
Il Partito Comunista
Cinese (PCC), ha oltre cent'anni di Storia e ha raggiunto
recentemente oltre 100 milioni di iscritti.
Studiarne e approfondirne
la Storia è indispensabile, per chiunque voglia comprendere il
successo di una realtà come la Repubblica Popolare Cinese che, dalla
sua fondazione, nel 1949, è diventata pressoché la principale
potenza globale, imparando dai suoi errori, sviluppando un sistema
socialista fondato su efficienza e meritocrazia e non smettendo mai
di lottare contro l'egemonismo e la corruzione, a beneficio della
comunità.
Un interessante e
completo saggio, di circa 600 pagine, relativo alla Storia del PCC, è
edito dalla MarxVentuno Edizioni, dal titolo “La lunga marcia del
Partito Comunista Cinese”, scritto dal Comitato editoriale
incaricato dal PCC di redigerne la Storia.
Ottimamente tradotto in
italiano e direi piuttosto scorrevole e piacevole, il saggio parte
dal Movimento di Nuova Cultura, sviluppatosi in Cina, a Shanghai, nel
1915, grazie a Chen Duxiu.
E' anche grazie a questo
saggio che mi appresto a riassumere l'articolata Storia del PCC, fino
ai nostri giorni.
Chen Duxiu, intriso di
ideali democratici e socialisti anti-autoritari, fu decano delle arti
liberali presso l'Università di Pechino.
Le sue prospettive,
diffuse grazie alla rivista “Gioventù Nuova”, erano fondate
sulle parole d'ordine “democrazia” e “scienza” e il loro
scopo era quello di attaccare frontalmente gli antichi precetti
feudali e confuciani, oltre che i Signori della Guerra e
l'imperialismo straniero.
Le idee
marxiste-leniniste, che furono successivamente adottate dal Movimento
di Nuova Cultura, arriveranno in Cina grazie alla Rivoluzione
d'Ottobre, nel 1917 e influenzeranno il Movimento del 4 Maggio 1919,
movimento studentesco anti-imperialista cinese anti-colonialista
occidentale e anti-confuciano.
Accanto a Chen Duxiu, Li Dazhao, il quale contribuì a costituire le
prime cellule del Partito Comunista Cinese, nel 1921, fondato
sull'alleanza fra operai e contadini, oltre che intellettuali.
Il primo congresso del
PCC si tenne nel luglio 1921, a Shanghai. Composto da circa 50
componenti e Chen Duxiu, pur non essendo presente a causa di impegni,
come Li Dazhao, fu eletto Primo Segretario.
Inizialmente, il PCC, si
alleò al Kuomintang (KMT) del rivoluzionario e riformatore Sun
Yat-sen, padre della Cina moderna, la cui parola d'ordine fu “La
terra ai contadini”.
PCC e KMT trovarono una
sponda favorevole nella Russia bolscevica e iniziarono la loro
collaborazione contro Signori della Guerra feudali e imperialisti
occidentali, lavorando assieme per riunificare la Cina.
Dopo la morte di Sun
Yat-sen, purtuttavia, l'alleanza fra KMT e PCC terminò.
Il KMT, guidato dal
nazionalista conservatore Chiang Kai-shek, infatti, iniziò a
perseguitare operai, contadini e comunisti e ne scaturì
un'inevitabile guerra civile.
Nell'ambito di tale
conflitto, nelle fila comuniste, iniziò a farsi strada un valente
condottiero e rivoluzionario, ovvero Mao Tse-tung e, sotto la sua
guida, l'Esercito Rivoluzionario degli Operai e dei Contadini (poi
Esercito Popolare di Liberazione, nome che conserva tutt'ora
l'esercito della Repubblica Popolare Cinese), iniziò a ottenere le
prime vittorie sul nemico.
Altri valenti combattenti
e successivamente valenti dirigenti del PCC, saranno Zhou Enlai e
Deng Xiaoping, che coadiuveranno – assieme a molti altri come Chen
Yun - ottimamente Mao, sia sul campo di battaglia, sia al governo
del Paese una volta che, nel 1949, l'EPL avrà la meglio
sull'esercito del KMT e sarà proclamata la Repubblica Popolare
Cinese.
