Da qualche tempo, un po' come tutti, del resto, rifletto sull'Intelligenza Artificiale e sull'impatto che essa ha e può avere sulla vita di tutti i giorni. In particolare il suo utilizzo privato e di “libero”, per così dire, accesso a tutti.
Di questo mi è capitato, soprattutto recentemente, di confrontarmi – spesso telefonicamente - con l'amico Giorgio Pizzol, che ha scritto molto in merito, anche un saggio, parlando delle sue esperienze con ChatGpt e simili.
Stimo molto Giorgio, anche per il suo passato di Senatore della Repubblica Italiana nelle fila socialiste e per la sua curiosità nei confronti delle nuove tecnologie.
Le nuove tecnologie, del resto, le usiamo tutti e io stesso ne sono pressoché schiavo. Sia nel bene che nel male e qui, vorrei entrare nel merito, perché per qualche settimana ho voluto cimentarmi anch'io nell'uso di ChatGpt.
L'ho fatto alla mia maniera, nel senso che amo i racconti e le poesie e ho voluto testarlo in questo senso.
Ho notato come questo strumento di IA, sia pressoché totalmente in grado di costruire racconti, articoli, poesie, al punto che, se ancor più perfezionato, potrebbe arrivare più che tranquillamente a sostituire tutti noi che, della scrittura, ma anche della lettura, abbiamo fatto non solo una professione, ma anche la nostra ragion d'essere.
Scrivere è anche ragionare. Se dai qualche breve imput a ChatGpt, lei ragiona per te (e forse anche meglio di te), attingendo a tutto lo scibile della rete e forse anche oltre.
In sostanza, è divertente, ma ti toglie il piacere, anzi, la possibilità di ragionare e di ricercare con la tue testa. ChatGpt fa tutto per te. Ti disegna persino le immagini che vuoi.
Con ChatGpt potresti fare persino a meno di leggere un romanzo. Lei lo scrive per te, con qualche piccolo input da parte tua che le suggerisca la direzione da prendere (ho passato interi pomeriggi a leggere racconti che ChatGpt ha scritto solo con qualche suggerimento da parte mia e le ho persino fatto scrivere un articolo CON IL MIO STILE – che non ho voluto pubblicare, ovviamente - e io non ho minimamente faticato).
Il bengodi per i pigri, che non amano lo studio. Il bengodi anche per quei giornalisti/scrittori che non hanno voglia di scrivere. Danno quattro imput e ecco tutto pronto: articolo e, volendo, anche un romanzo e altro ancora.
Stupefacente, ma a me, tolto il divertimento da "bambino che scarta i regali a Natale", tutto ciò intristisce. Anzi, inquieta.
Già il web, che io stesso iniziai a usare oltre vent'anni fa, aprendo un blog, ha ucciso, nei fatti, il pensiero e il linguaggio.
Il web è immediatezza. Il linguaggio del web è immediato. E quindi scarno. Vuoto, come il 95% dei contenuti che veicola.
Non ci si stupisca se le persone, nell'emisfero cosiddetto Occidentale e a economia “avanzata”, oggi, è diventato meno intelligente e non sa più scrivere correttamente (lo scrivere correttamente è strettamente connesso alla capacità di ragionare).
Questi “giochini” che ci hanno semplificato la vita, in realtà, ce l'hanno uccisa. Lentamente e senza nemmeno rendercene conto.
Tornando all'Intelligenza Artificiale, che personalmente concepirei solo per uso strettamente pubblico (ovvero appannaggio di appositi organismi pubblici) e connesso al settore medico/sanitario e della sicurezza nazionale e internazionale e vieterei del tutto per utilizzo privato, vorrei elaborare un ragionamento, che ho già esposto anche all'amico Giorgio e che estendo un po' all'intero sistema tecnologico-industriale, che non ho mai visto come una reale forma di progresso.
Anzi.
Il problema di fondo è che gli esseri umani non sono necessariamente dotati di consapevolezza, soprattutto delle conseguenze di ciò che la loro mente produce. Ma la maggior parte ne è convinta.
La maggioranza
degli esseri umani si appoggia alle tecnologie, come un tempo lo
faceva (o lo fa ancora, ma in minima parte) alle religioni e/o alle
ideologie. Questo per ricercare forme di “sicurezza” che, in
realtà, l’essere umano potrà trovare solamente all’interno di
sé stesso e non al suo esterno.
