giovedì 14 agosto 2025

Jeremy Corbyn a tutto campo per promuovere il nuovo partito socialista e democratico, alternativo al liberal capitalismo. Articolo di Luca Bagatin

 

Erano i primi di luglio scorso, quando l'ex leader laburista britannico e oggi deputato indipendente, Jeremy Corbyn e l'ex deputata laburista Zarah Sultana, sospesa ingiustamente un anno fa dal partito dello pseudo laburista Keir Starmer, lanciavano il loro nuovo partito.

Socialista, senza equivoci liberal capitalisti e/o guerrafondai.

Una forza che, in poche settimane, ha ricevuto l'adesione di ben 650.000 britannici, dopo l'apertura del sito web https://www.yourparty.uk.

Negli scorsi giorni, Jeremy Corbyn, è stato lungamente intervistato dal Tribune, ove ha espresso le prospettive di tale nuova forza politica, che si contrappone tanto al conservatorismo liberal capitalista dei Conservative, quanto al conservatorismo liberal capitalista degli pseudo “laburisti” di Starmer in salsa blairian-guerrafondaia.

Nell'intervista, Corbyn, ha spiegato che le massicce adesioni al suo nuovo soggetto politico, molto probabilmente, sono dovute al fatto che la gran parte dei britannici si sta sempre più impoverendo, mentre i ricchi si stanno ancora più arricchendo. E che la gran parte dei britannici si sente completamente esclusa dalle decisioni che influenzano la loro vita quotidiana.

Egli ha spiegato che, nel programma del nuovo partito, ci sarà spazio per il rafforzamento del settore pubblico; le imposte sui grandi patrimoni; gli investimenti per le case popolari; il sostegno alla Palestina; la ridistribuzione della ricchezza e del potere.

Corbyn ha inoltre spiegato come l'attuale leader “laburista” (sic!) Keir Starmer, gli abbia impedito, alle ultime elezioni, di candidarsi alla carica di deputato nelle fila laburiste e ciò lo ha costretto a candidarsi come indipendente, ottenendo peraltro un ottimo risultato in termini di voti.

E ha spiegato come sia stata proprio la sua campagna elettorale da indipendente a fargli capire quanta gente, oggi, si senta completamente senza una voce e senza rappresentanza politica, in Gran Bretagna. E ciò gli ha fatto sempre più prendere coscienza della necessità di costituire un nuovo, autentico partito socialista, denunciando il fatto che il Partito Laburista ha fallito completamente, in quanto non è riuscito a realizzare alcun cambiamento promesso.

Negando ogni forma di uguaglianza, inclusione e pace, che sono le basi per l'alternativa.

Nell'intervista al Tribune, Jeremy Corbyn, ha puntato il dito anche contro il sistema dei partiti britannici, che egli considera “verticistici, centralizzati e burocratici”. Quando invece occorrerebbe consentire alle comunità locali di organizzarsi autonomamente e radicare maggiormente i partiti nelle comunità, ascoltando i loro problemi.

Egli ha affermato che, oggi, il Partito Laburista sembra aver paura delle persone che vorrebbe rappresentare ed è diventato burocratico e centralizzato, giungendo a prendere decisioni completamente sbagliate, come “la privatizzazione dei servizi pubblici, l'invasione dell'Iraq e l'austerità”.

Egli immagina, diversamente, un partito di sinistra, autenticamente socialista fondato su emancipazione, apertura, inclusione e democrazia. E in tal senso intende riunirsi, entro fine anno, assieme ai nuovi aderenti a tale partito e organizzare una conferenza di inaugurazione.

Una conferenza che parta da una serie di “incontri deliberativi in tutto il Paese”, al fine di discutere, anche assieme alle comunità, ai movimenti sociali e ai sindacati, “le questioni chiave che attendono il futuro del nostro partito e del nostro Paese”.

Egli ha affermato di immaginare un partito “aperto, inclusivo e radicato nel territorio”, che rifletta la natura geografica degli aderenti e che fornisca alle comunità locali tutto il potere, al fine di apportare cambiamenti dal basso. Si tratta di milioni di persone che meritano una vita migliore. Si tratta dei bambini che vivono in povertà. Si tratta del popolo palestinese. Si tratta di loro, non di noi”, ha affermato Corbyn all'intervistatore del Tribune.

Egli immagina un partito che si occupi tanto di giustizia sociale, quanto di ambiente e di giustizia climatica e rimane aperto anche alla possibilità di collaborare con movimenti ambientalisti, non solo sulle questioni ambientali, ma anche sulla pace e i diritti umani.

Jeremy Corbyn, Zarah Sultana e i 650.000 primi aderenti al nuovo partito di ispirazione socialista democratica e di sinistra, sembrano avere le idee chiare.

Spiace che certa grande stampa provinciale di casa nostra lo avesse definito, qualche tempo fa, “partito islamo-marxista”, cercando, come spesso accade, di denigrare ogni serio progetto socialista e democratico, ma tant'è. Dalla grande stampa di casa nostra, cosa mai pretendiamo, ormai?

Il nuovo partito che nascerà in Gran Bretagna è destinato a far discutere, ma soprattutto a far tornare ciò che in Europa manca da tempo (salvo i socialisti democratici slovacchi, quelli moldavi e il partito di Sahra Wagenknecht in Germania e poco altro), ovvero il socialismo democratico, senza equivoci liberal capitalisti e guerrafondai, ovvero rettamente inteso, come ai tempi di Bettino Craxi e François Mitterrand.
E come oggi vi è nel mondo davvero progredito e civile: dalla Cina di Xi Jinping al Brasile del socialista autentico Lula da Silva, peraltro impegnati entrambi a sostenere l'indipendenza economica del Sud del mondo e a promuovere una comunità umana dal futuro condiviso.

Ovvero a promuovere ciò che, in un mondo folle e alla deriva, oggi è necessario, vincente e al servizio della comunità globale.