Nei territori conquistati
dai comunisti, durante la guerra, Mao iniziò ad applicare il
socialismo, restituendo le terre ai contadini e creando le basi per
un'alleanza fra contadini, operai e ceto medio, contro i ricchi e più
abbienti.
Nel saggio “La lunga
marcia del Partito Comunista Cinese”, sono descritte tutte le fasi
della guerra civile – nel corso degli Anni '30 e '40 - che qui, per
ragioni di brevità, preferisco non citare, ma sono molto
interessanti, per comprendere sia il genio militare dei rivoluzionari
comunisti cinesi, sia le immense difficoltà alle quali costoro
dovettero andare incontro, prima di raggiungere la vittoria finale,
molti anni dopo.
La famosa “Lunga
marcia”, che è parte fondamentale di tale odissea compiuta dai
rivoluzionari comunisti, ha infatti profondamente forgiato il popolo
cinese e il PCC, che ha avuto modo di maturare, sia sotto il profilo
teorico che politico.
Come se non bastasse, i
comunisti cinesi e il popolo cinese, hanno dovuto contemporaneamente
lottare anche contro l'aggressione imperialista giapponese, dal 1937
al 1945, che causò sofferenze immense al popolo cinese, che ancora
oggi la ricorda.
Oggi in pochi ancora
sanno o ricordano, in Occidente, che tale aggressione fu un vero e
proprio genocidio contro il popolo cinese, che fu massacrato e
torturato non meno di quanto accaduto a molti ebrei in Europa, sotto
il dominio nazifascista.
E in pochi sanno che
molti ebrei comunisti occidentali lottarono, a fianco dei comunisti
cinese, contro gli aggressori giapponesi e sono oggi celebrati, in
Cina, quali eroi nazionali.
Nel corso della lotta,
Mao scrisse varie opere e presentò vari rapporti, adattando il
marxismo-leninismo al contesto cinese, criticando il dogmatismo e
gettando le basi per la nuova Repubblica che stava per nascere e che
sarebbe stata autonoma, fin da subito, dall'URSS.
Il programma di Mao si
sostanziava nella costituzione di una nuova Repubblica democratica
sotto la dittatura del proletariato, antimperialista e antifeudale,
nella quale le banche venivano nazionalizzate e così le grandi
imprese industriali e commerciali.
Le terre dei possidenti
terrieri venivano distribuite ai contadini, i quali venivano
incoraggiati al cooperativismo. Nello stesso tempo, ad ogni modo, non
veniva bandito il capitalismo, anzi, veniva incoraggiata un'alleanza
fra operai, contadini e capitalisti, ma a beneficio dell'economia
nazionale e della comunità nel suo insieme.
Il PCC, inoltre, stabilì
un'alleanza e una collaborazione fra tutti i partiti democratici,
anche non comunisti, fra tutti i settori della società e fra tutti i
gruppi etnici presenti in Cina, sotto la direzione del PCC stesso.
Ciò segnò, nei fatti,
una forma di riconciliazione nazionale, che mirava a unire tutto il
popolo cinese, in modo pragmatico e senza sentimenti di rivalsa.
Le linee guida delineate
da Mao nascevano, dunque, sotto il segno di un socialismo
anti-feudale, anti-imperialista, anti-burocratico e
anti-nazionalista.
Nel 1950, la neonata
Repubblica Popolare Cinese, si impegnerà nel suo primo conflitto,
inviando truppe volontarie (Esercito Popolare dei Volontari) in
sostegno della Repubblica Popolare Democratica di Corea, per opporsi
all'imperialismo statunitense.
Sempre nel 1950, la
Repubblica Popolare Cinese, abrogò il matrimonio feudale,
caratterizzato da nozze combinate, sancì la parità fra donne e
uomini e la monogamia. Furono inoltre introdotte norme che rendevano
illegale la prostituzione, le droghe, l'adescamento e il gioco
d'azzardo. Mali tipici della vecchia società feudale cinese.
Il PCC, inoltre, lavorò
molto per estirpare la corruzione nelle sue fila e per sviluppare
l'economia, anche collaborando con la borghesia nazionale e dunque
con la classe imprenditoriale.
Anche in ambito
scolastico si fecero progressi, eliminando le vecchie istituzioni
culturali e introducendo, nei corsi di studio, le opere del
marxismo-leninismo.
