mercoledì 30 aprile 2025
domenica 27 aprile 2025
A 70 anni dalla Conferenza di Bandung il Sud del mondo è più vivo che mai e lotta ancora per un mondo più equo e giusto. Articolo di Luca Bagatin
In questi giorni ricorre il 70esimo anniversario della Conferenza di Bandung, storico avvenimento che riunì, per la prima volta, il cosiddetto Sud del mondo e che si tenne dal 18 al 25 aprile 1955, a Bandung, appunto, in Indonesia.
Conferenza che vide protagonisti e promotori, in particolare, il Premier cinese Zhou Enlai, quello indiano Nehru, Presidente indonesiano Sukarno, quello jugoslavo Tito e il Premier egiziano Nasser e che fu incoraggiata moltissimo dal sociologo, saggista, massone e attivista panafricano William Edward Burghardt Du Bois (1869 – 1963), molto amico di Mao Tse-Tung, oltre che membro del Partito Laburista Americano (ottenne il 4% dei consensi candidandosi alla carica di Senatore, nello Stato di New York) e successivamente, da anziano, aderente al Partito Comunista degli Stati Uniti d'America, pur sempre critico nei confronti dell'URSS, ma fervente sostenitore del ruolo terzomondista della Cina socialista.
A Du Bois fu, purtroppo, antidemocraticamente impedito, dal maccartista e anti-socialista governo USA, di partecipare alla Conferenza di Bandung, che permise il dialogo fra i Paesi Non Allineati (in gran parte a guida socialista come la Cina, la Jugoslavia, l'Egitto e l'India), gettando le basi per l’unione di quel Sud del mondo sfruttato dalla colonizzazione e dagli imperialismi dei blocchi contrapposti USA-URSS
Qualche anno dopo, peraltro, nel 1959, Du Bois tenne una conferenza presso l’Università di Pechino, in cui sostenne il miglioramento dei legami fra le comunità afroamericane statunitensi e la Cina. E sostenendo che l’Africa e la Cina avrebbero dovuto camminare assieme, unite entrambe dalla lotta al colonialismo e allo sfruttamento.
Nel novembre 2023, un importante manager e analista geopolitico quale il prof. Giancarlo Elia Valori, in un articolo pubblicato anche dal Nuovo Giornale Nazionale, dal titolo “La Cina e il mondo contemporaneo” (https://www.nuovogiornalenazionale.com/index.php/estero/politica-internazionale/14579-la-cina-e-il-mondo-contemporaneo.html), scriveva, a proposito della Conferenza di Bandung e dell'approccio socialista cinese, rispetto a quello occidentale liberale: “Oggi, lo ripetiamo, la differenza più significativa è tra la prospettiva internazionale cinese e quella liberale occidentale. Il socialismo in sé ha contenuti ideologici, storici, e tradizionali di integrazione ed è dedicato alla ricerca della cooperazione e della liberazione di tutti i popoli secondo i cinque principi della Conferenza di Bandung (18-24 aprile 1955), sui quali la Repubblica Popolare della Cina ha sempre basato la sua politica estera con coerenza:
i) rispetto reciproco della sovranità e dell’integrità territoriale;
ii) non-aggressione reciproca;
iii) non interferenza reciproca negli affari interni di ciascuno;
iv) uguaglianza e reciproco beneficio;
v) coesistenza pacifica.
La prospettiva liberale, invece, persegue la globalizzazione in superficie, ma in realtà essa è guidata dai Paesi liberal-capitalisti occidentali al servizio dei loro interessi e delle proprie multinazionali. Al momento, i Paesi occidentali sviluppati a coda degli Stati Uniti d’America stanno apparendo come una forza antiglobalizzazione, il motivo è che scoprono che la globalizzazione si discosta sempre più dai desideri di colui che li domina”.
Nel ricordo di tale importante Conferenza, nei giorni scorsi, il Presidente cinese Xi Jinping ha visitato Vietnam, Malesia e Cambogia. Rafforzando i legami sia di amicizia che di mutua collaborazione economica, con queste importanti realtà del Sud-Est asiatico, nel solco dell'equità, della giustizia, del multilateralismo e della lotta all'unipolarismo statunitense, ideologico e volto a danneggiare l'economia mondiale e a rendere il mondo meno stabile e sicuro.
Vietnam, Malesia e Cambogia attribuiscono, peraltro, grande importanza al ruolo dei BRICS. La Malesia ne è già Paese partner, mentre il Vietnam ha richiesto formale adesione.
Il Sud del mondo è più vivo che mai e lotta per un mondo più unito, stabile, pacifico e votato alla cooperazione.
Luca Bagatin
venerdì 25 aprile 2025
Anche questo 25 Aprile ricordiamo loro, Randolfo Pacciardi e Mario Bergamo, antifascisti della prima ora, Eroi e rivoluzionari mazziniani e garibaldini. Articolo di Luca Bagatin
Randolfo Pacciardi (1899 – 1991) fu un combattente, un eroe, un antitotalitarista e proprio per questo la sua storia, fu, molto probabilmente, volutamente rimossa dalla memoria di quell'Italia che egli tentò, a rischio della vita, di edificare.
In nome di Mazzini e di Garibaldi fu audace eroe antifascista della Guerra di Spagna, al comando del Battaglione Garibaldi, nonché fu fiero anticomunista, specie dopo aver conosciuto i massacri contro i repubblicani, i socialisti e gli anarchici operati dai comunisti europei su ordine di Stalin.
Guidò il PRI nel primo dopoguerra e fu Ministro della Difesa dal 1948 al 1953.
Estraneo alla cultura liberaldemocratica, si oppose alla formula di Centro-Sinistra e quindi a Ugo La Malfa, che purtroppo lo espulse dal partito negli anni '60.
Espulso dal PRI, Pacciardi fondò – nel 1964 - il movimento politico Unione Democratica per la Nuova Repubblica, con posizioni nettamente presidenzialiste e solo per questo fu sospettato ingiustamente di simpatia fasciste e golpiste (proprio lui che aveva combattuto il nazifascismo!) e di aver appoggiato il cosiddetto Piano Solo, che avrebbe dovuto portare ad una svolta autoritaria nel Paese.
Niente di più falso e vergognoso fu detto su di un personaggio al quale la Repubblica e la democrazia italiana devono moltissimo. Se solo parlassimo di una vera Repubblica, democratica e fondata su principi mazziniani e garibaldini.
L'idea pacciardiana di Repubbica presidenziale, ispirata a Charles De Gaulle, prefigurava un Presidente eletto e sganciato dal parlamento partitocratico, tendendo così verso una democrazia partecipativa, nel solco di Giuseppe Mazzini.
Così come nel solco di Mazzini saranno le sue idee politiche e sociali, costituite dall'unione fra capitale e lavoro nelle stesse mani, fondamento di una Repubblica che avrebbe dovuto essere contraria ad ogni mentalità parlamentaristica, fondata sugli interessi di retrobottega dei partiti e sulle lobby economiche che li sostengono.