Luca Bagatin

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martedì 12 agosto 2025

Il prossimo IV Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese e le manovre di sviluppo economico contro vari dazi e protezionismi. Articolo del prof. Giancarlo Elia Valori

 

L’Ufficio Politico del Comitato Centrale del PCC si è riunito il 30 luglio e ha deciso di convocare la IV Sessione Plenaria del XX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese a Pechino in ottobre. L’ordine del giorno principale include la relazione di lavoro dell’Ufficio Politico al Comitato Centrale e l’esame delle proposte per la formulazione del XV Piano Quinquennale 2026-2030 per lo Sviluppo Economico e Sociale Nazionale. La riunione ha anche analizzato l’attuale situazione economica e delineato le attività economiche per la seconda metà dell’anno. Xi Jinping, Segretario Generale del Comitato Centrale del PCC, ha presieduto la riunione.
L’incontro ha sottolineato che il XV Piano Quinquennale rappresenterà un periodo critico per la realizzazione sostanziale della modernizzazione ed il consolidamento delle fondamenta economiche. Il contesto di sviluppo della Repubblica Popolare della Cina sta affrontando cambiamenti profondi e complessi, con opportunità, rischi e sfide strategiche coesistenti, e fattori incerti e imprevedibili in aumento. Allo stesso tempo, le fondamenta economiche cinesi sono stabili, con numerosi vantaggi, una forte resilienza e un grande potenziale. Le condizioni di sostegno a lungo termine e le tendenze di fondo non sono cambiate. I vantaggi del sistema socialista con caratteristiche cinesi, i vantaggi dei mercati su larga scala, dei sistemi industriali completi e delle ricche risorse di talenti sono più evidenti.
Il vertice ha mantenuto la determinazione strategica sui punti più importanti: il rafforzamento della fiducia nei progressi, l’identificazione attiva dei cambiamenti rispondendo ad essi; ha concentrato gli sforzi nel portare a fine i compiti; ha posto il Paese in iniziative strategiche nella competizione internazionale e sta promuovendo importanti progressi relativi alla situazione generale della modernizzazione cinese.
L’incontro dell’Ufficio Politico ha sottolineato che durante il periodo del XV Piano Quinquennale, lo sviluppo economico e sociale deve aderire alla Teoria delle Tre Rappresentazioni.
La Teoria fu introdotta per la prima volta da Jiang Zemin, allora Segretario Generale del PCC, il 25 febbraio 2000, durante un giro di ispezione a Gaozhou, nel Guangdong. Durante la guida di Jiang, le Tre Rappresentazioni furono ufficialmente descritte come lo sviluppo del marxismo-leninismo, del Pensiero di Mao Zedong e del Pensiero di Deng Xiaoping. La teoria fu ratificata al XVI Congresso del PCC (8-14 novembre 2002) e fu inoltre inserita nella Costituzione cinese il 14 marzo 2004.
Questa Teoria si basa sull’applicazione e l’interpretazione data da Xi Jinping in merito al socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era, concentrando la costruzione di un Paese moderno in modo completo.
L’Ufficio Politico ha ribadito la necessaria attuazione in modo completo e accurato del nuovo concetto di sviluppo per mantenere la stabilità, il coordinamento e la promozione del piano strategico nazionale. Da qui accelerare la costruzione di un modello di sviluppo; coordinare la situazione interna e internazionale; promuovere il miglioramento effettivo della qualità economica e una crescita ragionevole della quantità, adottando misure concrete a favore della prosperità comune di tutti i popoli.
La riunione dell’Ufficio Politico ha concluso che, dall’inizio del 2025, con i consigli del Presidente Xi Jinping, tutte le regioni e i dipartimenti hanno intrapreso azioni proattive, superato le difficoltà e intensificato l’attuazione di politiche macroeconomiche più efficaci.
L’economia cinese ha mantenuto un progresso costante, con nuovi traguardi nello sviluppo di alta qualità. I principali indicatori economici hanno registrato buoni risultati; nuove forze produttive di qualità si sono sviluppate positivamente; le riforme e l’apertura hanno continuato ad approfondirsi; i rischi in settori chiave sono stati efficacemente prevenuti e risolti e le garanzie di sicurezza di base per i mezzi di sussistenza dei cittadini sono state ulteriormente rafforzate. L’economia cinese sta dimostrando forte vitalità e resilienza.
L’Ufficio Politico ha evidenziato che l’attuale funzionamento del sistema economico si trova ancora ad affrontare numerosi rischi e sfide. Si deve comprendere correttamente la situazione, rafforzare il senso di crisi, concentrarsi sulle agevolazioni, sfruttare al meglio le opportunità, il potenziale e i vantaggi di sviluppo e consolidare e ampliare lo slancio della ripresa economica.
Per svolgere un buon lavoro in ambito economico nella seconda metà del 2025 è necessario mantenere la continuità e la stabilità delle politiche; migliorare la flessibilità e la lungimiranza; badare a stabilizzare l’occupazione, le imprese, i mercati e le attese; promuovere vigorosamente la doppia circolazione nazionale e internazionale; impegnarsi a completare gli obiettivi e i compiti annuali di sviluppo economico e sociale per raggiungere la conclusione positiva del XIV Piano Quinquennale 2021-2025. I traguardi del XIV Piano Quinquennale sono stati e sono: uno sviluppo economico di alta qualità e autosufficienza tecnologica; la “doppia circolazione”, ovvero lo sviluppo della domanda interna e del commercio internazionale; e mira a raggiungere l’autosufficienza tecnologica; l’altro obiettivo chiave è la creazione di una società prospera.
L’Ufficio Politico ha sottolineato che le politiche macroeconomiche dovrebbero continuare a esercitare la loro forza e rafforzarsi al momento opportuno. Una politica fiscale più proattiva e una politica monetaria moderatamente accomodante dovrebbero essere attuate in dettaglio per dispiegare appieno gli effetti delle politiche. L’emissione e l’utilizzo di titoli di Stato dovrebbero essere accelerati per migliorare l’efficienza dell’impiego dei fondi. Le “tre promesse” (garanzie, assicurazioni e sussidi) per le organizzazioni di base saranno saldamente tutelate. La politica monetaria manterrà un’ampia liquidità e verrà promossa una riduzione dei costi complessivi del finanziamento sociale. Vari strumenti strutturali di politica monetaria saranno essere utilizzati efficacemente per rafforzare il sostegno all’innovazione scientifica e tecnologica, quali stimolare i consumi, favorire le piccole e microimprese, e stabilizzare il commercio estero. Le province economicamente sviluppate saranno sostenute nel loro ruolo di guida. La coerenza degli orientamenti di politica macroeconomica verrà rafforzata.
La riunione ha ribadito che è fondamentale liberare efficacemente il potenziale della domanda interna e attuare misure specifiche per stimolare i consumi. Parallelamente all’espansione del consumo di materie prime, si devono promuovere nuove aree di crescita per il consumo di servizi. La domanda dei consumatori deve essere ampliata, garantendo e migliorando al contempo i mezzi di sussistenza delle persone; come pure promuovere uno sviluppo di alta qualità dell’economia per stimolare gli investimenti privati ed espandere quelli più efficaci.
Questione importante è approfondire le riforme. Ciò significa continuare a utilizzare l’innovazione scientifica e tecnologica per guidare lo sviluppo di nuove forze produttive di qualità, accelerare lo sviluppo di settori chiave emergenti con competitività internazionale e promuovere la profonda integrazione e lo sviluppo dell’innovazione scientifica e tecnologica e dell’innovazione industriale. È fondamentale lo sviluppo di un mercato nazionale unificato con l’ottimizzazione costante della concorrenza di mercato; ossia badare alla concorrenza disordinata tra le imprese, a favore del rispetto delle leggi e dei regolamenti.