Si privilegiò, inoltre,
il pensiero e la ricerca scientifica e iniziarono a svilupparsi le
prime strutture sanitarie all'avanguardia, sia nelle aree urbane che
rurali.
Nel 1955, grazie al Primo
Ministro Zhou Enlai, fu avviata la Conferenza di Bandung, che getterà
le basi per il Movimento dei Paesi Non Allineati rispetto agli
imperialismi USA – URSS e dunque per la creazione di un nuovo
ordine mondiale multilaterale, all'epoca ancora da venire.
Per tutti gli Anni '60,
del resto, la Cina socialista, lavorò per mantenersi in una
posizione indipendente, sia dal punto di vista geopolitico che
economico, per sviluppare le proprie forze produttive e per opporsi
all'egemonia di ogni imperialismo, sviluppando ottimi rapporti con
Paesi asiatici, africani, e latinoamericani.
Una battuta d'arresto, la
Repubblica Popolare Cinese, la ebbe fra il 1966 e il 1976, a causa
della Rivoluzione Culturale, che il PCC ha, negli anni successivi,
aspramente criticato, non considerandola né una rivoluzione, né un
progresso.
Essa viene inquadrata dal
PCC quale forma di “deviazionismo di sinistra”, con eccessi che
portarono a disordini, morti e violenze, che solamente la fermezza di
quei comunisti che le si opposero – Zhou Enlai in primis -
riuscirono a fermare.
Ad ogni modo, sempre
grazie alla lungimiranza di Zhou Enlai, l'economia della Repubblica
Popolare Cinese, nel corso degli Anni '70, rimase florida e in quegli
anni ci fu un avvicinamento dei rapporti con gli USA, durante
l'Amministrazione Nixon.
In seguito a ciò, il 25
ottobre 1971, fu approvata, in sede ONU, la risoluzione 2758 che
stabilì l'espulsione dal tutte le organizzazioni delle Nazioni Unite
dei rappresentanti del Kuomimintang a Taiwan e da allora la Cina
entrò a far parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Nel 1976, con l'arresto
della cosiddetta Banda dei Quattro, ovvero di quegli esponenti che
avevano monopolizzato il PCC “da sinistra”, la Repubblica
Popolare Cinese iniziò il suo nuovo corso o, meglio, la sua nuova
rinascita.
Grazie a esponenti del
calibro di Hua Guofeng e Deng Xiaoping, il quale peraltro, estromesso
dal Comitato Centrale Partito durante la cosiddetta Rivoluziona
Culturale, fu reintegrato, nel 1977.
Sempre nel 1977 il PCC
dichiarò, nel suo XI Congresso, la fine della Rivoluzione Culturale
e si pose come obiettivo la costruzione di un socialismo moderno
entro la fine del XX secolo.
Deng Xiaoping, nel 1978,
porrà, per così dire “ordine al caos” lasciato dalla
Rivoluzione Culturale, elaborando il punto di vista di Mao sulla
ricerca della verità dei fatti, al fine di “liberarci dalle
nostre catene mentali in modo da poter davvero emancipare le nostre
menti”.
Ne scaturì una
entusiastica discussione a livello di tutta la società cinese, che
portò alla denuncia del cosiddetto “pensiero dell'ultra-sinistra”
che aveva causato molti danni alla Cina e al Partito, il quale tornò
ai principi marxisti originari.
Con Deng Xiaoping,
inoltre, si arrivò all'elaborazione del cosiddetto “socialismo con
caratteristiche cinesi”, che fu un arricchimento sia del
marxismo-leninismo che del Pensiero di Mao Tse-tung.
Con Deng si iniziò a
parlare di riforme, di apertura, di modernizzazione, di rivoluzione
tecnologica, anche grazie agli investimenti stranieri e all'ingresso
della Cina nel mercato internazionale.
Durante il periodo
dengista, inoltre, vennero riabilitati molti membri del Partito,
etichettati erroneamente come “di destra” durante la Rivoluzione
Culturale, solo perché promotori di riforme e apertura.
Il Partito, inoltre,
iniziò ad accettare al suo interno, non solo operai, contadini e
intellettuali, ma anche imprenditori, artigiani e piccoli
commercianti.