Questi i fondamenti ideali di quella Unione Democratica per la Nuova Repubblica (il cui nome derivava dal partito gollista Unione per la Nuova Repubblica) che ispirò – nel 1969 - finanche il movimento giovanile di derivazione nazionalcomunista Lotta di Popolo, che ebbe, fra i suoi riferimenti ideali e culturali, oltre che Pacciardi, anche Che Guevara, Juan Domingo Peron, Jack Kerouac, Julius Evola e Pierre-Joseph Proudhon.
Quella pacciardiana fu un'idea e una prospettiva, sia istituzionale che sociale, ispirata a quello che potrebbe essere definito “socialismo mazziniano”, retto da tre pilastri: federalismo sociale, associazionismo volontario (o cooperativismo) e democrazia diretta.
Aspetti peraltro condivisi e portati avanti dall'altro contemporaneo compagno di partito, Mario Bergamo (1892 – 1963), la cui vicenda politica merita, parimenti, di essere ricordata e onorata, perché con Pacciardi ha innumerevoli punti in comune.
Trevigiano, antifascista, repubblicano della prima ora, anche Mario Bergamo subirà la medesima sorte di Pacciardi, ovvero l'oblio politico a causa delle sue idee saldamente mazziniane e garibaldine.
Mario Bergamo fu fondatore, nel 1912, a Bologna – a soli vent'anni – dell'Alleanza Universitaria Repubblicana. Successivamente fu capostipite della corrente di sinistra del PRI, denominata “Repubblica Sociale”, la quale mirava a recuperare l'ideale autogestionario e cooperativista di Giuseppe Mazzini.
Fervido sostenitore, anche negli organi di stampa, dell'impresa di Fiume di Gabriele D'Annunzio e Alceste De Ambriis, oltre che del cooperativismo, nel 1919, fonderà, assieme all'allora repubblicano Pietro Nenni, al fratello Guido e al socialista Arpinati, il Fascio di combattimento di Bologna, abbandonandolo poco dopo nel momento in cui le idee squadriste e violente di Mussolini presero il sopravvento. Egli stesso ricevette le percosse dei fascisti e il suo studio fu più volte devastato.
Fu eletto, nel 1924, nelle file del Partito Repubblicano Italiano e, dalle colonne de “La Voce Repubblicana”, divenne uno dei più acerrimi oppositori al fascismo mussoliniano e propose la costituzione di un partito repubblicano-socialista, in grado di raccogliere le migliori forze antifasciste.
Nel 1926, accusato dell'attentato contro Mussolini, fu costretto a fuggire, assieme a Nenni, prima a Lugano e successivamente a Parigi, contribuendo alla costituzione della Concentrazione antifascista, ponendo ad ogni modo come primo obiettivo l'abolizione della monarchia e la nascita della Repubblica.
Nel 1928 propugnò l'idea di costituire un'Internazionale Repubblicana e, in quell'anno, elaborò la sua teoria sul Nazionalcomunismo, che molti punti aveva in comune sia con l'esperienza dannunziana di Fiume che con il Nazionalbolscevismo promosso dall'ex socialdemocratico tedesco Ernst Niekisch e Karl Otto Paetel, i primi a combattere – in Germania – il nascente nazismo hitleriano e a subirne le persecuzioni.
Il Nazionalcomunismo, termine ideato dallo stesso Bergamo, non era altro che un recupero del repubblicanesimo mazziniano originario e degli ideali della Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864, fuso con il nascente Bolscevismo sovietico e gli ideali patriottici. Una fusione, in sostanza, fra il nazionale e l'internazionale, che avrebbe dovuto portare alla nascita di una Repubblica Sociale.
Non sappiamo se Bergamo – che sempre si definì un “socialista mazziniano” - abbia avuto rapporti, anche epistolari, con Niekisch o avesse attinto alle sue pubblicazioni (al giornale Widerstand ad esempio), ad ogni modo, anche il Nazionalbolscevismo, negli stessi anni, voleva fondere gli ideali leninisti con quelli nazionali e patriottici, in opposizione al capitalismo, al liberalismo, all'antisemitismo dei regimi totalitari nazifascisti, proponendo un radicale rinnovamento sociale di stampo repubblicano.
Negli Anni '30, Mario Bergamo, editò la rivista “I nuovissimi annunci”, ove elaborò e diffuse le sue teorie socio-politiche e, nel 1935, a Parigi, diede alle stampe “Un italiano ribelle” (Un italien révolté), raccolta di epistole a personalità europee nelle quali egli condannava la politica coloniale fascista in Etiopia e l'ipocrisia della Società delle Nazioni.
Sul finire degli Anni '30, aderirà alla Lega dei combattenti per la pace e, allorquando i nazisti occuperanno la Francia, sarà attivo nell'aiuto ad ebrei e antifascisti.
Mussolini, comunque affascinato dai suoi ideali, gli proporrà più volte di tornare in patria, ma Bergamo sempre rifiuterà. Così come rifiuterà di partecipare alla redazione della costituzione della Repubblica Sociale Italiana nel 1943. Il suo rifiuto del fascismo e l'opposizione allo stesso furono sempre totali e intransigenti.
Mario Bergamo, peraltro, si rifiuterà di tornare in Italia anche alla fine della guerra, ritenendo che la nuova Repubblica non avesse imparato nulla dalle tristi vicende del fascismo e non rispecchiasse affatto l'idea di Repubblica popolare e socialista propugnata da Mazzini e Garibaldi.
Diverrà, successivamente, consigliere legale dell'editore socialista e garibaldino Cino Del Duca, il quale pubblicherà, nel 1965, postumo, il saggio “Nazionalcomunismo”, che raccoglierà gli ideali socialisti e repubblicani del Bergamo.
Mario Bergamo morirà a Parigi nel maggio 1963.
Il figlio di Mario Bergamo, Giorgio Mario, sarà peraltro e non a caso, uno dei collaboratori del giornale “Nuova Repubblica”, organo del partito di Pacciardi.
Decenni dopo la morte di Mario Bergamo e quella di Niekisch, in Russia – negli Anni ’90 – lo scrittore Eduard Limonov, il chitarrista Egor Letov ed il filosofo Aleksandr Dugin fonderanno il Partito NazionalBolscevico, propugnatore del ritorno del socialismo in Russia e oppositore del totalitarismo liberal-capitalista di Eltsin e Putin. E, per queste ragioni, il partito sarà messo fuorilegge nel 2007 dalla Corte Suprema russa e successivamente rifondato, con la denominazione “Altra Russia”, guidato dal solo Limonov e ancor oggi perseguitato.
L’Ideale Nazionalcomunista e Nazionalbolscevico, può essere per molti versi contiguo e finanche aver ispirato il Peronismo argentino, il Sandinismo del Nicaragua, il Socialismo arabo, jugoslavo, panafricano e quello cubano. Un ideale repubblicano e laico, che mette al primo posto l’autogestione e l’autogoverno dei lavoratori e dei cittadini.
Mario Bergamo e Randolfo Pacciardi si possono dunque definire, per la loro intransigenza, per la loro opera e storia politica, pur inascoltata e ingiustamente vilipesa, gli ultimi rivoluzionari italiani del mazzinianesimo e del garibaldinismo.
Rivoluzionari che hanno lottato, immaginato, sognato e prefigurato l'idea di una Repubblica autentica e diversa dall'attuale. Libera dal fascismo, dal malaffare, dal liberalismo, dal parlamentarismo intriso di lobbismo.