Promuovere la gestione delle capacità nei settori chiave vuol dire la standardizzazione delle pratiche locali di promozione degli investimenti, con lo stimolare la vitalità di tutti i tipi di entità commerciali.
Per quanto riguarda il commercio estero, l’Ufficio Politico ha sottolineato la necessità di ampliare l’apertura ad alto livello e stabilizzarne i fondamenti e gli investimenti esteri con l’aiutare le imprese del commercio estero più duramente colpite dalla pandemia; rafforzare il sostegno finanziario e promuovere lo sviluppo integrato del commercio. La riunione ha posto l’accento sull’ottimizzazione delle politiche di rimborso delle imposte sulle esportazioni e sullo sviluppo di piattaforme aperte di alta qualità, come le zone pilota di libero scambio.
La sessione ha sottolineato la necessità di prevenire e mitigare costantemente i rischi in aree chiave. Lo spirito della Conferenza centrale sul lavoro urbano (Pechino, 14-15 luglio 2025) deve essere pienamente attuato ed essere intraprese iniziative di riqualificazione urbana di alta qualità. I rischi di debito degli enti locali devono essere risolti attivamente e con prudenza, vietando severamente la creazione di nuovo debito occulto. La liquidazione delle piattaforme di finanziamento locali va promossa con vigore, ordine ed efficacia. Il mercato nazionale dei capitali occorre rafforzarlo nella sua attrattività e inclusività, consolidando il suo slancio di stabilizzazione e miglioramento.
Un ulteriore importante traguardo è l’importanza di garantire i mezzi di sussistenza dei cittadini. Ciò comporta sottolineare l’orientamento politico e dare priorità e promuovere l’occupazione per gruppi chiave come laureati, militari in pensione e lavoratori migranti. Attuare politiche a beneficio dei cittadini; migliorare un sistema di assistenza sociale articolato e categorizzato; rafforzare le fondamenta dell’agricoltura, delle aree rurali e degli agricoltori e mantenere prezzi ragionevoli per i cereali e i principali prodotti agricoli. Consolidare e ampliare i risultati ottenuti nella lotta alla povertà, assicurando che non si verifichino ricadute su larga scala nel settore della non-abbienza. Ossia dare sempre priorità alla sicurezza personale, rafforzare la produzione di sicurezza e la supervisione della sicurezza alimentare, compiere ogni sforzo per prevenire le inondazioni, e rafforzare la catena dei soccorsi di emergenza in caso di calamità, e garantire la fornitura di energia ed elettricità durante l’alta stagione estiva.
L’incontro ha dato rilievo alla necessità di mobilitare pienamente l’iniziativa di tutti i settori. I quadri dirigenti devono stabilire e mettere in pratica una corretta visione delle prestazioni e condurre il lavoro economico in conformità con la nuova filosofia di sviluppo. Gli imprenditori devono aprire la strada con coraggio e prendere l’iniziativa nella competizione di mercato con prodotti e servizi di alta qualità. Tutte le regioni e i dipartimenti devono sfruttare i risultati di uno studio approfondito e di una formazione per fornire un forte impulso allo sviluppo di alta qualità.
I mercati finanziari internazionali e i partner commerciali globali hanno osservato con attenzione i segnali che sono emersi da questa riunione. Come abbiamo visto l’incontro si è focalizzato su sviluppo di alta qualità, autosufficienza tecnologica, espansione della domanda interna e modernizzazione della governance. Alla luce delle tendenze attuali, la RP della Cina sta utilizzando strumenti istituzionali e innovazione politica per rafforzare la propria economia e, al contempo, offrire al mondo una nuova fonte di certezza.
Negli ultimi anni, la RP della Cina – nella propria determinazione strategica, ottenuta col principio della stabilità nel progresso – ha affrontato un contesto esterno complesso e pressioni interne dovute alla ristrutturazione economica,
Questo ha comportato la continuità e la stabilità delle politiche macroeconomiche, per mantenere l’economia entro una fascia di crescita ragionevole; la promozione della riforma strutturale dal lato dell’offerta, per ottimizzare le catene industriali e di innovazione; il rafforzamento della gestione dei rischi, in particolare nei settori finanziario, immobiliare e del debito locale.
Tale approccio stabile crea un ambiente politico prevedibile, rafforzando la fiducia degli investitori interni ed esterni.
Il prossimo IV Plenum del XX CC del PCC dovrebbe ribadire il ruolo centrale dell’innovazione tecnologica nello sviluppo economico. Oggi la RP della Cina sta accelerando l’espansione di nuove produttività legate all’intelligenza artificiale (destinata a potenziare manifattura, servizi e consumi), alle energie verdi (veicoli elettrici, fotovoltaico e sistemi di accumulo energia mantengono una posizione di leadership mondiale) e all’economia digitale (l’industria robotica e le attrezzature avanzate continuano a espandersi). La combinazione tra sostegno politico e dinamismo di mercato permette alla RP della Cina di compiere salti tecnologici e consolidare settori di frontiera.
Di fronte alla volatilità della domanda globale, l’espansione della domanda interna sarà una priorità del IV Plenum. Si prevedono nuove misure per stimolare i consumi, migliorare il benessere e ampliare la classe media.
Vi sono alcuni punti fondamentali da analizzate: l’upgrade dei consumi (servizi e consumi green che guideranno la crescita); l’urbanizzazione (sviluppo di cluster urbani e aree metropolitane da sostenete con investimenti in abitazioni, trasporti e servizi pubblici); l’economia digitale (piattaforme online, logistica intelligente ed e-commerce transfrontaliero). La domanda interna rafforzerà la resilienza economica e offrirà nuove opportunità di collaborazione internazionale.
Il IV Plenum riaffermerà probabilmente l’impegno verso un’apertura di alto livello (che non è solo una necessità per la RP della Cina, ma anche un’opportunità per il mondo); l’apertura istituzionale (avanzamento delle zone di libero scambio e del porto di libero scambio di Hainan); la cooperazione internazionale (ulteriore sviluppo della Belt and Road Initiative e di progetti digitali e verdi);l’ambiente per gli affari (miglioramento delle politiche per gli investimenti esteri, permettendo alle imprese globali di beneficiare della crescita cinese). Questa strategia di apertura rafforza la fiducia dei mercati e stabilizza le catene di approvvigionamento mondiali.
Combinando i fondamentali economici con i probabili segnali politici, emergono alcune tendenze chiare. Nel breve periodo la RP della Cina manterrà politiche stabili e mercato solido, con rischi sotto controllo; nel medio-lungo periodo, innovazione, transizione verde e apertura rimarranno i pilastri dello sviluppo di alta qualità; a livello internazionale la RP della Cina offrirà un mercato più vasto, maggiore capacità innovativa e una governance più trasparente, attirando capitali e rafforzando i legami commerciali.
In un contesto globale caratterizzato da incertezze, la RP della Cina sta fornendo al mondo una rara forma di certezza attraverso politiche stabili, percorsi di sviluppo innovativi e una strategia di cooperazione aperta.
Il IV Plenum del XX CC del PCC rappresenterà un punto chiave di questa traiettoria, segnando l’ingresso dell’economia cinese in una nuova fase di sviluppo di alta qualità. E ciò per il mondo significa maggiori opportunità di collaborazione, più benefici condivisi e, soprattutto, che la fiducia prevarrà sulla paura e il futuro sulle incertezze.

