, dopo l'adesione cinese all'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), la Repubblica Popolare Cinese passò dal sesto posto al secondo, quale maggiore venditore di merci al mondo.
Fu in quegli anni che iniziò ad essere adottata dalla Cina la cosiddetta strategia win-win, ovvero di mutuo vantaggio per tutti, dando un forte impulso all'economia globale e apportando benefici a tutto il mondo.
Anche a livello interno, le riforme socialiste si fecero sentire, nel corso degli Anni 2000.
Lo Stato aumentò i fondi per l'istruzione, fornendo libri di testo per gli studenti provenienti da famiglie in difficoltà economica e furono abolite le tasse scolastiche per gli abitanti delle zone rurali.
Tutto ciò migliorò l'accesso all'istruzione, sia obbligatoria che superiore e universitaria.
Lo Stato si occupò anche di promuovere l'occupazione e, in particolare, l'occupazione stabile, aiutando i giovani laureati a trovare in fretta un posto di lavoro e incentivando le start-up che creavano occupazione.
Alla fine del 2011 si ottennero ben 760 milioni di occupati in tutta la Cina.
Fu inoltre implementato il sistema sanitario, in particolare nelle zone rurali ed anche i sistemi di sicurezza sociale.
Negli Anni 2000 si stabilì anche una partnership fra Repubblica Popolare Cinese e Unione Europea, che fu rapidamente incrementata e rafforzata nel corso degli anni.
Il Presidente Hu Jintao si adoperò anche per recuperare e rafforzare i rapporti con il Giappone e per migliorare i rapporti con gli USA.
Gli Anni 2000 segnarono anche l'inizio di una seria lotta contro la corruzione all'interno del Partito, che proseguirà con forza durante il mandato del Presidente Xi Jinping, a partire dal 2012.
Xi Jinping rafforzò le riforme e conquiste ottenute grazie ai suoi predecessori. Parlò di promozione del progresso economico, politico, culturale, sociale e ecologico del Paese. Parlò “Sogno cinese di ringiovanimento nazionale”.
Un Sogno da ottenere grazie la riforma e l'apertura, rompendo con il dogmatismo. Lavorando per la riduzione della povertà e per costruire “una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti”.
Grazie a Xi Jinping vengono eliminati i monopoli e viene rivitalizzata la creatività nel settore privato, imprimendo un forte dinamismo allo sviluppo economico del Paese.
E' cosi che la Cina diviene leader mondiale nell'ambito del commercio estero, nel settore degli investimenti e delle riserve valutarie, oltre che nel settore tecnologico.
Viene inoltre ulteriormente implementato lo Stato di diritto e la democrazia, migliorando il sistema delle assemblee popolari.
Durante il mandato di Xi Jinping, l'ideologia marxista nell'ambito del socialismo con caratteristiche cinesi viene rafforzata e vengono introdotti nuovi valori, che i membri del PCC devono seguire, ovvero la promozione di prosperità, democrazia, civiltà, armonia, patriottismo, libertà, uguaglianza, giustizia, Stato di diritto, integrità e amicizia.
Valori che vengono introdotti anche nell'ambito dell'educazione nazionale.
Fra il 2013 e il 2017 vengono creati oltre 13 milioni di posti di lavoro urbani all'anno, superando il numero di occupati rispetto alle aree rurali.
I servizi sociali e sanitari vengono gestiti a livello di comunità e dunque viene rafforzato il sistema di autogoverno. Attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie quali i big data e l'intelligenza artificiale vengono dunque ulteriormente perfezionati, unitamente al controllo e alla prevenzione della criminalità e di possibili attacchi terroristici. Al punto che la Repubblica Popolare Cinese è uno dei Paesi più sicuri e ordinati al mondo.
Il Presidente Xi Jinping si adopera molto, inoltre, per la promozione dell'ecologia attraverso il progetto “Bella Cina”, per la conservazione delle risorse e la protezione dell'ecosistema. L'obiettivo è quello di raggiungere una piena modernizzazione anche in tale ambito, in modo che l'essere umano e la natura possano convivere in modo armonioso.
In tal senso, fra il 2013 e il 2017, il Paese ha incrementato l'imboschimento, raggiungendo il 21,66% di copertura forestale e ha arginato la desertificazione.
Xi Jinping lancia, inoltre, anche a livello mondiale, la proposta di “costruzione di una comunità umana dal futuro condiviso”, al fine di realizzare benefici reciproci da condividere con tutti i Paesi del mondo e i relativi popoli. E tale è la linea guida seguita attualmente dalla Repubblica Popolare Cinese in politica estera e economica, che si sostanzia in partenariati globali e collaborazioni economiche di mutuo vantaggio, con tutti i Paesi del mondo.
Ottimi, infatti, sono i rapporti fra la Repubblica Popolare Cinese e l'UE, la Russia, i Paesi africani e latinoamericani, quelli Arabi, quelli del Sud-Est Asiatico e, ultimamente, anche con gli USA.
Con il recente XV Piano Quinquennale (2026 – 2030), approvato nell'ottobre scorso, la Repubblica Popolare Cinese mira, inoltre, a raggiungere una “sostanziale modernizzazione socialista entro il 2035”. E non è affatto escluso che non ci riesca prima.
A oltre 100 anni dalla fondazione del PCC e a oltre 70 anni dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese, direi che abbiamo molto da imparare, sia che siamo comunisti o socialisti o non lo siamo affatto.
Perché la Storia parla. I dati economici parlano. I risultati parlano.
Mentre i fondamentalismi e i “deviazionismi di destra e sinistra” Occidentali stanno a zero, c'è un Paese, il suo popolo e il suo sistema politico che avanzano e aiutano tutti noi ad avanzare. Consapevolmente o meno. Che lo vogliamo o meno.
Sarebbe il caso di iniziare a comprenderlo, a studiare e ad approfondire, pragmaticamente, senza pregiudizi.
Luca Bagatin

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