Non sappiamo se nasceranno ancora, in Italia, dei rivoluzionari come loro. Personalmente ne dubito, se penso che l'ultimo rivoluzionario degno di questo nome fu Bettino Craxi, che fu costretto all'esilio.
Sicuramente quelle idee, attualissime oggi più ancora che ieri, non moriranno mai.
Luca Bagatin
giovedì 24 aprile 2025
Socialismo, ovvero gestione dell'economia a beneficio della comunità. Articolo di Luca Bagatin
Da troppi decenni, purtroppo, la parola stessa “socialismo” o non viene utilizzata, oppure viene utilizzata a sproposito. Almeno nei Paesi UE e, più in generale, nel cosiddetto Occidente liberal capitalista.
Appena si parla di socialismo, ovvero di gestione dell'economia da parte della comunità, a beneficio della stessa, si viene accusati di estremismo o di...comunismo (come se il comunismo fosse, in sé, una bestemmia).
I veri estremisti, solitamente, sono invece coloro i quali muovono determinate accuse. Solitamente si tratta di liberal capitalisti che, l'economia, vogliono sia gestita da pochi e a beneficio di pochi.
Ovvero coloro i quali, la comunità, vogliono metterla in vendita, oppure l'hanno già venduta.
Alle multinazionali e al grande capitale finanziario, che veicola bisogni indotti attraverso la pubblicità commerciale e che privatizza ogni cosa. Sanità compresa.
Ovvero coloro i quali vorrebbero, nei fatti, negare i diritti umani fondamentali delle persone.
Come hanno fatto con i Paesi dell'Est europeo – a partire dagli Anni '90 - e tutti gli altri, sottomettendone sovranità politica, economica e sociale.
Ho i miei dubbi che, dalle nostre parti si possa ricostituire qualcosa di socialista, più che altro perché mancano tre aspetti fondamentali: formazione (conoscenza, alla base di tutto); coraggio; capacità di analisi; volontà di andare oltre il proprio orticello e quindi di comprendere che, fare in modo di stare bene tutti, anziché solamente noi stessi, è il modo più efficace ed efficiente per vivere, far vivere il prossimo e far prosperare la comunità nella quale si vive.
Questi concetti li hanno compresi solamente i socialisti seri. In Europa quelli slovacchi e moldavi, qualche britannico come Jeremy Corbyn, i neo-bonapartisti francesi e i socialisti latinoamericani, panafricani, russi e cinesi.
Nella Storia, sia italiana, che europea e mondiale, moltissimi sarebbero gli esponenti socialisti ai quali ispirarsi. Solo apparentemente diversi fra loro, ma unicamente perché hanno vissuto in epoche e contesti culturali diversi.
Ad ogni modo, molti di costoro, li ho descritti nel mio saggio “Ritratti del Socialismo” (https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/670930/ritratti-del-socialismo), nel quale invito anche a recuperare gli ideali e propositi socialisti, mazziniani, anarchici e marxisti della Prima Internazionale dei Lavoratori (1864), attualizzandoli, osservando gli esempi socialisti emancipatori, autogestionari e efficienti di America Latina e Repubblica Popolare Cinese.
Pensiamo a filosofi, ma anche condottieri e politici quali Pierre-Joseph Proudhon, Pierre Leroux, Paul Lafargue, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Aleksandr Herzen, Luigi Napoleone Bonaparte, Mario Bergamo, Randolfo Pacciardi, Ernesto Rossi, Roberto Tremelloni, Juan Domingo Peron, Sandino, Hugo Chavez, Mu Ammar Gheddafi, Thomas Sankara, Josip Broz Tito, Deng Xiaoping, Bettino Craxi e molti altri.
Cosa elaborarono costoro, pur di nazionalità, cultura e epoche diverse, se non un socialismo largo e senza equivoci, anticapitalista e riformatore al contempo, ove al centro vi era la comunità, la sovranità, l'efficienza pubblica, l'autogestione, la collaborazione fra lavoratori e, in particolare, l'unione fra capitale e lavoro, posti nelle stesse mani?
Socialismo è questa roba qui.
Proprietà pubblica dei settori chiave dell'economia (telecomunicazioni, energia, trasporti, banche, industria pesante, settore militare, sanità e istruzione).
Promozione dell'autogestione delle imprese (azionariato popolare, proprietà delle imprese di chi vi lavora).
Promozione dell'efficienza, contro ogni monopolio e spreco.
Promozione della cooperazione internazionale, del multipolarismo, di un commercio aperto e libero fra Paesi.
Promozione di una società ordinata, fondata sul principio di autorità e di rispetto per le persone, in particolare per i più deboli. Con pene molto severe e inappellabili per chi commette reati contro la persona, in particolare contro le persone più deboli.
Promozione dell'educazione e della formazione delle persone. Dalla culla fino all'età matura.
Promozione della giustizia sociale fra le persone e fra gli Stati.
Promozione di un mondo più unito e inclusivo.
Promozione della laicità dello Stato e lotta ai fondamentalismi religiosi.
Nulla, insomma, di trascendentale e nulla che molti Paesi, già sopra citati e non liberal capitalisti, non conoscano già da molti decenni.
Qui da noi si sono solamente perduti questi concetti, per lasciare spazio a una UE oligarchica, non democratica, a guida tedesca (e a unico beneficio della Germania, che il socialismo lo ha abbandonato da quel dì), sostenuta da vere estreme destre e pseudo sinistre liberal capitaliste.
E abbiamo scelto di rimanere sottomessi ai Presidenti USA di turno, che il socialismo lo hanno sempre perseguitato, perché ostacolo alle classi ricche, oligarchiche e suprematiste bianche le cui lobby economiche li sostengono.
Il mondo di oggi, ad ogni modo, è sempre più interconnesso e multipolare.
La demografia condanna l'Occidente liberal capitalista e anche le sue classi politiche, sempre meno colte, efficienti e lungimiranti.
E' il momento del Sud del mondo, che, se guidato dal socialismo, può essere portatore di rinascita e benessere diffuso, come già vediamo grazie al Presidente brasiliano Lula e a quello cinese Xi Jinping.
E' il momento di riannodare i fili di un socialismo largo, efficiente, efficace, serio e che non ha dimenticato la Storia e le sue lezioni.
Luca Bagatin
mercoledì 23 aprile 2025
Vertice dei Paesi dell'America Latina e dei Caraibi. Unità nel nome dell'integrazione, della cooperazione e dell'opposizione alle misure unilaterali imposte dagli USA. Articolo di Luca Bagatin
Il 9 aprile scorso si è concluso, a Tegucigalpa, capitale dell'Honduras, il nono vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC).
Nell'ambito di tale vertice, il Presidente socialista brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva (che il 9 maggio prossimo si recherà in Russia per partecipare alle celebrazioni dell'80esimo anniversario della vittoria dell'URSS contro la Germania nazista e il 12 e 13 in Cina, per il vertice Cina-CELAC), ha affermato che “L'America Latina e i Caraibi stanno attraversando uno dei momenti più critici della loro Storia. Abbiamo fatto molta strada per consolidare i nostri ideali di emancipazione; abbiamo abolito la schiavitù e superato le dittature militari. Ora, la nostra autonomia è di nuovo in gioco. Il momento richiede che mettiamo da parte le nostre differenze. I tentativi di ripristinare vecchie egemonie incombono sulla regione. La Storia ci insegna che le guerre commerciali non hanno vincitori”.