Giancarlo Elia Valori

lunedì 11 agosto 2025

Un ricordo di Zemfira Sulejmanova, attivista de "L'Altra Russia di Eduard Limonov". Articolo di Luca Bagatin

 

Il 15 agosto di quest'anno, ricorre il terzo anniversario della tragica morte di Zemfira Sulejmanova, militante del partito nazionalbolscevico “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, fondato dallo scrittore dissidente russo Eduard Limonov (1943 - 2020), dalle ceneri del Partito NazionalBolscevico, unico partito politico ad essere stato ingiustamente messo fuorilegge in Russia, nel 2007, con l'infondata accusa di “teppismo”. Accusa e messa al bando sconfessata dalla sentenza del 2021 della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, che ha considerato la messa al bando del partito di Limonov una violazione dei diritti umani.

Nata nel 1997, Zemfira Sulejmanova, era un'attivista di Nižnij Novgorod, oltre che aspirante giornalista.

Stava portando aiuti umanitari e seguendo, da reporter, il conflitto russo-ucraino, per il canale WarGonzo, fondato da alcuni militanti del partito di Eduard Limonov e chiaramente ispirato al “giornalismo Gonzo”, ideato dal giornalista e scrittore statunitense Hunter S. Thompson (1937 - 2005).

Il minibus sul quale Zemfira viaggiava, è esploso sopra a una mina anticarro ucraina, sganciata da un drone, nei pressi di Donetsk, il 15 agosto 2022.

Non c'è stato più nulla da fare per la ragazza, che, senza un braccio e le gambe, è sopravvissuta solo altre cinque ore.

Zemfira Sulejmanova, come la gran parte degli attivisti del partito di Limonov, non solo era giovane e bella, ma era anche un'artista.

E' sempre stata molto attiva nelle campagne anti-governative e, con vari video ironici e artisticamente accattivanti, sui social network (in particolare TikTok) – molto visualizzati - aveva denunciato il regime di Putin e la mancanza di elezioni effettivamente libere (A “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, partito di sinistra patriottica, ad esempio, è sempre stato vietato di presentare liste elettorali ed ancora oggi i suoi attivisti vengono arrestati).

Allo stesso tempo, come Limonov denunciò a partire dal 1992, puntava il dito contro il nazionalismo ucraino e quello di tutte le repubbliche post-sovietiche, animato dall'odio nei confronti dei russi.

Limonov, che peraltro visse in gioventù nelle zone dell'attuale conflitto, come scrisse nel saggio “Anatomia dell’Eroe”, pubblicato nel 1997, temeva (e fu profetico) che in Ucraina sarebbe accaduta una situazione simile al conflitto nell’ex Jugoslavia, ove i nazionalismi di estrema destra sarebbero scoppiati e i russi, in quei territori, sarebbero stati repressi.

Limonov, nel voler proteggere i russi nelle Repubbliche post-sovietiche (non solo in Ucraina, ma anche in Kazakistan, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia ecc…), auspicava anche delle rivoluzioni popolari di matrice socialista, che avrebbero dovuto rovesciare il regime liberal-capitalista di Vladimir Putin, a Mosca.

E avrebbe voluto ricostituire l'URSS, attraverso il socialismo popolare, non burocratico, dal basso, come nelle idee dei primissimi Soviet leninisti.

In famiglia, Zemafira, che è sempre stata una ragazza estremamente coraggiosa, era chiamata “Xena”, in onore della regina guerriera della celebre, omonima, serie televisiva.

Le ultime immagini, prima della scomparsa, la ritraggono con un cane randagio che aveva incontrato nel corso del suo breve reportage e che stava salvando dalla guerra.

Aveva 25 anni. E li avrà per sempre.

Luca Bagatin

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sabato 9 agosto 2025

Cuba e il Venezuela rispondono alle solite inopportune interferenze USA. Articolo di Luca Bagatin

Ancora una volta, il regime di Washington, che sia retto dalla cricca “democratica” o “repubblicana”, tenta di interferire negli affari interni di altri Paesi, guarda caso governati da socialisti.

Ancora una volta viene puntato il dito contro il Presidente socialista del Venezuela, Nicolas Maduro, rieletto nel luglio 2024 con il 51,95% dei voti e la cui coalizione elettorale, socialista e bolivariana, il Gran Polo Patriottico, ha recentemente vinto le elezioni amministrative.

Il governo di Trump, infatti, ha aumentato a 50 milioni di dollari la ricompensa per l'arresto del Presidente Maduro. Accusato ingiustamente di narcotraffico.

Immediata la reazione del governo socialista cubano, altro governo storicamente nel mirino del regime a Stelle e Strisce.

Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista Cubano e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, su X, ha pubblicato un messaggio condannando le azioni di Washington, scrivendo che il governo USA “si presenta come un “giudice globale” per giustificare le sue misure illegali e unilaterali”.

Il Ministro degli Esteri della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Yván Gil, ha da parte sua definito “patetica” la cosiddetta “taglia” di 50 milioni di dollari sul Presidente Maduro e ha definito, tale misura, un “circo mediatico” atto a compiacere l'estrema destra che governa gli USA e che ciò dimostra che la recente vittoria socialista e bolivariana alle elezioni amministrative in Venezuela, ha infastidito ulteriormente l'amministrazione Trump.

Luca Bagatin

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venerdì 8 agosto 2025

Il “Blocco Elettorale Patriottico dei Socialisti, dei Comunisti, del Cuore e del Futuro della Moldavia” pronto a sconfiggere la destra liberal capitalista in Moldavia. Articolo di Luca Bagatin

 

Ufficializzata la presenza, alle elezioni parlamentari moldave del prossimo 28 settembre, della lista di sinistra patriottica, maggiore oppositrice del governo liberal capitalista attualmente in carica in Moldavia.

Il “Blocco Elettorale Patriottico dei Socialisti, dei Comunisti, del Cuore e del Futuro della Moldavia” è stato, infatti, ufficialmente registrato presso la Commissione elettorale centrale.