Di qui nasce la mia riflessione
critica relativa alla tecnologia. Che io stesso utilizzo, come ho già
scritto, ma consapevole che è cosa molto negativa e solo in minima
parte positiva.
Negativa perché ci distoglie da noi stessi e
dalla capacità di ragionare OLTRE l’utilizzo di un mezzo.
Un po’ come la
religione, che viene praticata per MEZZO di qualcosa (un prete, un
imam, un rabbino, una qualsivoglia entità astratta e/o considerata
divina), che è diversa dalla spiritualità, che è, invece, ricerca
DENTRO noi stessi. Senza medium, senza mediazioni.
Ogni
mezzo/strumento/tecnologia, può essere, inoltre, usato in qualsiasi
modo (non esiste un modo buono e uno cattivo, ma c'è o ci può
essere sempre un uso positivo e negativo, anche allo stesso tempo,
perché TUTTO è possibile in ambito tecnologico).
Generalmente, ogni
mezzo/strumento/tecnologia, finisce per dare dipendenza o, in ogni
caso, da la possibilità di superare ogni limite. Lecito o illecito…
chi può saperlo?
Oggi noi ci stupiamo che esistano soggetti che
si mettono a spiare molte donne e diffondere le loro immagini in
rete, come il caso di quegli aberranti siti/gruppi social. Ma cosa ha
permesso tutto ciò? Determinate tecnologie.
L'esistenza stessa di
queste tecnologie.
Se non ci fossero state? Sarebbe andata così? Si dirà che la colpa è di quegli esseri umani, certo ma…. la tecnologia (che nasce da menti umane) permette a tutti di superare OGNI possibile limite. O, se non lo permette oggi, lo permetterà domani.
Perché l'essere umano non nasce purtroppo consapevole, ma è mosso dall'ego, dal senso del possesso, dalla ricerca del piacere esteriore a sé.
Nasce dunque con aspetti
che, o nel corso della vita impara a sanare, oppure diverrà
strumento stesso della sua schiavitù e di quella
altrui.
Personalmente penso che, come un tempo avveniva per le
Scuole Iniziatiche e la Magia (sia operativa che speculativa, ovvero
intesa nel suo aspetto simbolico e filosofico-sapienziale), anche la
tecnologia dovrebbe essere usata con parsimonia e appannaggio solo di
un ristretto numero di persone consapevoli.
Liberate dall'ego,
liberate dal senso di possesso e completamente al servizio della
comunità umana.
Perché, diversamente, la tecnologia rischia di
sfuggirci di mano.
Anzi, ci è già sfuggita di mano e da
moltissimo tempo.
Molte persone pensano addirittura, con l’IA,
di interfacciarsi con un essere umano! Ciò non fa che generare
ulteriore isolamento e spersonalizzazione delle persone.
Un giorno, chissà, forse
si riuscirà a dare una coscienza alle macchine e… visto il calo
demografico, potremmo finire per essere letteralmente sostituiti
dalle macchine stesse (e sono pressoché certo che questo
avverrà).
Penso che la società tecnologico-industriale, lungi
dall’essere una forma di progresso, sia, in realtà, una vera e
propria prigione. Dorata, divertente, dalla quale io stesso non posso
fare a meno.
Un po’ come direbbe il cocainomane, ormai
assuefatto e consapevole che non ne uscirà più.
E' per questo
che strumenti come OpenAI dovrebbero diventare “ClosedAI”, ovvero
usati solo da un numero molto ristretto di soggetti formati e
consapevoli.
Diversamente l'IA finirà per distruggerci.
L'essere umano ha idee bellissime. Ma è, di base, un essere inconsapevole e volto all' autodistruzione e all'egoismo.
Questo ciò che andrebbe compreso, prima di intraprendere qualsiasi iniziativa.
Aprire le porte a chi non è consapevole porta alla fine di tutto.
A iniziare dalla fine del pensiero.
Per questo esiste la Libertà assoluta e la "libertà" materiale. Ovvero, in questo secondo caso, la schiavitù.
Ciò che andrebbe fatto, diversamente, è costruire comunità consapevoli, libere dal senso di possesso, al servizio esclusivo della comunità, che antepongono il dovere e il sacrificio al piacere effimero e materiale.
Questa è la base della formazione di una società di persone autenticamente libere, responsabili e eguali.
Alternative al sistema tecnologico-industriale che tutto distrugge. Dall'ecosistema al pensiero.
Luca Bagatin
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