mercoledì 19 novembre 2025

Intervista di Luca Bagatin all'ex Senatore del PSI e del PSDI Giorgio Pizzol

 

Giorgio Pizzol, classe 1942, già insegnante di lettere, avvocato e giudice di pace, fu Sindaco di Vittorio Veneto dal 1975 al 1982, reggendo forse una delle poche giunte di sinistra a quei tempi, composta da PCI, PSI, PSDI e PRI.

Nel 1987 fu eletto Senatore, nelle fila del PSI e, nel 1990, in contrasto con i vertici del partito, passò prima al gruppo misto e, successivamente, al PSDI, come indipendente, concludendo la legislatura nel 1992.

Giornalista pubblicista, dal 1995, ha collaborato con “La Tribuna di Treviso” e “La Nuova Ferrara”.

Oltre a due raccolte di liriche (“Le stagioni del presente” e “Versi sciolti”), ha pubblicato tre saggi sull'importanza della comunicazione: “Uno e molteplice” (1990); “Pensiero del limite e limite del pensiero” (1998” e “Il Pensiero Riflessivo” (2023).

Sempre a proposito dell'importanza della comunicazione, nel 1992, ha fondato la rivista “Dia Logo” ed è molto attivo nelle battaglie per la difesa della Costituzione Italiana.

Ho qui avuto l'amichevole possibilità di intervistarlo.

Cosa puoi dirci, innanzitutto, dell'ultimo scorcio della Prima Repubblica, avendo tu ricoperto la carica di Senatore nella X legislatura (1987- 1992) nel PSI e poi nel PSDI ?

Parto dal Messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica Cossiga del 26 giugno 1991. Un atto eversivo.

Perché eversivo?

Mi spiego. L’Art. 87 attribuisce al Presidente il potere di inviare messaggi alle Camere al fine di garantire il rispetto della Costituzione.

In questo messaggio Cossiga, esorbitando clamorosamente dai suoi poteri, formulava una proposta di stravolgimento del dettato costituzionale. In sintesi, proponeva di annullare le funzioni del Parlamento, di trasferire il potere decisionale al Governo, di abolire i partiti come previsti dall’Art. 49 della Costituzione. Un colpo di stato bianco.

Sei stato fra i pochissimi, peraltro, a denunciare l'incostituzionalità del referendum per l'elezione del Senato, del 1993, che introdusse il sistema maggioritario nel nostro ordinamento. Cosa puoi dirci, in merito?

Il Referendum Segni-Pannella del 1993. Fu l’attuazione concreta del colpo di stato. La Corte costituzionale non avrebbe dovuto ammetterlo. Ad opporsi furono pochissimi davvero.

Il popolo fu ubriacato da una massiccia campagna di propaganda a favore del “sistema maggioritario all’inglese”. Segni e Pannella vinsero trionfalmente con l’82,74%.

Paradosso di un popolo che vota contro la sua sovranità.

L'incostituzionalità delle leggi elettorali maggioritarie, introdotte dopo il 1993, hanno fortemente ridotto la democrazia nel nostro Paese, impedendo a milioni di elettori di eleggere i propri rappresentanti (perché, introducendo maggioritario e sbarramenti vari, è quanto nei fatti è accaduto). Ciò ha prodotto l’astensionismo di massa e la sfiducia nel sistema politico. Che ne pensi?

Hai detto bene. Tutti i sistemi maggioritari sono in contrasto insanabile con gli Articoli 3, 48, 49, e 51 della Costituzione. Questi prescrivono un sistema elettorale proporzionale puro: senza premi di maggioranza e senza sbarramenti. Ogni lista deve poter ottenere un numero di seggi in proporzione esatta ai voti ricevuti. Le leggi maggioritarie, sono palesemente incostituzionali, leggi truffa.

A che cosa potrebbe portare il riconoscimento ufficiale dell'incostituzionalità di tali leggi elettorali? Pensi che sia una battaglia giusta e percorribile?

Temo che questo riconoscimento non ci sarà. Le leggi maggioritarie sono passate con l’avallo della Corte costituzionale e col consenso della stragrande maggioranza del popolo.

Nel 2020 il Movimento Cinque Stelle promosse un altro referendum sul taglio dei seggi del Parlamento da 945 a 600. Ottenne il SI' dal 69% dei votanti. Sempre con l’avallo della Corte. Trai tu stesso le conclusioni.

Che cosa pensi della scomparsa dei partiti socialisti in Italia, a partire dal 1993?

Ho vissuto, in prima persona, questa scomparsa.

Torniamo alla fine del 1989. Da molto tempo avevo osservato che nel Psi non vi era democrazia interna. I capi corrente prendevano decisioni a nome del partito senza alcun rispetto delle norme statutarie.

Il 2 gennaio 1990 comunicai al Segretario Bettino Craxi le mie dimissioni dal PSI e dal Gruppo socialista. Esposi la mia dissociazione dai comportamenti sopra descritti. Assicurai tuttavia il mio appoggio agli obiettivi di fondo del partito, come riportato anche da “La Repubblica” del 5 gennaio 1990.

Mi iscrissi, quindi, al Gruppo misto del Senato.

Dopo una decina di giorni mi contattò Antonio Cariglia, segretario del PSDI. E mi fece questo discorso.

Caro Pizzol conosco il tuo impegno per l’unità dei partiti di sinistra. Bettino Craxi ha in testa un’idea sciagurata. Vuole assorbire il PSDI nel PSI. Ha convinto due Senatori PSDI a entrare nel Gruppo socialista. Il Gruppo PSDI è rimasto con quattro membri, sotto il minimo di cinque richiesto dal regolamento del Senato. Dammi una mano a salvare il Gruppo”.

Accettai. Il PSDI conservò il suo gruppo per il resto della legislatura.

Ma poi i partiti della sinistra italiana non solo non si unirono, ma scomparvero...

Ciò avvenne in conseguenza del colpo di stato Cossiga-Segni-Pannella che fondò, appunto, la Seconda Repubblica. Per mezzo delle leggi maggioritarie, mise fuori combattimento tutti i partiti fondatori della Costituzione.

Cosa mi dici dei partiti socialisti del resto dell'UE, i quali ebbero una mutazione in senso liberal capitalista e spesso guerrafondaio?

Il colpo di stato in Italia fu a sua volta conseguenza dello sconvolgimento geopolitico prodotto dalla caduta del Muro di Berlino.

L’intera politica europea fu condizionata dalla politica degli Stati Uniti vincitori della Guerra Fredda.

I partiti socialisti dell’UE, per rendersi “presentabili” a Washington si convertirono al neoliberismo e si allinearono alle politiche militari dell’Occidente.

Descrivimi, in poche parole, la differenza fra Prima e Seconda Repubblica

La Prima era, con tutti i suoi difetti e le sue tragedie, “Una Repubblica democratica fondata sul lavoro”; la Seconda è “Una Repubblica oligarchica fondata sul capitale”.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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