Tale lista, presentata già in conferenza stampa alla fine di luglio, comprende il Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldavia (PSRM), guidato dall'ex Presidente della Repubblica di Moldavia Igor Dodon; il Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldavia (PCRM), guidato da Vladimir Voronin; il Partito Repubblicano Cuore della Moldavia (o Inima Moldovei), guidato dall'ex governatrice comunista della Gagauzia, Irina Vlah e il Futuro della Moldavia, guidato dall'ex Primo Ministro comunista Vasile Tarlev.

La lista si propone l'obiettivo di porre fine all'attuale governo liberal capitalista e guerrafondaio, retto dalla liberale Maia Sandu e promuove un programma fondato sulla giustizia sociale; sul primato del settore pubblico nell'economia; sul recupero della sovranità nazionale e sul dialogo e la cooperazione con tutti i Paesi, recuperando il dialogo con la Federazione Russa.

Alla conferenza stampa di presentazione della lista, nel luglio scorso, i rappresentanti di tale blocco elettorale, avevano affermato che le prossime elezioni, in Moldavia, rappresenteranno uno spartiacque fra due modelli differenti: “Da un lato ci sono i partiti unionisti europei centristi. D'altra parte c'è la nostra proposta sovranista, il movimento per salvare il futuro della Moldavia, che cerca di porre fine alla dittatura di Soros e dei globalisti nella Repubblica moldava”.

Interessante anche il simbolo scelto per rappresentare tale blocco elettorale e che riassume i partiti che lo compongono.

Spiccano il bianco e il rosso, simbolo della purezza del cuore e del socialismo. Sono presenti la stella rosso-bianca dei socialisti e un cuore rosso, che racchiude una falce e martello bianca.

Luca Bagatin

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Prospettive di cooperazione economica fra Unione Europea e Repubblica Popolare della Cina e visioni globali. Articolo del prof. Giancarlo Elia Valori

 

L’economia globale sta attraversando una fase di profonda trasformazione: tensioni geopolitiche, ritorno del protezionismo e ristrutturazione delle catene di approvvigionamento rendono sempre più complesso l’ambiente commerciale internazionale. Negli ultimi anni, gli accordi commerciali tra UE e Stati Uniti d’America hanno suscitato crescenti critiche in Europa, poiché considerati penalizzanti per l’autonomia strategica e la competitività europea. In questo contesto, rafforzare la cooperazione economica tra la Repubblica Popolare della Cina e l’Unione Europea non è solo una necessità contingente, ma una scelta strategica per il futuro.
Alcuni punti di riflessione sono i seguenti.
Lo sviluppo verde si deve porre contro la dipendenza dal fossile. L’opinione pubblica europea sottolinea che gli accordi con gli Stati Uniti d’America hanno comportato un forte aumento delle importazioni di energia fossile a prezzi elevati, e questo grava su imprese e famiglie. Inoltre la dipendenza dal fossile ostacola la transizione energetica, in quanto v’è un impatto ambientale che aumenta le emissioni e contraddice gli obiettivi climatici.
Al contrario, la RP della Cina esporta prodotti per energie rinnovabili a costi competitivi e tecnologia avanzata, come pannelli fotovoltaici, turbine eoliche e sistemi di accumulo. Queste forniture permettono di ridurre i costi della transizione verde europea, nonché accelerare l’aggiornamento del mix energetico, e favorire la protezione del clima e dell’ambiente globale.
L’energia rappresenta oggi uno dei settori più promettenti per un salto di qualità nella cooperazione sino-europea. Si intravvede in essa una complementarità industriale per costruire insieme avanzate catene del valore. Del resto le economie di RP della Cina e UE sono altamente complementari: l’Europa eccelle in tecnologia avanzata, standard verdi e capacità di innovazione; la RP della Cina possiede una catena produttiva completa, capacità manifatturiera su larga scala e accesso ai mercati emergenti. Collaborando in settori come manifattura intelligente, digitalizzazione e mobilità verde, le due parti possono aprire mercati reciproci; integrare catene industriali e di innovazione; creare nuovi stimoli di crescita.
In un contesto di catene di approvvigionamento globali instabili, questa complementarità rafforza la competitività e la resilienza di entrambe le economie. L’aumento del protezionismo e delle barriere commerciali ha fatto crescere i costi del commercio globale. L’UE esprime preoccupazione per un’eccessiva dipendenza dall’anzidetto mercato unico monodiretto poiché solo la liberalizzazione del commercio è l’antidoto al protezionismo.
Rafforzare i legami economici con la RP della Cina consente di diversificare i rischi; ampliare gli scambi e gli investimenti bilaterali; permette di attenuare le tensioni politiche internazionali; e ciò significa promuove un ordine economico mondiale più aperto e multipolare.
Attraverso l’integrazione tra la Belt and Road Initiative e le strategie digitali e verdi dell’UE, la cooperazione sino-europea può svolgere un ruolo costruttivo nella governance commerciale globale. Attualmente le sfide globali rappresentano una responsabilità condivisa quali clima, sicurezza energetica, ripresa economica: sfide che nessun Paese può affrontare da solo. Sul clima la RP della Cina e l’UE condividono l’impegno per gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (22 aprile 2016). In merito all’innovazione tecnologica: è necessario ribadire lo sviluppo congiunto di energie pulite, intelligenza artificiale e industrie low-carbon, i quali condurranno a benefici mondiali.
Sulla governance internazionale è necessario un maggiore coordinamento sino-europeo, che contribuisca a rafforzare equilibrio e stabilità nell’ordine mondiale. Queste responsabilità condivise elevano la cooperazione sino-europea oltre l’ambito economico, a una dimensione strategica e al contempo umana.
Di fronte ad una energia costosa, ad ansie per la sicurezza industriale e incertezze nella governance globale, l’Europa nel complesso e l’UE nello specifico hanno bisogno di nuove partnership.
La cooperazione con gli Stati Uniti d’America, come abbiamo sottolineato sopra, comporta costi economici ed ambientali elevati; al contrario la cooperazione con la RP della Cina offre opportunità di sviluppo verde, efficiente e orientato al futuro.
Rafforzare i legami economici tra la RP della Cina e l’Unione Europa non solo risponde agli interessi di entrambe le parti, ma si lega anche alle esigenze dello sviluppo sostenibile mondiale.
In un pianeta minacciato da divisioni, la collaborazione tra RP della Cina ed Europa può garantire prosperità reciproca e portare stabilità e fiducia a livello globale.
E nel contesto di una profonda trasformazione dell’economia mondiale, la RP della Cina si trova oggi al crocevia tra percezioni mediatiche e realtà economica che mirano a prospettive di fiducia generali. Mentre nei Paesi occidentali prevalgono narrazioni incentrate su rallentamento e rischi – un’altra storia, più rilevante e concreta, sta emergendo: la RP della Cina guida una nuova ondata di competitività globale attraverso innovazione e upgrading industriale.
È innegabile che pure l’economia cinese stia vivendo le difficoltà di una fase di transizione: correzione del settore immobiliare, fiducia dei consumatori in recupero, frizioni geopolitiche. Tuttavia, questi ostacoli non hanno fermato l’emergere di nuovi motori di crescita, che testimoniano la resilienza reale dell’economia di quel Paese. I nuovi fattori sono: 1) intelligenza artificiale destinata a diventare il principale motore di sviluppo nei prossimi dieci anni; 2) veicoli elettrici ed energie verdi: la RP della Cina occupa già una posizione di leadership mondiale; 3) manifattura avanzata: robotica industriale, semiconduttori e smart manufacturing rafforzano la quota globale del Paese.
Queste forze endogene stanno ridefinendo la struttura industriale cinese e offrono sostegno stabile alle catene di fornitura globali.
Nei recenti anni, la politica economica cinese si è spostata da un approccio basato sul contenimento del rischio verso una fase che mira a stimolare l’innovazione e liberare il potenziale del mercato; quindi si tratta di una svolta nelle politiche di controllo all’empowerment.
Intervengono il sostegno alle imprese private e al settore tecnologico per attrarre capitali e accelerare l’innovazione; l’espansione della domanda interna e promozione dei consumi per sostituire il modello trainato dagli investimenti; le politiche verdi che integrano transizione energetica e upgrading industriale, rafforzando il ruolo della RP della Cina nella governance climatica globale.
Tale evoluzione normativa non solo stabilizza le aspettative interne, ma crea anche nuove opportunità per la cooperazione internazionale, scoprendo l’alto potenziale in un mercato sottovalutato. Il mercato dei capitali cinese presenta oggi valutazioni generalmente contenute, ma con un potenziale di crescita elevato. Un numero enorme di società quotate, con margini di crescita ancora inespressi; aziende leader nei settori predetti quali intelligenza artificiale, energie rinnovabili ed economia digitale continuano a crescere rapidamente.
La bassa partecipazione di investitori stranieri indica ampie opportunità di rendimento; la combinazione tra valutazioni basse e prospettive di crescita robuste rende il mercato cinese particolarmente attraente per chi investe con orizzonte di lungo periodo.
La RP della Cina non è solo beneficiaria del proprio sviluppo, ma rappresenta anche un attore chiave nelle reti globali di commercio e investimento per un’opportunità di cooperazione totalizzante.
Il suo vasto mercato e la catena di fornitura completa offrono una piattaforma stabile per la collaborazione internazionale; l’innovazione tecnologica e la transizione verde pongono spazi di cooperazione con partner di tutto il mondo; l’espansione dei progetti infrastrutturali e l’apertura dei mercati rafforzano la connettività globale e il dialogo economico. L’interazione favorisce non solo l’ottimizzazione delle catene di valore, ma contribuisce anche alla stabilità e alla crescita dell’economia mondiale.
Il futuro dell’economia cinese è una storia di resilienza, innovazione e opportunità. Le sfide sono reali, ma non oscurano le tendenze di lungo periodo. Per gli investitori, guardare alla RP della Cina con una prospettiva strategica significa cogliere uno dei mercati più promettenti al mondo; per i partner commerciali, approfondire la cooperazione con la RP della Cina vuol dire acquisire vantaggi in una fase di ristrutturazione delle catene di fornitura globali.
Nel prossimo decennio, la RP della Cina non sarà soltanto parte della narrazione del rischio, ma diventerà una delle principali fonti di fiducia per l’economia globale. Per chi possiede visione strategica e pazienza, l’economia cinese sta scrivendo un capitolo nuovo e coinvolgente: una storia di innovazione e sviluppo per una prosperità condivisa da tutti i Paesi del mondo che siano in buona fede.

