
L'equilibrio e la
razionalità della Repubblica Popolare Cinese è sempre più evidente
anche nell'ambito del 25esimo vertice del Consiglio dei Capi di Stato
dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), tenutosi
nei giorni scorsi nella città di Tianjin, nella Cina settentrionale.
Il Presidente cinese Xi
Jinping, che ha presieduto il vertice, ha sottolineato la necessità
di una Global Governance Initiative, atta ad “aiutare la
comunità internazionale a condividere opportunità di sviluppo,
costruire un sistema di governance globale più giusto ed equo e
procedere congiuntamente verso una comunità umana dal futuro
condiviso”.
Una iniziativa, in
sostanza, non già volta a contrapporsi a un Occidente ormai alla
deriva, vista l'inadeguatezza della sua classe dirigente, come
scritto da tanta grande stampa di casa nostra, ma impegnata a
sostenere l'uguaglianza della sovranità dei vari Paesi, aderendo
allo Stato di diritto internazionale, in modo da praticare un
autentico multilateralismo e promuovere un approccio fondato sulle
persone.
La Cina, del resto, è da
tempo impegnata a dare voce e a cooperare con i Paesi del Sud del
mondo; fin dall'inizio della crisi ucraina è impegnata a gettare
acqua sul fuoco (già nel marzo 2022, il Ministro degli Esteri
cinese, Wang Yi, si era espresso alla Conferenza di Monaco sulla
sicurezza nella ricerca di: “una soluzione pacifica che
garantisca sicurezza e stabilità in Europa”, sottolineando
come “nessuno è al di sopra del diritto internazionale”.
In particolare, relativamente
all'Ucraina, aveva affermato – ammonendo tanto gli USA che la
Russia e l'UE - che “L'Ucraina deve essere un ponte che
unisce Est e Ovest e non una linea di fronte per una competizione tra
diverse potenze”); è
fermamente impegnata nella cooperazione internazionale (sempre nel
marzo 2022, il Ministro Wang aveva
ribadito due concetti fondamentali: il primo affermando: “si
è tornati ad una mentalità da Guerra Fredda, ma è sbagliato
riportare indietro le lancette della Storia. Per trasformare il mondo
in un posto migliore, i Paesi devono lavorare insieme, in un clima
fondato sulla cooperazione, non sulla competizione”.
Il secondo facendo riferimento alla lotta mondiale contro una
pandemia difficile: “Dopo
la pandemia l'economia mondiale si sta riprendendo lentamente e, per
avviarci verso un progresso sostenibile, ci appelliamo a tutti i
Paesi per agire insieme”)
ed anche per quanto riguarda la crisi in Medio Oriente, ha una
posizione di lungimiranza e equilibrio senza equivoci ed è da sempre
per il riconoscimento dello Stato della Palestina e ha sempre
denunciato il regime di Netanyahu per i bombardamenti contro i
civili.
In
tal senso, la Repubblica Popolare Cinese, guidata da Xi Jinping,
Segretario del Partito Comunista Cinese e grande leader socialista
riformista, come i suoi predecessori, da Deng Xiaoping a Hu Jintao,
innalza la bandiera del multilateralismo e del sostegno alla pace
mondiale, verso la costruzione di un ordine internazionale, che ponga
al centro la sicurezza globale, la prosperità e il progresso a
beneficio di tutta l'umanità.
Egli, nel suo discorso,
fra le altre cose, ha affermato che: “Siamo stati i primi a
istituire un meccanismo di rafforzamento della fiducia militare nelle
regioni di confine, trasformando la vasta frontiera in un legame di
amicizia, fiducia reciproca e cooperazione. Siamo stati pionieri
nell'adottare misure multilaterali per combattere le 'tre forze del
male', gestire adeguatamente conflitti e divergenze e opporci con
fermezza alle interferenze esterne, mantenendo così la pace e la
stabilità nella regione.
