giovedì 14 agosto 2025

Jeremy Corbyn a tutto campo per promuovere il nuovo partito socialista e democratico, alternativo al liberal capitalismo. Articolo di Luca Bagatin

 

Erano i primi di luglio scorso, quando l'ex leader laburista britannico e oggi deputato indipendente, Jeremy Corbyn e l'ex deputata laburista Zarah Sultana, sospesa ingiustamente un anno fa dal partito dello pseudo laburista Keir Starmer, lanciavano il loro nuovo partito.

Socialista, senza equivoci liberal capitalisti e/o guerrafondai.

Una forza che, in poche settimane, ha ricevuto l'adesione di ben 650.000 britannici, dopo l'apertura del sito web https://www.yourparty.uk.

Negli scorsi giorni, Jeremy Corbyn, è stato lungamente intervistato dal Tribune, ove ha espresso le prospettive di tale nuova forza politica, che si contrappone tanto al conservatorismo liberal capitalista dei Conservative, quanto al conservatorismo liberal capitalista degli pseudo “laburisti” di Starmer in salsa blairian-guerrafondaia.

Nell'intervista, Corbyn, ha spiegato che le massicce adesioni al suo nuovo soggetto politico, molto probabilmente, sono dovute al fatto che la gran parte dei britannici si sta sempre più impoverendo, mentre i ricchi si stanno ancora più arricchendo. E che la gran parte dei britannici si sente completamente esclusa dalle decisioni che influenzano la loro vita quotidiana.

Egli ha spiegato che, nel programma del nuovo partito, ci sarà spazio per il rafforzamento del settore pubblico; le imposte sui grandi patrimoni; gli investimenti per le case popolari; il sostegno alla Palestina; la ridistribuzione della ricchezza e del potere.

Corbyn ha inoltre spiegato come l'attuale leader “laburista” (sic!) Keir Starmer, gli abbia impedito, alle ultime elezioni, di candidarsi alla carica di deputato nelle fila laburiste e ciò lo ha costretto a candidarsi come indipendente, ottenendo peraltro un ottimo risultato in termini di voti.

E ha spiegato come sia stata proprio la sua campagna elettorale da indipendente a fargli capire quanta gente, oggi, si senta completamente senza una voce e senza rappresentanza politica, in Gran Bretagna. E ciò gli ha fatto sempre più prendere coscienza della necessità di costituire un nuovo, autentico partito socialista, denunciando il fatto che il Partito Laburista ha fallito completamente, in quanto non è riuscito a realizzare alcun cambiamento promesso.

Negando ogni forma di uguaglianza, inclusione e pace, che sono le basi per l'alternativa.

Nell'intervista al Tribune, Jeremy Corbyn, ha puntato il dito anche contro il sistema dei partiti britannici, che egli considera “verticistici, centralizzati e burocratici”. Quando invece occorrerebbe consentire alle comunità locali di organizzarsi autonomamente e radicare maggiormente i partiti nelle comunità, ascoltando i loro problemi.

Egli ha affermato che, oggi, il Partito Laburista sembra aver paura delle persone che vorrebbe rappresentare ed è diventato burocratico e centralizzato, giungendo a prendere decisioni completamente sbagliate, come “la privatizzazione dei servizi pubblici, l'invasione dell'Iraq e l'austerità”.

Egli immagina, diversamente, un partito di sinistra, autenticamente socialista fondato su emancipazione, apertura, inclusione e democrazia. E in tal senso intende riunirsi, entro fine anno, assieme ai nuovi aderenti a tale partito e organizzare una conferenza di inaugurazione.

Una conferenza che parta da una serie di “incontri deliberativi in tutto il Paese”, al fine di discutere, anche assieme alle comunità, ai movimenti sociali e ai sindacati, “le questioni chiave che attendono il futuro del nostro partito e del nostro Paese”.

Egli ha affermato di immaginare un partito “aperto, inclusivo e radicato nel territorio”, che rifletta la natura geografica degli aderenti e che fornisca alle comunità locali tutto il potere, al fine di apportare cambiamenti dal basso. Si tratta di milioni di persone che meritano una vita migliore. Si tratta dei bambini che vivono in povertà. Si tratta del popolo palestinese. Si tratta di loro, non di noi”, ha affermato Corbyn all'intervistatore del Tribune.

Egli immagina un partito che si occupi tanto di giustizia sociale, quanto di ambiente e di giustizia climatica e rimane aperto anche alla possibilità di collaborare con movimenti ambientalisti, non solo sulle questioni ambientali, ma anche sulla pace e i diritti umani.

Jeremy Corbyn, Zarah Sultana e i 650.000 primi aderenti al nuovo partito di ispirazione socialista democratica e di sinistra, sembrano avere le idee chiare.

Spiace che certa grande stampa provinciale di casa nostra lo avesse definito, qualche tempo fa, “partito islamo-marxista”, cercando, come spesso accade, di denigrare ogni serio progetto socialista e democratico, ma tant'è. Dalla grande stampa di casa nostra, cosa mai pretendiamo, ormai?

Il nuovo partito che nascerà in Gran Bretagna è destinato a far discutere, ma soprattutto a far tornare ciò che in Europa manca da tempo (salvo i socialisti democratici slovacchi, quelli moldavi e il partito di Sahra Wagenknecht in Germania e poco altro), ovvero il socialismo democratico, senza equivoci liberal capitalisti e guerrafondai, ovvero rettamente inteso, come ai tempi di Bettino Craxi e François Mitterrand.
E come oggi vi è nel mondo davvero progredito e civile: dalla Cina di Xi Jinping al Brasile del socialista autentico Lula da Silva, peraltro impegnati entrambi a sostenere l'indipendenza economica del Sud del mondo e a promuovere una comunità umana dal futuro condiviso.

Ovvero a promuovere ciò che, in un mondo folle e alla deriva, oggi è necessario, vincente e al servizio della comunità globale.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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