Giancarlo Elia Valori

sabato 2 agosto 2025

L'UE non ne ha azzeccata una. Articolo di Luca Bagatin

 

L'UE, in questi decenni, ma soprattutto anni, non ne ha azzeccata una.

Anziché gettare acqua sul fuoco, ha preferito sostenere e armare una autocrazia (che ha messo al bando l'opposizione di sinistra), né appartenente all'UE, né alla NATO. Seguendo peraltro i desiderata della famiglia Biden.

Del resto, le cose sarebbero forse andate diversamente se si fosse ascoltato ciò che Silvio Berlusconi, forse l'ultimo e unico vero leader della Seconda Repubblica (il cui unico vero errore fu di sdoganare missini e leghisti), diceva e scriveva già il 9 maggio 2015, in una lettera, sul Corriere della Sera, riportata anche sul suo profilo Facebook:

Caro direttore, l’assenza dei leader occidentali alle celebrazioni a Mosca per il settantesimo anniversario della Seconda guerra mondiale è la dimostrazione di una miopia dell’Occidente che lascia amareggiato chi, come me, da presidente del Consiglio ha operato incessantemente per riportare la Russia, dopo decenni di Guerra fredda, a far parte dell’Occidente”.

E proseguiva, fra le altre cose, scrivendo: “È vero, con la Russia ci sono delle serie questioni aperte. Per esempio la crisi ucraina. Ma sono problemi che è ridicolo pensare di risolvere senza o contro Mosca. Anche perché in Ucraina coesistono due ragioni altrettanto legittime, quelle del governo di Kiev e quelle della popolazione di lingua, cultura e sentimenti russi. Si tratta di trovare un compromesso sostenibile fra queste ragioni, con Mosca e non contro Mosca”.

Egli peraltro, nel febbraio 2023, affermò: “Io a parlare con Zelensky se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili: bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto, quindi giudico, molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.

Inascoltato anche e soprattutto dai suoi, che hanno fatto e continuano a fare l'opposto di ciò che egli disse e promosse.

Suoi che, come i post-comunisti (PD and Co.) e i loro alleati, non hanno minimamente una politica estera seria e chiara, come diversamente Berlusconi proponeva: multipolare, dialogante, con un Occidente che – pragmaticamente – arginasse ogni forma di estremismo.

Anche relativamente al Medio Oriente, l'UE, non ha una politica seria e coerente, quando sarebbe invece necessario lavorare, anche lì, per una mediazione, per riconoscere lo Stato della Palestina, lottare contro il terrorismo, per il rilascio degli ostaggi e arginare governi che bombardano i civili.

Non ne parliamo, poi, della questione dei dazi, ove, ancora una volta, la dirigenza UE si è inchinata ai desiderata del Presidente USA di turno.

Un Trump che, peraltro, oggi dice una cosa, poi ne fa un'altra e... chissà, ne farà e dirà altre ancora, dimostrando assai poca coerenza e molta inconsistenza nella sua leadership.

Del resto, anche i bambini sanno che i dazi sono un danno economico per tutti e, nel medio-lungo periodo, finiranno per ritorcersi contro gli stessi USA.