Abbiamo assunto un ruolo guida nel lancio della
cooperazione nell'ambito dell'Iniziativa Belt and Road, la quale ha
ulteriormente rafforzato l'impulso allo sviluppo e alla prosperità
regionale. L'obiettivo di superare i 2,3 trilioni di dollari di
scambi commerciali cumulativi tra la Cina e i Paesi
dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai è stato
raggiunto in anticipo rispetto al previsto. Sono stati aperti quasi
14.000 chilometri di linee internazionali di trasporto stradale tra
gli Stati membri e con un totale di oltre 110.000 servizi ferroviari
merci della China Railway Express.
Siamo stati i primi a stabilire un trattato a
lungo termine di buon vicinato, amicizia e cooperazione, dichiarando
amicizia e un impegno eterno alla non ostilità. L'istituzione e il
pieno utilizzo di meccanismi come il Comitato di Buon Vicinato,
Amicizia e Cooperazione della SCO hanno promosso l'amicizia e la
comprensione reciproca tra i popoli degli Stati membri.
Siamo stati i primi a proporre il concetto di
governance globale basato su ampie consultazioni, contributi
congiunti e benefici condivisi, praticando un vero multilateralismo.
L'approfondimento della cooperazione con le Nazioni Unite e altre
organizzazioni internazionali ha svolto un ruolo positivo nel
promuovere la pace e lo sviluppo nel mondo”.
Il primo a credere nella Repubblica Popolare Cinese
– che ha sempre giocato un ruolo importante, oltre i blocchi
contrapposti USA-URSS - fu il nostro caro leader socialista Pietro
Nenni, che nel 1955 incontrò Mao Tse-Tung ed ebbe lunghi rapporti di
amicizia con Zhou Enlai, capo di governo della Cina socialista dal
1949 al 1976.
Grande importanza alla Cina socialista e alle sue
riforme, la diede anche il già indimenticato Segretario e Presidente
del Consiglio del PSI Bettino Craxi e il Ministro degli Esteri socialista Gianni
De Michelis.
Ma non solo.
Pensiamo al Senatore della Democrazia Cristiana,
Vittorino Colombo, più volte Ministro e Presidente del Senato.
Il Sen. Colombo, oltre ad essere stato fondatore
della rivista “Mondo Cinese”, nel 1973, quale pubblicazione
dell'Istituto Italo Cinese, fu in contatto diretto con Deng Xiaoping
e Zhou Enlai e nel suo saggio fondamentale, ovvero “La Cina verso
il 2000 – Il socialismo dal colori cinesi”, edito nel 1986 dalle
Edizioni del Sole24 Ore, ci spiegò nel dettaglio il nuovo corso
modernizzatore intrapreso dalla Cina socialista.
Una modernizzazione
socialista – spiegava già il Sen. Colombo negli Anni '80 - fondata
sull'armonia in ogni ambito; sul servizio della comunità; sulla
non-egemonia e sulla non ingerenza negli affari interni dei singoli
Stati e che coniuga confucianesimo e marxismo, aspetti che mirano a
“distruggere l'egoismo”, cuore pulsante della concezione borghese
del mondo, per far prevalere l'interesse comune.
E che permette la libertà
religiosa, ma la considera un fatto privato.
E già allora il Sen.
Colombo racconta di come Zhou Enlai, Primo Ministro del Consiglio di
Stato della Repubblica Popolare Cinese, parlava di “superamento
di un mondo bipolare”, auspicando la fondazione di un nuovo
ordine, fondato sull'amicizia fra le nazioni, sulla base del mutuo
rispetto.
Il caro amico prof.
Giancarlo Elia Valori, importante manager e analista geopolitico, da
moltissimi anni ci parla della Cina socialista, della necessità di
studiarne il sistema e di cooperare con essa, promuovendo il sistema
del BRICS.