La modernizzazione
socialista cinese fu peraltro ampiamente sostenuta da un altro grande
rivoluzionario come Chen Yun, che proprio di sviluppo delle forze
produttive si occupò a lungo, anche in qualità di Ministro del
Commercio. Nei primi Anni '80, si iniziarono a responsabilizzare
maggiormente le famiglie di contadini, le quali potevano godere
direttamente dei frutti del loro lavoro e la medesima cosa accadde
per quanto riguarda le imprese industriali.
Furono, inoltre, aperte
le cosiddette Zone Economiche Speciali, allo scopo di attrarre
investimenti stranieri.
Il XII Congresso del PCC
del 1982, sancì definitivamente le linee guida per una piena
modernizzazione del Paese sotto il profilo industriale, agricolo,
tecnologico, militare e della sicurezza. Tale Congresso sottolineò
come democrazia socialista significasse progresso materiale, etico e
culturale, andando così ad aggiungere un ulteriore tassello allo
sviluppo del PCC e del Paese nel suo complesso.
Tale processo di riforma
fu, inoltre, introdotto anche in ambito giuridico e si iniziò a
parlare di Stato di diritto, sviluppando un sistema giuridico a
protezione dei diritti dei cittadini, sensibilizzando anche la
popolazione – attraverso apposite campagne pubblicitarie - sulla
conoscenza della legge e dello Stato di diritto.
Nella Repubblica Popolare
Cinese si iniziava dunque a parlare di stabilità sociale, oltre che
di sviluppo economico.
Per quanto concerne la
politica estera, la Repubblica Popolare Cinese, intensificò i
rapporti con i partiti comunisti di tutto il mondo, rilanciando i
principi di “indipendenza, piena uguaglianza, rispetto reciproco
e non interferenza negli affari interni degli altri”.
Mentre l'URSS espresse la
volontà di migliorare i rapporti con la Cina, quelli con gli USA si
raffreddarono, in particolare a causa delle interferenze di questi
ultimi relativamente a Taiwan.
Per quanto riguarda il
resto del mondo, la Cina ribadiva che ogni Paese merita rispetto,
grande o piccolo che fosse e che gli affari mondiali andrebbero
gestiti consultando tutti quanti i Paesi e non da una o due
superpotenze. Sottolineando il suo carattere anti-egemonico di lunga
data.
Le relazioni con l'URSS saranno normalizzate solo nel 1989, con
Michail Gorbaciov. E, sempre nel 1989, Repubblica Popolare Cinese si
trovò alle prese con un nuovo tentativo di destabilizzazione
controrivoluzionaria interna, che riuscì ad arginare, evitando ciò
che accadrà, diversamente, in URSS e che portò alla sua
dissoluzione e all'avvento del liberal capitalismo assoluto,
oligarchico e selvaggio.
Nel 1989 fu nominato Segretario Generale del PCC Jiang Zemin, il
quale proseguì degnamente l'opera riformatrice intrapresa da Deng
Xiaoping.
Jiang Zemin spiegò molto
bene come l'economia socialista di mercato cinese fosse diversa
rispetto a quella praticata nei Paesi capitalisti, in quanto capace
di trovare un equilibrio fra l'efficienza del mercato e le necessità
della comunità nel suo insieme, attraverso una sapiente
pianificazione e macroregolamentazione.
Grazie all'economia
socialista di mercato, infatti, in quegli anni il reddito pro capite
dei residenti urbani aumentò del 7,9% all'anno e il reddito pro
capite dei residenti aumentò del 4,3%. Il tenore di vita della
popolazione, dunque, aumentò considerevolmente e così ogni
indicatore economico.
Il XV Congresso del PCC
inserì, dunque, la Teoria di Deng Xiaoping nel suo Statuto, assieme
al marxismo-leninismo e al Pensiero di Mao Tse-tung.
Durante la guida di Jiang
Zemin, la Cina continuò ad innovare la sua tecnologia e a sviluppare
la sua scienza, cercando di raggiungere l'obiettivo della completa
indipendenza ed entrando, nel corso degli Anni 2000, a pieno titolo
nell'era della globalizzazione.
Fu proprio la
globalizzazione che, opportunamente governata attraverso l'economia
pianificata socialista, permise alla Cina il suo massimo sviluppo
economico.
Nel frattempo, negli Anni
'90, torneranno alla Cina, Hong Kong e Macao, che saranno governate
secondo il principio “un Paese due sistemi”, ovvero con la
garanzia di ampia autonomia, anche sotto il profilo economico, oltre
che amministrativo e legale.