Il Presidente socialista Colombiano, Gustavo Petro, ha invitato i Paesi che compongono il CELAC, a unirsi contro la politica dei dazi imposta dagli USA, spiegando anche che, oggi, esistono solamente due strade per risolvere i conflitti: o con il multilateralismo o con la solitudine, ovvero l'isolazionismo. Egli ha puntato il dito anche contro la politica migratoria di Trump, affermando: “L'agenda della solitudine propone di trattare il migrante come un criminale. I migranti non dovrebbero arrivare in catene nella nostra terra, perché se accettiamo un singolo migrante in catene, non solo torniamo ai tempi di Torrijos, ma torniamo a quando i primi barconi carichi di africani arrivarono in catene”.
Concorde il Presidente socialista cubano, Miguel Diaz-Canel, il quale ha sottolineato la necessità dei Paesi latinoamericani e caraibici di unirsi: “La gravità di questo momento di minacce moltiplicate esige la moltiplicazione delle forze unitarie. Solo l'unità può salvarci. Non ritardiamo oltre l'integrazione sognata e combattuta, da Bolívar a oggi, dai figli e dalle figlie più coraggiosi della Nostra America”.
Anche la Presidentessa socialista del Messico, Claudia Sheinbaum, ha affermato la necessità dell'unità dei Paesi del CELAC, per rivendicare la propria sovranità e il proprio benessere economico: “Oggi più che mai è un buon momento per riconoscere che l’America Latina e i Caraibi hanno bisogno di unità e solidarietà tra i loro governi e popoli, per rafforzare una maggiore integrazione regionale, sempre nel quadro del rispetto reciproco e dell’osservanza della sovranità e dell’indipendenza”.
Al vertice ha portato i suoi saluti anche il Presidente cinese Xi Jinping, il quale ha elogiato la ricerca di indipendenza, autosufficienza e forza che hanno sempre caratterizzato i Paesi del CELAC, parte importante del Sud del mondo. Egli ha altresì sottolineato che quest'anno, la Cina, ospiterà a Pechino la quarta riunione ministeriale del Forum Cina-CEALC, al fine di discutere di come promuovere sviluppo e cooperazione.
Il vertice dei CELAC si è concluso con una Dichiarazione firmata da 30 dei 33 Stati membri.
Gli unici a non votarla sono stati i Paesi guidati dalla destra liberal capitalista filo-statunitense, ovvero da Argentina e Paragauay, ma anche il Nicaragua socialista di Ortega, il quale non l'ha firmata in quanto, nel documento, non è presente una dichiarazione esplicita di difesa di Cuba e Venezuela, oltre che una condanna dichiarata del genocidio del popolo palestinese in Medio Oriente.
I punti cardine della Dichiarazione del vertice sono stati: il rifiuto delle misure coercitive unilaterali imposte dagli USA; l'adesione ai principi della Carta delle Nazioni Unite, al diritto internazionale, alla democrazia, al multilateralismo, ai diritti umani, all'autodeterminazione dei Paesi e alla sovranità e integrità territoriale; unire gli sforzi al fine di garantire che un cittadino dell'America Latina e dei Caraibi sia nominato prossimo Segretario Generale del'ONU; sostegno ad Haiti, preda di gang criminali e le congratulazioni all'Honduras quale presidente pro-tempore dei CELAC
Luca Bagatin
lunedì 21 aprile 2025
Socialismo contro liberal-capitalismo. Riflessioni di Luca Bagatin
Socialismo non è togliere a chi ha di più per dare di più a chi ha meno.
Quella si chiama carità.
Socialismo è togliere a chi ha di più per organizzare la società in modo che NESSUNO abbia MAI meno del necessario.
(Luca Bagatin)
Appena uno parla di socialismo, ovvero di gestione dell'economia da parte della comunità, a beneficio comunità stessa, lo accusano subito di estremismo.
I veri estremisti, invece, sono proprio colori i quali muovono tali accuse.
Perché dietro di loro si nascondono i liberal capitalisti.
Ovvero coloro i quali, la comunità, vogliono metterla in vendita.
O, forse, l'hanno già venduta.
(Luca Bagatin)
Il concetto di "libertà"
è talmente ampio che non andrebbe affatto generalizzato.
La
generalizzazione di tale concetto, ha portato a una società - quella
Occidentale liberal capitalista - inconsapevole, disordinata, ove
tutto è permesso, ovvero niente è davvero permesso.
Una tale
"libertà" - ove è assente il rispetto per il prossimo e
l'interiorizzazione del concetto del limite - è, nei fatti,
"schiavitù".
Il liberal capitalismo, infatti, si fonda
sulla schiavitù. Oltre che sull'ignoranza.
Per questo è il
nemico principale della libertà e della giustizia sociale.
(Luca Bagatin)
Unire gli opposti.
Questo è quello che ho sempre trovato interessante e utile.
Perché è dall'unione degli opposti che nasce qualche cosa di intelligente.
(Luca Bagatin)
(Luca Bagatin)
venerdì 18 aprile 2025
Per una Rinascita Socialista Democratica
Il bonapartismo storico e moderno, una forma di emancipazione sociale e di sovranità nazionale. Articolo di Luca Bagatin
Come scrissi alcuni anni fa in un articolo (https://amoreeliberta.blogspot.com/2022/11/il-socialismo-di-napoleone-iii-articolo.html), peraltro pubblicato anche in Francia, sulla rivista storica del Secondo Impero - “Napoleon III” - il carattere progressista e socialista del già Presidente della Repubblica Francese e successivamente Imperatore dei Francesi, Luigi Napoleone Bonaparte, ovvero Napoleone III, è pressoché sconosciuto ai più, almeno nel nostro Paese.
Così scrissi – fra le altre cose - nel mio articolo: “Luigi Napoleone sviluppò, negli anni, grazie alla sua formazione, alle sue amicizie e alle sue letture, una coscienza socialista sansimoniana. Nella sua biblioteca, infatti, era possibile trovare – fra le altre - opere di Thomas More (1478 – 1535), Saint-Simon (1760 – 1825) e del socialista britannico Robert Owen (1771 - 1858).
Certo, si trattava di un socialismo pre-marxista, non ancora intriso di lotta di classe e di contrapposizioni fra borghesi e proletari.
Un socialismo sviluppato da pensatori della fine del XVIII secolo e dell'inizio del XIX, i quali si interrogavano sulla questione operaia e, dunque, sullo sfruttamento degli operai all'inizio della prima Rivoluzione industriale.
Il socialismo di Saint-Simon e di Owen, che farà proprio anche Luigi Napoleone, partiva da concezioni filantropiche, umanitarie, associazionistiche e comunitarie.
Il movimento delle forze produttive, l'intervento della comunità rappresentata dallo Stato, l'associazionismo-cooperativismo dei lavoratori-produttori, avrebbero potuto – secondo tali pensatori - alleviare la povertà e generare lo sviluppo della comunità stessa.