In tempi di globalizzazione, di e-commerce, di Intelligenza Artificiale, del resto, nessun Paese è e può essere autosufficiente. Ogni divisione ideologica è, dunque, controproducente e profondamente sciocca.

L'arroccamento su posizioni ideologiche, estremiste, vetero-conservatrici, assunte dalla dirigenza di USA e UE, appare tanto assurdo quanto profondamente controproducente.

Il già Ministro degli Esteri Gianni De Michelis (dal 1989 al 1992), che ebbi l'onore di conoscere una ventina di anni fa, riconobbe tanto la necessità di integrare la Russia nel sistema europeo, quanto riconobbe l'importanza del nuovo corso socialista riformista intrapreso dalla Repubblica Popolare Cinese, da Deng Xiaoping in poi.

Ovviamente inascoltato, se pensiamo anche che fu ingiustamente travolto, come accadde a molti politici della sua epoca e generazione, nell'ambito della falsa rivoluzione di Tangentopoli.

Da allora in poi, sappiamo com'è andata.

Il socialismo, in Italia e Europa, è pressoché scomparso. In Italia sono stati sdoganati post-fascisti e post-comunisti (che hanno ampiamente malgovernato il Paese e che ben presto sono diventati fondamentalisti atlantisti). I partiti democratici di Centro-Sinistra (l'unico, vero e inimitabile, non certo il caravanserraglio del PD and Co.), sono stati completamente distrutti e sono scomparsi (lasciamo stare i cespuglietti che oggi si richiamano ad alcuni di quei gloriosi partiti della gloriosa Prima Repubblica...).

Mentre i Paesi BRICS crescono e lavorano per un nuovo ordine multipolare, più equo e più giusto, noi siamo ancora fermi alla mentalità da Guerra Fredda.

Alle guerre economiche e agli inutili riarmi.

Quando, diversamente, sarebbe necessario un mondo più unito, con un'unica alleanza militare globale (come peraltro proposto recentemente anche dal Presidente socialista colombiano Gustavo Petro) e magari anche con un'unica moneta mondiale, come teorizzato dall'ottimo prof. Giancarlo Elia Valori (egli in particolare, in un suo interessante articolo scrisse: quando tutte le persone avranno coscienza di essere uguali, e di avere parità di condizioni economiche e benessere, potrebbe essere possibile unificare la moneta mondiale. Un’unica moneta come frutto di un’acquisizione prima di tutto umana e psicologica, e solo dopo di fattori macro- o microeconomici”).

Le sfide che abbiamo davanti sono molto serie e un mondo diviso non potrà che aggravarle e renderle sempre più impervie.

Con l'Intelligenza Artificiale, adeguatamente governata, potremmo avere un valido supporto per il comparto sanitario e della sicurezza interna e internazionale.

Ma senza una classe dirigente all'altezza, tutto ciò potrebbe essere vanificato.

Non saranno gli estremismi, i fondamentalismi, gli arroccamenti ideologici nei quali si è infilato il cosiddetto Occidente che potranno esserci d'aiuto.

L'Europa unita (se mai lo sia stata davvero), ha smesso da tempo di essere quel baluardo di equilibrio, ragionevolezza, pragmatismo, welfare. Ma si è trasformata nel suo contrario.

Diversamente, tale ruolo, è stato assunto dalla Repubblica Popolare Cinese del socialista riformista Xi Jinping, che, con moderazione e ragionevolezza, promuove una “comunità umana dal futuro condiviso”, sostenendo il Sud del Mondo, dialogando e commerciando con tutti e gettando acqua sul fuoco dei conflitto globali.

Anche il Brasile del socialista Lula, sta svolgendo un ruolo simile. Il Presidente Lula, anche recentemente, ha ribadito peraltro la necessità di diffondere democrazia, affermando al summit di Santiago del Cile, del 21 luglio scorso: “In questo momento in cui l'estremismo sta cercando di far rivivere pratiche interventiste, dobbiamo agire insieme. Difendere la democrazia non è responsabilità esclusiva dei governi; richiede la partecipazione attiva del mondo accademico, dei parlamenti, della società civile, dei media e del settore privato”.

Più democrazia, più investimenti nel welfare, nel comparto sanitario, nell'Intelligenza Artificiale (per il benessere della comunità, non per i giochini da smartphone), più cooperazione internazionale. Più meritocrazia nella selezione della classe dirigente.

Più sinergia con i Paesi BRICS e meno dipendenza e sudditanza nei confronti degli ideologici USA.

Di questo avremmo necessità.

Mi spiace, come spesso mi accade, scrivere nelle conclusioni che sono molto, molto pessimista in merito.

Perché, purtroppo, credo che si proseguirà inesorabilmente, invece, nell'ideologismo e nel fondamentalismo controproducente nel quale ci si è già infilati e tutto ciò finirà per disgregare l'Europa e non per unirla. Per impoverirla e non per migliorare le condizioni dei suoi cittadini.

Per svenderla e non per renderla parte di una comunità globale, nell'ambito della quale prosperare, assieme a tutti gli altri Paesi del mondo.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

venerdì 1 agosto 2025

Summit dei Movimenti di Liberazione in Sudafrica. Il Presidente Ramphosa: "Sostenere la visione di un ordine mondiale multipolare, multiculturale, equo, inclusivo e giusto". Articolo di Luca Bagatin

 

Dal 25 al 28 luglio scorso, in Sudafrica, a Johannesburg, si è tenuto il Summit dei Movimenti di Liberazione, ospitato dall'African National Congress (ANC), partito di governo socialista democratico e populista di sinistra.

Al Summit erano presenti rappresentanti del Movimento di Liberazione Popolare dell'Angola; dell'Organizzazione Popolare dell'Africa Sudoccidentale della Namibia (SWAPO); del Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO); dell'Unione Nazionale Africana dello Zimbabwe - Fronte patriottico (ZANU-PF); del Chama Cha Mapinduzi, ovvero del Partito Rivoluzionario della Tanzania (CCM); del Partito Comunista Cinese; del Partito Comunista di Cuba; del Fronte di Liberazione Nazionale dell'Algeria; del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale del Nicaragua; del Fronte Nazionale del Borswana; del Partito Democratico del Botswana e di Russia Unita. Sono giunti, peraltro, i saluti anche da parte del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF).

Tema del Summit: “Difendere le conquiste della liberazione, promuovere lo sviluppo socioeconomico integrato, rafforzare la solidarietà per un'Africa migliore”.

Nel suo discorso introduttivo, il Presidente del Sudafrica e leader dell'ANC, Cyril Ramphosa, ha affermato che “Insieme, i nostri movimenti sono stati forgiati nel calderone della lotta anti-apartheid e anticoloniale. Oggi, insieme, dobbiamo essere nuovamente forgiati nel fuoco di una nuova lotta. La lotta per la giustizia sociale ed economica per il nostro popolo, l'unità regionale, l'integrazione e la sovranità in un ordine globale sempre più ostile”.