Dopo il crollo dell'URSS,
la Repubblica Popolare Cinese avviò ottimi rapporti con la Russia,
stabilendo partnership fondate sul rispetto e l'uguaglianza, mentre i
rapporti con gli USA rimasero piuttosto freddi e altalenanti. In
particolare quando, nel 1999, la NATO, guidata dagli USA, bombardò
Belgrado e l'Ambasciata cinese e quando, nel 2001, gli USA
intrapresero provocazioni militari nel Mar Cinese Meridionale, che
provocarono una collisione con un caccia cinese.
La Repubblica Popolare
Cinese firmò, nei primi anni 2000, un accordo di libero scambio con
l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) e fu fra i
fondatori dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO),
assieme a Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.
Negli Anni 2000, la Cina,
rafforzò anche la cooperazione con i Paesi africani e
latinoamericani e dei Caraibi.
Nel 2003 fu eletto
Presidente della Repubblica Popolare Cinese e Segretario del PCC, Hu
Jintao, il quale introdusse il concetto di “Prospettiva scientifica
di sviluppo”, ovvero una dottrina che mirava a unire equilibrio,
completezza e sostenibilità sotto il profilo scientifico e che
poneva le persone al primo posto.
Tale dottrina fu
introdotta nei documenti ufficiali del Partito e il suo mandato si
svolse all'insegna del soddisfacimento delle necessità materiali e
culturali dei cittadini, proteggere i loro diritti culturali,
economici e politici e garantire uno sviluppo economico che potesse
garantire prosperità collettiva.
Gli obiettivi fissati dal
Partito durante il mandato di Hu Jintao, posero l'accento sulla
costruzione di una società socialista armoniosa, fondata su
democrazia, Stato di diritto, uguaglianza, giustizia, onestà e
fratellanza e, fra le altre cose, fu abolita la tassazione agricola,
che era in vigore da ben 2.600 anni.
Nonostante l'epidemia di
SARS, che colpì la Cina, tra il 2001 e il 2005 il PIL cinese crebbe
del 57,3% e il tenore di vita della popolazione migliorò nettamente.
Inoltre, dal 2002 al 2011, dopo l'adesione cinese all'Organizzazione
Mondiale del Commercio (OMC), la Repubblica Popolare Cinese passò
dal sesto posto al secondo, quale maggiore venditore di merci al
mondo.
Fu in quegli anni che
iniziò ad essere adottata dalla Cina la cosiddetta strategia
win-win, ovvero di mutuo vantaggio per tutti, dando un forte impulso
all'economia globale e apportando benefici a tutto il mondo.
Anche a livello interno,
le riforme socialiste si fecero sentire, nel corso degli Anni 2000.
Lo Stato aumentò i fondi
per l'istruzione, fornendo libri di testo per gli studenti
provenienti da famiglie in difficoltà economica e furono abolite le
tasse scolastiche per gli abitanti delle zone rurali.
Tutto ciò migliorò
l'accesso all'istruzione, sia obbligatoria che superiore e
universitaria.
Lo Stato si occupò anche
di promuovere l'occupazione e, in particolare, l'occupazione stabile,
aiutando i giovani laureati a trovare in fretta un posto di lavoro e
incentivando le start-up che creavano occupazione.
Alla fine del 2011 si
ottennero ben 760 milioni di occupati in tutta la Cina.
Fu inoltre implementato
il sistema sanitario, in particolare nelle zone rurali ed anche i
sistemi di sicurezza sociale.
Negli Anni 2000 si
stabilì anche una partnership fra Repubblica Popolare Cinese e
Unione Europea, che fu rapidamente incrementata e rafforzata nel
corso degli anni.
Il Presidente Hu Jintao
si adoperò anche per recuperare e rafforzare i rapporti con il
Giappone e per migliorare i rapporti con gli USA.
Gli Anni 2000 segnarono
anche l'inizio di una seria lotta contro la corruzione all'interno
del Partito, che proseguirà con forza durante il mandato del
Presidente Xi Jinping, a partire dal 2012.