E' tale movimento che il filosofo, editore e scrittore francese Pierre Leroux (1797 – 1871) chiama, per la prima volta nella Storia, “socialismo”, coniando un termine all'epoca ancora sconosciuto. E lo fa in un articolo del 1833, che diverrà molto popolare all'epoca, dal titolo “De l'individualisme et du socialisme””
Luigi Napoleone Bonaparte, imprigionato nella fortezza di Ham, a seguito del secondo colpo di Stato bonapartista contro Re Luigi Filippo d'Orleans il 6 agosto 1840 (il primo è del 30 ottobre 1836), decide dunque di dare corpo alle sue aspirazioni e di spiegare al popolo francese dell'epoca come già suo zio, Napoleone il Grande, fu un socialista ante-litteram.
Nel 1839, in prigione, scrive dunque un'opera molto importante, ovvero “Le idee napoleoniche”, nella quale egli intende presentarsi quale erede diretto dell'autorevole zio e, quindi, aspirante al trono francese.
La sua sembra dunque essere una concezione imperiale-socialista-rivoluzionaria e giustifica tale concezione parlando, nel testo, delle riforme attuate da Napoleone Bonaparte. Un Imperatore che – come spiega Luigi Napoleone - ha difeso gli ideali democratici della Rivoluzione Francese, ma riconciliando le classi popolari con quelle aristocratiche, spogliando queste ultime di quell'assolutismo che tanto le aveva rese invise al popolo.
La concezione bonapartista, dunque, si pone quale trait-d'union fra classi popolari e aristocrazia, contrapponendosi al liberalismo, che rappresenta la borghesia e il nascente capitalismo industriale”.
Del resto, nel 1844, Luigi Napoleone Bonaparte, pubblicò “L'estinzione del pauperismo”, un saggio nel quale si intravede la sua coscienza sociale e autogestionaria, fondata sull'associazione dei lavoratori e l'organizzazione del lavoro, quali prime basi per l'emancipazione delle classi povere e sfruttate.
Del resto, Luigi Napoleone, fu e rimase sempre amico di massoni, carbonari, repubblicani e montagnardi, molti dei quali italiani. Ed egli stesso fu membro della Carboneria (e, non è escluso, anche della Libera Muratoria).
Fondamentale ricordare che, come sottolineai nel mio articolo, “Sotto i governi di Napoleone III viene, infatti, introdotto il suffragio universale; abolito il lavoro la domenica e i giorni festivi; vengono creati crediti per aiutare gli agricoltori; create società di mutuo soccorso; introdotti gli ispettori del lavoro; viene creato il pensionamento per i dipendenti pubblici; vengono concesse onorificenze a operai e donne; vengono istituiti ospedali e asili per disabili; vengono rimboschite le brughiere della Guascogna; viene attuata l'idea di associazione capitale/lavoro nel feudo di Solferino di proprietà di Napoleone III; i sindacati vengono autorizzati e viene introdotta una legge sulle società cooperative; vengono introdotte le scuole primarie gratuite anche per le ragazze”.
Riforme sociali avanzatissime per l'epoca nella quale furono introdotte, se pensiamo che molte di queste, in altri Paesi europei, furono introdotte grazie alle lotte dei nascenti movimenti socialisti.
Ancora oggi c'è chi porta avanti, in Francia, gli ideali bonapartisti ed è il caso del movimento “L'Appel au Peauple” (https://lappelaupeuple.fr), che ricorda che il bonapartismo non è né liberalismo, né orleanismo, né nazionalismo identitario, ma è la via francese che “coniuga uno Stato forte, un appello al popolo e la modernizzazione”, nel solco degli insegnamenti di Napoleone Primo e Terzo.
In tal senso, il bonapartismo, sia storico che moderno, coniuga sovranità popolare, organizzazione pubblica, riforme sociali avanzate e affermazione dell'indipendenza nazionale e si è sempre dichiarato “né reazionario, né liberale”. Ovvero si dichiara “repubblicano, sociale e nazionale”.
Guidato da David Saforcada e dal Principe Joachim Murat, “L'Appel au Peauple”, all'opposizione e profondamente critico nei confronti sia dell'attuale governo Macron, che dell'opposizione francese di destra e sinistra, si è presentato alle elezioni europee nella coalizione “Nous le Peuple”, con la lista di sinistra “République souveraine”.
Promuove un programma di riforme sociali anti-liberal capitaliste; l'uscita della Francia dalla NATO e una revisione dell'UE e sostiene il rafforzamento del ruolo dello Stato e la laicità dello stesso, contro ogni fondamentalismo religioso.
Luca Bagatin
giovedì 17 aprile 2025
Cina e Vietnam, cooperazione nel solco del socialismo, della modernizzazione e dell'inclusività contro dazi e unipolarismo. Articolo di Luca Bagatin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, nel suo tour nel Sud-est asiatico dei giorni scorsi, ha visitato il Vietnam, importante Paese socialista fraterno, incontrando il Segretario Generale del Partito Comunista del Vietnam, To Lam; il Presidente Luong Cuong e il Primo Ministro Pham Minh Chinh.
Il Presidente Xi ha sottolineato – anche in un articolo pubblicato sul quotidiano ufficiale del Partito Comunista del Vietnam, Nhân Dân - come Cina e Vietnam siano realtà socialiste amichevoli “che condividono gli stessi ideali e interessi strategici”.
Il Partito Comunista Cinese e quello del Vietnam sono legati da decennale amicizia e collaborazione, nel solco di “un percorso socialista adatto alle nostre rispettive condizioni nazionali” e volto alla modernizzazione.
“Costruire la comunità Cina-Vietnam con un futuro condiviso” - ha sottolineato il Presidente Xi - “serve gli interessi comuni dei nostri due Paesi e contribuisce alla pace, alla stabilità, allo sviluppo e alla prosperità della nostra regione e oltre. È in linea con l'andamento della Storia. Ed è la scelta dei nostri popoli”.
Del resto, come sottolineato dal Presidente cinese, i pionieri delle rivoluzioni socialiste – sociali e nazionali al contempo - cinesi e vietnamite, ovvero Mao Tse-Tung e Ho Chi-Min, “diedero un contributo importante alla vittoria mondiale nella lotta contro il colonialismo e l'imperialismo”.
Xi ha sottolineato come il Presidente Ho Chi-Min si unì e sostenne la Guerra di Resistenza del popolo cinese contro l'aggressione giapponese e come la Cina inviò consiglieri militari e politici a sostegno della resistenza vietnamita contro l'occupante francese. E, successivamente, contro l'aggressione USA contro il popolo vietnamita.
La Cina è il principale partner commerciale del Vietnam e la cooperazione sarà rafforzata in settori quali quello ferroviario, il 5G, l'Intelligenza Artificiale e lo sviluppo ecologico, ovvero in settori ad alta tecnologia.
Il Presidente Xi Jinping ha invitato il Vietnam e gli altri Paesi della regione a rafforzare la collaborazione multilaterale, affrontando la guerra commerciale scatenata dagli USA e promuovendo una visione equa e inclusiva del mondo globalizzato.
Invitando, altresì, a collaborare con tutti i Paesi del Sud del mondo e promuovere una visione internazionale aperta e cooperativa.
