Finalmente, Trump, si decide a fare ciò che si era proposto molti mesi fa e a fare il pragmatico, promuovendo un piano di pace per la risoluzione della crisi ucraina.
E lo fa secondo logica conseguenza, al netto degli ideologismi dei fondamentalisti e dei fondamentalismi di ogni colore.
Un peccato che ciò non piaccia ai vertici dell'UE che, per primi, avrebbero invece dovuto lavorare per la pace, evitando di sostenere un'autocrazia né NATO, né UE.
E la pace è sempre giusta e logica, soprattutto si segue la Storia e la logica dei fatti.
E i fatti indicavano quanto scritto da Silvio Berlusconi nel 2015: “con la Russia ci sono delle serie questioni aperte. Per esempio la crisi ucraina. Ma sono problemi che è ridicolo pensare di risolvere senza o contro Mosca. Anche perché in Ucraina coesistono due ragioni altrettanto legittime, quelle del governo di Kiev e quelle della popolazione di lingua, cultura e sentimenti russi. Si tratta di trovare un compromesso sostenibile fra queste ragioni, con Mosca e non contro Mosca”. E, nel 2023, dichiarò: “Io a parlare con Zelensky se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili: bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto, quindi giudico, molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.
Un conflitto, peraltro, già annunciato dallo scrittore dissidente russo Eduard Limonov, che per primo denunciò il nazionalismo ucraino russofobo, ma anche il regime di Putin.
Limonov, infatti, già nel 1992 mise in guardia dal nazionalismo di estrema destra russofobo, che stava montando nelle Repubbliche post-sovietiche, Ucraina in primis, alimentato dal sostegno Occidentale, esattamente come accaduto in ex Jugoslavia, per distruggere ogni forma di socialismo e sovranità ad Est.
Ma, parimenti, denunciò sempre il regime di Putin, al punto che il suo partito, il Partito NazionalBolscevico (raccontato e sostenuto anche dalla scrittrice Anna Politkovskaja), fu messo al bando e il successivo partito, “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, non può presentarsi alle elezioni.
Oggi Trump propone il ritorno delle zone russofone alla Russia e la neutralità dell'Ucraina, oltre che elezioni in quest'ultima, visto che erano state sospese da tempo.
Soddisfazione, in UE, per gli unici veri volenterosi, il Premier socialista democratico slovacco Robert Fico e il Premier conservatore ungherese Viktor Orban, che – pur su posizioni ideologiche differenti - hanno sempre sostenuto la necessità di un logico e pragmatico compromesso.
Adesso sarebbe tempo per ricostruire e ricucire i rapporti fra tutti, ma, chissà...
Gli unici Paesi a mantenere razionalità, logica e equilibrio in tale conflitto, sono stati la Repubblica Popolare Cinese e il Brasile di Lula.
Tali Paesi non solo non hanno mai introdotto sciocche e controproducenti sanzioni, ma hanno continuato a dialogare e commerciare tanto con la Russia che con l'Ucraina, tentando, fin dal 2022, una mediazione.
Nel febbraio 2022 il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, dichiarava, infatti: “L’Ucraina deve essere un ponte che unisce Est e Ovest e non una linea di fronte per una competizione tra diverse potenze”; proseguendo, affermò che occorre: “una soluzione pacifica che garantisca sicurezza e stabilità in Europa”, ricordando anche che “nessuno è al di sopra del diritto internazionale” e che “anche le preoccupazioni della Russia devono essere rispettate” e, all’UE aveva fatto presente che, “Se ci sarà un allargamento dell’Alleanza Atlantica ci sarà davvero garanzia della pace?” E’ una domanda che i nostri amici in Europa si devono porre seriamente. Perché le parti non possono sedersi ad un tavolo, condurre colloqui dettagliati ed elaborare un piano per mettere in atto le intese di Minsk?”.
Il mondo di oggi, globalizzato e interconnesso (e sempre di più, con l'Intelligenza Artificiale) dovrebbe anteporre il dialogo e la cooperazione. Sempre.
E fare sempre tacere la non-logica delle armi e quella della competizione.
Occorrerebbe, come sosteneva l'ex Ministro socialista degli Esteri Gianni De Michelis, integrare la Russia nel sistema comunitario europeo e allo stesso tempo cooperare con la Cina.
Rompere ogni forma di steccato e di sciocco pregiudizio ideologico, fuori dal tempo e dallo spazio.
Le sfide del futuro sono ben altre e Trump, Putin e Xi Jinping lo hanno compreso molto bene.
Per quanto, dei tre, solo il Presidente cinese voglia puntare a costruire una comunità dal futuro condiviso per l'umanità, capace di creare valore e benessere per tutti i popoli dei pianeta, attraverso proprio la cooperazione e la costruzione di un mondo più giusto e equo.
Trump e Putin, invece, sono assai discutibili per varie questioni, a iniziare dalla bramosia di potere e dall'essere seguaci del concetto “dividi et impera”, ma anche con costoro occorre dialogare, quali leader di potenze mondiali.
Quanto all'UE, nel febbraio scorso scrivevo questo e lo ribadisco, una volta di più: “Se l'UE volesse avere davvero un ruolo serio, dovrebbe porsi quale cerniera fra Ovest ed Est. Integrare la Russia nel suo sistema; entrare nei BRICS; investire in formazione, ricerca e sanità; promuovere la cooperazione internazionale e una NATO globale, proponendo l'entrata di quanti più Paesi possibili, compresa Russia e Cina, mirando a garantire stabilità, equità, cybersicurezza e lotta al terrorismo internazionale, che, lo abbiamo visto anche con il recente attentato di Monaco, è più vivo che mai (senza contare, aggiungerei, la sempre maggiore penetrazione del radicalismo islamista nella società europea, con tutte le gravi conseguenze del caso, oltre che il drammatico fenomeno delle baby gang, ancora estremamente sottovalutato).
Una UE senza un piano, che rimane serva dei desiderata del Presidente degli USA di turno è dannosa, in particolare per sé stessa. E lo è una UE senza una classe dirigente di alto profilo, che rimane ancorata a vecchie logiche da Guerra Fredda e che segue chi parla di “pace o condizionatori”, come se fossimo al mercato.
L'UE della Von Der Leyen, delle Kallas e dei Draghi, non è l'Europa unita e fraterna dei Giuseppe Saragat, degli Ernesto Rossi, dei Mario Bergamo e dei Bettino Craxi, che sono stati i nostri maestri politici, di ispirazione socialista democratica e repubblicana mazziniana”.
Chi vivrà vedrà. Ad ogni modo, a parlare, sono e saranno sempre i fatti.
Luca Bagatin
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