Xi Jinping rafforzò le
riforme e conquiste ottenute grazie ai suoi predecessori. Parlò di
promozione del progresso economico, politico, culturale, sociale e
ecologico del Paese. Parlò “Sogno cinese di ringiovanimento
nazionale”.
Un Sogno da ottenere
grazie la riforma e l'apertura, rompendo con il dogmatismo. Lavorando
per la riduzione della povertà e per costruire “una società
moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti”.
Grazie a Xi Jinping
vengono eliminati i monopoli e viene rivitalizzata la creatività nel
settore privato, imprimendo un forte dinamismo allo sviluppo
economico del Paese.
E' cosi che la Cina
diviene leader mondiale nell'ambito del commercio estero, nel settore
degli investimenti e delle riserve valutarie, oltre che nel settore
tecnologico.
Viene inoltre
ulteriormente implementato lo Stato di diritto e la democrazia,
migliorando il sistema delle assemblee popolari.
Durante il mandato di Xi
Jinping, l'ideologia marxista nell'ambito del socialismo con
caratteristiche cinesi viene rafforzata e vengono introdotti nuovi
valori, che i membri del PCC devono seguire, ovvero la promozione di
prosperità, democrazia, civiltà, armonia, patriottismo, libertà,
uguaglianza, giustizia, Stato di diritto, integrità e amicizia.
Valori che vengono
introdotti anche nell'ambito dell'educazione nazionale.
Fra il 2013 e il 2017
vengono creati oltre 13 milioni di posti di lavoro urbani all'anno,
superando il numero di occupati rispetto alle aree rurali.
I servizi sociali e
sanitari vengono gestiti a livello di comunità e dunque viene
rafforzato il sistema di autogoverno. Attraverso l'utilizzo delle
nuove tecnologie quali i big data e l'intelligenza artificiale
vengono dunque ulteriormente perfezionati, unitamente al controllo e
alla prevenzione della criminalità e di possibili attacchi
terroristici. Al punto che la Repubblica Popolare Cinese è uno dei
Paesi più sicuri e ordinati al mondo.
Il Presidente Xi Jinping
si adopera molto, inoltre, per la promozione dell'ecologia attraverso
il progetto “Bella Cina”, per la conservazione delle risorse e la
protezione dell'ecosistema. L'obiettivo è quello di raggiungere una
piena modernizzazione anche in tale ambito, in modo che l'essere
umano e la natura possano convivere in modo armonioso.
In tal senso, fra il 2013
e il 2017, il Paese ha incrementato l'imboschimento, raggiungendo il
21,66% di copertura forestale e ha arginato la desertificazione.
Xi Jinping lancia,
inoltre, anche a livello mondiale, la proposta di “costruzione
di una comunità umana dal futuro condiviso”, al fine di
realizzare benefici reciproci da condividere con tutti i Paesi del
mondo e i relativi popoli. E tale è la linea guida seguita
attualmente dalla Repubblica Popolare Cinese in politica estera e
economica, che si sostanzia in partenariati globali e collaborazioni
economiche di mutuo vantaggio, con tutti i Paesi del mondo.
Ottimi, infatti, sono i
rapporti fra la Repubblica Popolare Cinese e l'UE, la Russia, i Paesi
africani e latinoamericani, quelli Arabi, quelli del Sud-Est Asiatico
e, ultimamente, anche con gli USA.
Con il recente XV
Piano Quinquennale (2026 – 2030), approvato nell'ottobre scorso, la
Repubblica Popolare Cinese mira, inoltre, a raggiungere una
“sostanziale modernizzazione socialista entro il 2035”.
E non è affatto escluso che non ci riesca prima.
A
oltre 100 anni dalla fondazione del PCC e a oltre 70 anni dalla
nascita della Repubblica
Popolare Cinese, direi che abbiamo molto da imparare, sia che siamo
comunisti o socialisti o non lo siamo affatto.
Perché
la Storia parla. I dati economici parlano. I risultati parlano.
Mentre
i fondamentalismi e i “deviazionismi di destra e sinistra”
Occidentali stanno a zero, c'è un Paese, il suo popolo e il suo
sistema politico che avanzano e aiutano tutti noi ad avanzare.
Consapevolmente o meno. Che lo vogliamo o meno.
Sarebbe
il caso di iniziare a comprenderlo, a studiare e ad approfondire,
pragmaticamente, senza pregiudizi.
Luca
Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it