Luca Bagatin
mercoledì 16 aprile 2025
Robert Fico, il socialista democratico che non le manda a dire a una UE sempre meno democratica. Articolo di Luca Bagatin
Robert Fico, il Premier socialista democratico della Slovacchia, ha dimostrato, ancora una volta, di essere l'unico socialista autentico alla guida di un Paese UE, smarcandosi dai tanti, troppi, pseudo socialisti, liberal capitalisti e guerrafondai, che soffiano sui venti di guerra, edificano muri e promuovono fantomatici, pericolosi e irrealistici riarmi.
E Robert Fico, in questa occasione, sembra ricordare un po' il nostro Bettino Craxi, che ha sempre ribadito concetti chiari, quali il rispetto della dignità e della sovranità nazionale. Un Bettino Craxi, peraltro, da sempre critico nei confronti della nascente UE (nel 1997, dal suo esilio ad Hammamet, dichiarò: “Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre, arriveremo al paradiso terrestre… L’Europa per noi, come ho già avuto modo di dire, per noi nella migliore delle ipotesi sarà un limbo. Nella peggiore delle ipotesi l’Europa sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo. Perché la cosa più ragionevole di tutte era quello di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande Paese – perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa l’Europa ha bisogno dell’Italia – pretendere la rinegoziazione dei parametri di Maastricht”. E disse anche: “Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare”).
Il Premier Fico ha dichiarato, lo scorso 15 aprile, riportandolo anche sulle sue pagine social, una dichiarazione profondamente critica nei confronti dell'esponente della destra estone, Kaja Kallas, rappresentante per gli affari esteri dell'UE: “L'Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri, Kaja Kallas, ha messo in guardia i leader europei dal partecipare alle celebrazioni del Giorno della Vittoria che si terranno a Mosca a maggio. Afferma che tale partecipazione non sarà presa alla leggera.
Parto per Mosca il 9 maggio. L'avvertimento della signora Kallas è una forma di ricatto o un segnale che sarò punito al mio ritorno da Mosca? Non lo so. Ma so che siamo nel 2025, non nel 1939.
L'avvertimento della signora Kallas conferma la necessità di un dibattito all'interno dell'UE sull'essenza stessa della democrazia. Tra questi rientrano quanto accaduto in Romania e Francia durante le elezioni presidenziali, i "Maidan" organizzati dall'Occidente in Georgia e Serbia e il modo in cui sono stati ignorati gli abusi del diritto penale contro l'opposizione in Slovacchia.
Signora Kallas, vorrei informarla che sono il legittimo Primo Ministro della Slovacchia, un Paese sovrano. Nessuno può dettare i miei movimenti. Mi recherò a Mosca per rendere omaggio alle migliaia di soldati dell'Armata Rossa caduti per la liberazione della Slovacchia, nonché ai milioni di altre vittime del terrore nazista. Proprio come ho reso omaggio alle vittime dello sbarco in Normandia o nel Pacifico, o come intendo onorare i piloti della RAF. E lasciatemi ricordare che sono uno dei pochi nell'Unione Europea che afferma costantemente la necessità della pace in Ucraina e non sostiene la continuazione di questa guerra insensata.
I commenti della signora Kallas sono irrispettosi e mi oppongo fermamente ad essi”.
Il Premier slovacco non dimentica il sacrificio di milioni di sovietici contro il nazifascismo - che hanno liberato i Paesi dell'Est europeo, Berlino e vari campi di concentramento, fra i quali quello di Auschwitz - come invece vorrebbero fare taluni Paesi europei, preda delle destre, della russofobia e di un antisemitismo che sembra pericolosamente avanzare indisturbato.
Del resto, lo stesso voler equiparare nazifascismo e comunismo, sostenuta recentemente dal Parlamento europeo, è una risoluzione pericolosa e pretestuosa, che sembra andare nel senso del voler mistificare e far dimenticare la Storia.
La Slovacchia di Fico è stato uno dei pochi Paesi europei ad aver sostenuto, apertamente e per primo, il dialogo e il piano di pace promosso da Cina e Brasile, aderendo al gruppo degli “Amici della pace” sulla crisi ucraina, per promuovere una soluzione politica alla crisi stessa.
A differenza delle sconsiderate e belliciste posizioni della Commissione europea e della gran parte del Parlamento europeo.
Ove i socialisti autentici non sono più di casa, purtroppo, da parecchi decenni.
Luca Bagatin
martedì 15 aprile 2025
“L’AVVERTIMENTO E LA MINACCIA DELLA SIGNORA KALLAS SONO IRRISPETTOSI E LI RESPINGO VIVAMENTE (Robert Fico, Premier socialista democratico della Sovacchia)
venerdì 11 aprile 2025
Cooperazione, sviluppo, diritti sociali, autodeterminazione dei popoli. Articolo di Luca Bagatin
Cooperazione, sviluppo, diritti e garanzie sociali, rispetto per l'autonomia delle realtà che la richiedono.
Queste dovrebbero essere le parole chiave dell'attuale momento storico, preda di una follia collettiva che pervade un Occidente sempre meno responsabile.
Che soffia sui venti di guerra, introduce dazi, promuove deregolamentazione (pensiamo all'Argentina di Milei, che sta distruggendo tutte le conquiste sociali dei governi peronisti) e destabilizzazione.
In tutto questo ci sono comunque realtà e uomini di buona volontà.
Ci sono incontri seri e proficui, come quello fra il Premier spagnolo Pedro Sanchez e il Presidente della Repubblica Popolare cinese Xi Jinping.
Il primo ha sottolineato che la Cina è un partner importante dell'UE e che la Spagna ha sempre sostenuto lo sviluppo delle relazioni fra UE e Cina. E ha sottolineato che, nelle guerre commerciali, non c'è alcun vincitore.
Concorde il premier cinese, il quale ha sottolineato come occorre che UE e Cina resistano congiuntamente al “bullismo unilaterale”.
E ciò, non solo per salvaguardare i legittimi interessi di Cina e UE, ma anche per mantenere equità e giustizia nell'ambito della comunità internazionale.
E anche la Groenlandia, che è nelle mire di Trump, sembra guardare con fiducia alla Cina e alla cooperazione con essa, in ambito commerciale, per quanto riguarda la pesca e lo sviluppo sostenibile.
La Ministra degli Esteri del nuovo governo autonomo groenlandese, Vivian Motzfeldt, ha dichiarato il suo interesse a rafforzare i rapporti con la Cina, in particolare per quanto riguarda gli accordi di libero scambio.
Il nuovo governo autonomo della Groenlandia, guidato dal social-liberale Jens-Frederik Nielsen, del resto come quello precedente, guidato dal socialista democratico Múte Bourup Egede, vuole l'indipendenza, sia dalla Danimarca che da eventuali mire statunitensi.
In merito, durante la campagna elettorale, aveva infatti dichiarato: “Non vogliamo essere Americani. No, non vogliamo essere danesi. Vogliamo essere groenlandesi e vogliamo la nostra indipendenza in futuro. E vogliamo costruire il nostro Paese da soli”.
Difficile non comprenderlo, ovvero difficile non comprendere le ragioni del popolo della Groenlandia.