Egli ha aggiunto che: “Ci riuniamo quest'anno in occasione del 64° anniversario dell'indipendenza della Tanzania, del 50° anniversario dell'Indipendenza di Angola e Mozambico, del 45° anniversario dell'indipendenza dello Zimbabwe e del 35° anniversario dell'indipendenza della Namibia. È un momento non solo di celebrazione, ma anche di riflessione critica. Dobbiamo onorare la memoria dei nostri giganti fondatori: Julius Nyerere, Eduardo Mondlane, Samora Machel, Agostinho Neto, Sam Nujoma, Robert Mugabe, Joshua Nkomo, Kenneth Kaunda, Oliver Tambo, Nelson Mandela e molti altri”.

Il Presidente Ramphosa ha infatti sottolineato che “La loro visione, il loro coraggio, la loro audacia, la loro bravura e il loro sacrificio hanno gettato le basi dell'Africa meridionale libera in cui viviamo oggi. Ricordiamo con profonda riverenza il compagno Sam Nujoma e il compagno Hage Geingob della Namibia, recentemente scomparsi, fedeli sostenitori della SWAPO e combattenti per tutta la vita per la giustizia, l'uguaglianza e la dignità. Anche noi, qui in Sudafrica, ricordiamo il recentemente scomparso David Dabede Mabuza, ex Presidente della Repubblica del Sudafrica e dell'African National Congress”.

Egli ha fatto presente come “l'Europa si è sviluppata attraverso lo stesso sottosviluppo dell'Africa” e come sia necessario “respingere la xenofobia in tutte le sue forme”.

In tal senso ha sottolineato che “La nostra libertà è stata conquistata non solo dalle instancabili lotte dei nostri popoli, ma anche dagli sforzi di persone provenienti da tutto il mondo”.

E come, sulla base di tale esperienza, “riaffermiamo il nostro sostegno ai popoli della Palestina, del Sahara Occidentale e di Cuba. Condanniamo con la massima fermezza i crimini contro l'umanità e il genocidio commessi dallo Stato di apartheid di Israele contro il popolo palestinese. Siamo particolarmente inorriditi dalla deliberata fame inflitta alla popolazione di Gaza.

Chiediamo allo Stato di Israele di consentire l'ingresso e la distribuzione di cibo e aiuti essenziali tra i palestinesi affamati. Chiediamo la fine immediata dei bombardamenti incessanti sui civili e della distruzione delle loro case, dei loro ospedali, dei loro luoghi di culto. Chiediamo al mondo di fermare l'uccisione di bambini e neonati per fame”. Sottolineando come “La nostra posizione rimane molto chiara. La liberazione è indivisibile. Non saremo veramente liberi finché tutti non saremo liberi…”.

Il Presidente Ramphosa ha proseguito affermando che “Dovremmo sostenere la visione di un ordine mondiale multipolare, multiculturale, equo, inclusivo e giusto. Dovremmo chiedere la riforma delle istituzioni di governance politica ed economica globale, la fine delle sanzioni unilaterali e la creazione di un sistema di governance globale giusto, radicato nella dignità e nell'equità. Collaborando con forze affini in tutto il mondo, dobbiamo essere gli architetti del nuovo ordine mondiale che cerchiamo”.

Il capo del Dipartimento internazionale del Partito Comunista Cinese (PCC), Liu Jianchao, è successivamente intervenuto portando i saluti dei 100 milioni di membri del PCC e del Presidente e Segretario Generale Xi Jinping.

Egli ha esaltato la lotta di liberazione economica e di rinascita delle civiltà africane, liberatesi dal giogo del colonialismo europeo, ricordando anche le lotte di Nelson Mandela. Egli ha altresì fatto presente come la stessa Cina abbia affrontato un percorso lungo e difficile verso l'emancipazione e la modernizzazione, che l'ha portata, attraverso la saggia guida del PCC, ad essere la seconda economia del mondo.

Relativamente all'Africa, Liu Jianchao ha affermato che “La Cina sosterrà l'Africa nel coltivare i motori della modernizzazione, vale a dire un'industrializzazione verde, equilibrata e sostenibile, la modernizzazione agricola e una forza lavoro qualificata per trasformare ogni risorsa, le ricche risorse e il dividendo demografico in veri e propri motori di crescita. E la Cina sosterrà l'Africa nel rivitalizzare le civiltà africane e nel trarre forza dalla sua splendida civiltà nel cammino verso la modernizzazione. Come disse una volta il compagno Nelson Mandela, la rinascita africana è ormai più di un'idea”.

E' stato inoltre letto un messaggio da parte del Partito Comunista della Federazione Russa, nel quale si afferma, fra le altre cose, che “Siamo orgogliosi che l'Unione Sovietica, guidata dal Partito Comunista, abbia dato un contributo significativo al sostegno della lotta di liberazione. Migliaia di attivisti dei vostri movimenti hanno ricevuto formazione nelle scuole e nelle università militari dell'allora Unione Sovietica. I nostri ufficiali militari hanno lavorato nei campi del movimento di liberazione in Africa. I diplomatici sovietici hanno difeso i vostri legittimi interessi alle Nazioni Unite. Abbiamo fornito questo supporto nonostante l'Occidente cercasse di etichettarvi come terroristi. Oggi, il potere politico appartiene ai governi democratici che riflettono gli interessi del popolo”.

Secondo i rappresentanti dell'African National Congress, partito che governa il Sudafrica, “L'ANC ritiene che la sopravvivenza politica, economica e culturale dell'eredità di liberazione dell'Africa meridionale richieda un'onesta introspezione, un apprendimento condiviso e un'unità concreta”.

In tal senso “Il Summit promuoverà quadri di collaborazione interpartitica, integrazione regionale, coinvolgimento dei giovani e governance delle risorse sovrane. Riaffermando valori condivisi e rafforzando alleanze, il Summit dei Movimenti di Liberazione del 2025 traccerà un percorso che protegga le conquiste del passato e costruisca al contempo un futuro africano giusto, inclusivo e autodeterminato”.

Il prossimo vertice dei Movimenti di Liberazione africana e panafricana, sarà ospitato dal Partito Rivoluzionario della Tanzania (CCM), che al momento governa in Paese, guidato da Samia Suluhu Hassan e che sarà anche la candidata alle elezioni presidenziali e parlamentari del 29 ottobre prossimo.

L'Africa sovrana e socialista, sostenuta dai BRICS, c'è e ribadisce e sostiene quella giustizia e quell'ordine internazionale equo e giusto, troppo spesso violato da chi ha fatto del colonialismo, del razzismo, del suprematismo e dell'ipocrisia, la sua bandiera.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it