Luca Bagatin
Con la Fondazione Saragat a Palazzo Barberini
giovedì 10 aprile 2025
“Mondializzazione nuovo paradigma di sviluppo multipolare”, nuovo convegno del prof. Giancarlo Elia Valori sulle opportunità della Cina e i pericoli dei dazi USA. Articolo di Luca Bagatin
Mentre l'incoerente Trump (non meno irresponsabile del suo predecessore Biden) si appresta a varare pesanti dazi contro una Cina che, in tutti questi anni, ha garantito libero commercio, pace e stabilità globali, il costruttore di dialogo e di ponti, prof. Giancarlo Elia Valori e la sua Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica, hanno organizzato un importante convegno-workshop – il 9 e 10 aprile – in merito.
Quello tenutosi a Roma, in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma, presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano, dal titolo “Mondializzazione nuovo paradigma di sviluppo multipolare” - ed al quale sono stato presente nella prima giornata di lavori - è stato un convegno profondamente lungimirante e di scottante attualità, anche perché verteva proprio sulla cooperazione Cina-Europa-Italia e sulle relative opportunità.
A presiederlo, oltre al prof. Valori, il prof. Oliviero Diliberto, il quale ha dato la parola al Ministro Consigliere dell'Ambasciata cinese Li Xiaoyong.
Il Ministro Li ha sottolineato come la Repubblica Popolare Cinese sia impegnata, nei rapporti fra Cina-Italia, nella cooperazione pragmatica fra istituzioni e imprese. Una cooperazione fondata sul mutuo vantaggio.
Il Ministro ha altresì esaltato la figura dell'Imperatore romano Adriano, ricordando come egli fosse ispirato a valori fondanti quali la pace e la stabilità, che sono gli stessi valori della Cina moderna, basati su uno spirito di apertura e inclusività.
Egli ha affermato come i dazi USA contro la Cina e l'UE rappresentino una violazione delle regole del commercio internazionale. Per questo, la Cina, ha inteso varare delle adeguate contromisure.
Il Ministro Li ha sottolineato come occorra, diversamente dai dazi, costituire un nuovo ordine mondiale internazionale multipolare, fondato su cooperazione e sviluppo, come già sta avvenendo fra imprese italiane e cinesi.
Il Ministro ha altresì affermato che la Cina intende continuare ad aprirsi verso l'esterno, condividendo opportunità di sviluppo e promuovendo il libero commercio multilaterale.
Oltre a continuare a promuovere legami di amicizia fra Cina e Italia e fra Cina e UE.
Successivamente, è intervenuto l'Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative, Andrea Tobia Zevi, a nome e in rappresentanza del Comune di Roma.
L'Assessore Zevi ha elogiato il titolo del convegno, quale sprone per superare l'attuale momento storico nel quale viviamo. Promuovendo uno sviluppo multipolare.
Egli ha altresì sottolineato come le città, nel tempo, stiano acquisendo, sempre più, una loro centralità geopolitica. Visto che le relazioni fra gli Stati sembrano sempre più difficili, le città possono diventare delle realtà volte alla promozione della cooperazione.
Roma, ha affermato l'Assessore, è una città universale sotto diversi punti di vista e può favorire la costruzione di nuovi ponti fra Italia-Cina e Europa.
Ha poi preso la parola il Dr. Pietro Abate, in rappresentanza della Camera di Commercio di Roma, portandone i saluti e sottolineando come il prof. Giancarlo Elia Valori, più il tempo passa e più porta avanti tematiche di grande attualità.
Il prof. Valori ha dunque preso la parola, ricordando come i suoi legami di amicizia con la Repubblica Popolare Cinese risalgano al 1976. Fu allora che egli iniziò a comprendere, studiare e apprendere gli sviluppi di questa grande realtà millenaria, che ha saputo coniugare socialismo e confucianesimo, tradizione e innovazione.
Il prof. Diliberto è poi intervenuto facendo presente che il convegno organizzato dalla Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica e pensato diversi mesi fa, si svolge proprio in un momento storico cruciale e difficile.
Un contesto nel quale le grandi organizzazioni internazionali appaiono morte e gli equilibri usciti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale sono stati stravolti. Così come sia la Corte Penale Internazionale, che il WTO, sembrano in profonda crisi, tanto quanto il diritto internazionale.
La forza, ha sottolineato il prof. Diliberto, si sostituisce alle regole. Il mondo si sta completamente ridisegnando.
Mentre gli USA sono diventati protezionisti, la Cina promuove il libero scambio.
Il prof. Diliberto ha ricordato come, in questo caos, purtuttavia, il Presidente cinese Xi Jinping abbia coniato una bellissima suggestione che si sostanzia nella frase “Costruire una comunità dal futuro condiviso”.
Ovvero, il futuro di ogni Paese è collegato a quello di ogni altro e, dunque, occorre lavorare, assieme, per costruire una comunità armoniosa, nella quale crescere assieme e realizzare una vita migliore per i popoli dei diversi Paesi.
Purtroppo, come rilevato da Diliberto, il mondo sembra andare nella direzione opposta. Una direzione confusa e priva di regole.
E' poi intervenuto il Cav. del Lavoro Dr. Marco Tronchetti Provera, il quale ha rilevato la lungimiranza del prof. Valori nella realizzazione di un convegno di tale portata. Egli ha altresì sottolineato come, oggi, la Cina sia la voce del mondo globale.
Una Cina che gli USA cercano di sfidare da molto tempo, ma con la quale, presto o tardi, saranno destinati a dover negoziare, anche perché l'economia USA rischia, con i dazi, di non crescere più.
E' positivo, secondo il Dr. Tronchetti Provera, che l'UE stia migliorando le relazioni con la Cina, per quanto l'UE – peraltro allargatasi in modo irrazionale - non abbia ancora creato le basi per unire le forze dei vari Paesi che la compongono. Ciò ha determinato una mancanza di governance comune.
Il Dr. Tronchetti Provera ha concluso il suo intervento, sottolineando come Pirelli abbia, da oltre vent'anni, un ottimo rapporto con le imprese e con le istituzioni cinesi e continuerà ad averlo.
Il prof. Diliberto è poi intervenuto facendo presente come l'UE, effettivamente, sia inesistente come soggetto politico. E come il riarmo attualmente proposto sia profondamente pericoloso, visto che finirà per riarmare in particolare una Germania che, in un domani nemmeno troppo lontano, potrebbe ritrovarsi al governo l'estrema destra neonazista dell'AFD. Con tutte le nefaste conseguenze del caso.
Successivamente è intervenuto il Dr. Zhuo Xian, Vice Direttore Generale del Centro di Ricerca e Sviluppo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese.
Il Dr. Zhuo ha sottolineato l'importanza di convegni come quello attuale, volti a denunciare una politica di dazi, quelli USA, che non si vedevano dagli Anni '30. Dazi che violano le regole del commercio internazionale e che danneggeranno l'economia di tutti. USA compresi.
Dazi che causeranno scompensi, sia per quanto riguarda l'inflazione, sia nel mondo del lavoro, con aumenti della disoccupazione e con il peggioramento delle condizioni dei lavoratori nel loro complesso.
Molti Paesi, ha sottolineato il Dr. Zhuo, si stanno rendendo conto di essere diventati eccessivamente dipendenti dal commercio USA. La Cina, diversamente, potrebbe svolgere un ruolo opposto, grazie a un mercato globale aperto al commercio.
Da grande fabbrica del mondo, dunque, la Cina potrebbe diventare un grande fornitore mondiale, secondo il Dr. Zhuo, anche grazie al fatto che il settore logistico cinese è più sviluppato rispetto a quello degli USA e ciò ha permesso alla Cina di sviluppare tecnologie a costi più contenuti.
La capacità di innovazione e di specializzazione, ha inoltre permesso alla Cina di sfornare, ogni anno, numerosi ingegneri specializzati in vari settori.
In Cina, ha sottolineato il Dr. Zhuo, si parla ancora di ulteriori aperture e riforme, in particolare per quanto concerne il commercio internazionale. In tal senso le istituzioni cinesi intendono perfezionare il loro sistema in modo da adattarsi, sempre più, alle regole internazionali in ambito commerciale.
Il prof. Diliberto, intervenuto dopo il CEO di Herzog Strategic, Ofer Sachs, che ha portato i suoi saluti, così come Zhao Jian, Vice Presidente del Gruppo Kelun, ha ricordato come il prof. Valori, che fu il primo a promuovere rapporti di amicizia fra la Repubblica Popolare Cinese e lo Stato di Israele, sia da sempre un costruttore di ponti. Un Pontefice, secondo l'antica definizione data agli antichi magistrati romani.
Ovvero un fautore di quella diplomazia parallela che cerca di far dialogare e unire realtà differenti fra loro per Storia, cultura, religione, ideologia. Per il bene comune e la pace globale.
Aspetti di cui avremmo assoluta necessità.
Luca Bagatin
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Il prof. Giancarlo Elia Valori e Luca Bagatin |
venerdì 4 aprile 2025
Per uscire dal caos e dall'irresponsabilità occorre aprirsi ai BRICS e al Sud del mondo. Articolo di Luca Bagatin
È assurdo e oserei dire pazzesco come, dopo la pandemia di Covid-19, il mondo Occidentale, anziché cogliere l'occasione per lavorare per un mondo più unito e più sicuro, approfittando della ricostruzione post-pandemica, rafforzando il sistema sanitario, lottando contro eventuali future (e tutt'altro che improbabili) pandemie e gettando le basi per rispondere alle crisi economiche globali e alle destabilizzazioni di vario genere, abbia – all'opposto - gettato le basi per la divisione del mondo.
Prima in due blocchi, oggi forse in tre o quattro.
L'inadeguatezza, impreparazione e scarsa lungimiranza delle leadership di UE e USA (e non da oggi) sono oltremodo evidenti.
I dazi danneggiano l'economia di tutti. Il sostenere una autocrazia né UE, né NATO, guidata da un soggetto totalmente impreparato, che peraltro ha bandito l'opposizione e congelato le elezioni; imponendo sanzioni alla Russia, anziché dialogare e cooperare con essa, è stato altrettanto dannoso e assurdo.
Le borse crollano. La stabilità vacilla.
Dove vogliamo arrivare?
La logica dovrebbe seguire due strade, entrambe percorribili e necessarie.
Il dialogo con tutti e la contrattazione.
Ad oggi a dialogare e contrattare con tutti c'è, in prima linea, la Cina socialista guidata dal riformista Xi Jinping. E non è poco.
Cina, peraltro, ad essere stata minacciata per prima, in tempi non sospetti, dai dazi dei nuovi USA di Trump. Dazi che Trump sta estendendo all'UE. Forse ignorando, peraltro, che tutto ciò potrebbe rivelarsi un boomerang per gli USA stessi.
Come ricordato da Giuseppe Gagliano, su Notizie Geopolitiche, Xi Jinping si muove con pragmatismo. Tessendo alleanze non solo in Asia (in primis con Vietnam, Malesia e Cambogia), ma anche verso l'Europa. Lo spagnolo Sanchez sarà infatti presto atteso a Pechino e così Macron.
Il buonsenso e la logica guidano la Repubblica Popolare Cinese. E così il Brasile di Lula, altro Paese BRICS volto a pace (sia nella crisi ucraina che in Medio Oriente) e cooperazione, che adotterà tutte le misure necessarie a difendere imprese e lavoratori brasiliani.
La logica e il buonsenso vorrebbero che l'UE, se fosse guidata da responsabili, anziché da cosiddetti “volenterosi” (volenterosi di riarmarsi e di proseguire un conflitto nel cuore dell'Europa?), iniziasse a dialogare con i BRICS e a ragionare verso un percorso comune.
Nel novembre scorso, riallacciandomi - con un articolo (https://amoreeliberta.blogspot.com/2024/11/per-un-possibile-tavolo-di-confronto.html) - a un interessante convegno organizzato, a Roma, dalla Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica, presieduta dal prof. Giancarlo Elia Valori, condividevo con quest'ultimo, con il prof. Oliviero Diliberto e con il prof. Paolo Savona, la necessità di costituire un organismo/tavolo di confronto, che dovrebbe ricevere una “spinta dal basso” e volto a lavorare in sinergia con i BRICS e con il Sud del mondo (42% del mondo e 37% del PIL globale).
Come scrissi allora: “Un tavolo di confronto europeo, in tal senso, potrebbe aprire spiragli a uno scenario in grado non solo di riequilibrare l'attuale situazione internazionale, ma anche di aprire a nuove prospettive, per un'Europa che politicamente si è chiusa in sé stessa e che rischia, ancora una volta, di rimanere passiva spettatrice delle vecchie logiche dei blocchi contrapposti”.
Del resto, aggiungevo, “Le nuove tecnologie, Intelligenza Artificiale in primis, ci obbligano, pragmaticamente, a costruire un mondo sempre più interconnesso e fondato sulla fiducia reciproca e sulla collaborazione”.
Il prof. Giancarlo Elia Valori, il 9 aprile e 10 aprile prossimi, sempre a Roma, sempre in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma, organizzerà un nuovo convegno nel quale si parlerà ancora una volta di tali aspetti, di scottantissima attualità.
Il titolo: “Mondializzazione nuovo paradigma di sviluppo multipolare”. Fra i relatori, oltre al prof. Valori, il prof. Oliviero Diliberto, che lo presiederà, il Cav. Del Lavoro Dr. Marco Tronchetti Provera, il prof. Gregorio De Felice Chief Economist di Intesa San Paolo, una rappresentanza del Centro di Ricerca per lo sviluppo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese e molti altri autorevoli relatori.
Nell'ambito di tale convegno, si tratterà della nuova fase di cooperazione Cina-Europa-Italia e ritengo che proprio tali iniziative vadano nella direzione giusta e “volino alto”, rispetto alla mediocrità e improvvisazione delle nostre attuali classi dirigenti. Preda più delle opposte tifoserie e degli ideologismi, piuttosto che votate alla concretezza e al pragmatismo.
Un pragmatismo che, come scrivevo nel mio articolo del novembre scorso, dovrebbe basarsi su “Prospettive fondate su pace, sicurezza, sviluppo, cooperazione, prosperità, modernizzazione e collaborazione con un Sud del mondo in crescita e che rappresenta il futuro di un Pianeta che non può più essere governato da un unilateralismo protezionista, sanzionatorio e omologato alle vecchie logiche della Guerra Fredda”.
Luca Bagatin