In un suo importante
articolo, il prof. Valori ha scritto:
“La modernizzazione cinese non è una visione che la
Repubblica Popolare vuole imporre ad altri Paesi, come il caso dei
tentativi d’occidentalizzazione che a tutti i costi quel sistema di
produzione cerca d’imporre al mondo. Cercare la soddisfazione per
il popolo cinese e il ringiovanimento della nazione è la missione
base della modernizzazione cinese” (...) L’era del socialismo con
caratteristiche cinesi fornisce una garanzia istituzionale più
completa, una base materiale maggiormente solida, nonché una forza
spirituale più attiva verso la modernizzazione nazionale. Si
combinano i principi fondamentali del marxismo con caratteristiche
cinesi attraverso la realtà specifica della Cina e con la sua
cultura tradizionale. La spinta alla modernizzazione,
l’approfondimento della sua comprensione teorica, la continua
maturazione strategica e l’arricchimento della pratica, sono state
avanzate in una serie di idee, nuovi punti di vista e lungimiranti
conclusioni, che arricchiscono e sviluppano teorie modernizzatrici.
Essa è una nuova analisi delle teorie che hanno promosso da anni le
conquiste e i cambiamenti storici del Paese”.
E,
nell'agosto del 2023, il prof. Valori scrisse, confermandosi ancora
una volta profetico: “il gruppo BRICS è aperto ad
aiutare i Paesi a svilupparsi, così come a promuovere gli
investimenti e il commercio, e non impone mai precondizioni.
Ancora
più importante, il gruppo BRICS difende la multipolarizzazione e il
multilateralismo. Difendendo il multilateralismo, i Paesi BRICS
lottano contro il concetto di Guerra Fredda ed aprono alla
possibilità di costruire un ordine economico internazionale più
giusto ed equo, da cui il mondo può trarre beneficio”.
Ed
ha concluso il suo intervento sottolineando come “Le
economie emergenti, in particolare i Paesi BRICS, hanno sperimentato
un’economia di vigorosa crescita e sono diventati importanti motori
dello sviluppo economico globale. Tuttavia, di fronte a questi
cambiamenti, i Paesi europei non hanno risposto attivamente. A parte
le aspirazioni della Francia alla ricerca dell'autonomia strategica
europea, esempi dall'Italia e altri Paesi parlano da soli:
opportunità di sviluppo mancate, ostacoli terroristici, ignoranza e
incompetenza politica”.
E siamo sempre lì.
Con una UE la cui classe dirigente non ne ha azzeccata una.
Una UE la cui classe dirigente sostiene una autocrazia di destra
guidata da un comico che non vuole minimamente il dialogo; una UE che
sostiene un riarmo inutile e costoso (mentre il comparto pubblico
viene sempre più ridotto all'osso); una UE e una classe dirigente
italiana che non fa nulla per arginare e colpire con forza il
fenomeno delle baby gang e non fa nulla per combattere una violenza
dilagante e gratuita che colpisce i settori più indifesi della
società (dalle donne agli anziani) e non fa nulla per porre un
argine a una società sempre più consumista, sempre meno
moralizzata, sempre meno ordinata e civile.
E' facile sbandierare per anni, in campagna elettorale, lo slogan
“sicurezza, sicurezza”. E parlare di “sicurezza
internazionale”, ma in entrambi i casi senza sradicare le ragioni
che portano all'instabilità e al caos.
La Repubblica Popolare Cinese, su questo, ha moltissimo da insegnare,
ma occorre approfondire senza pregiudizio, con spirito pragmatico e
da costruttori di ponti, come lo erano Nenni, Craxi, De Michelis, il
Sen. Colombo e come lo è il prof. Valori.
Costruttori di ponti nel senso più serio del termine e non da
boutade da fiction televisiva quale è quella del “ponte sullo
Stretto di Messina”, intendiamoci.
A
parlare, del resto, saranno i fatti, geopolitici ed economici, come
sempre.
Spiace
certo, che l'Italia, un tempo governata con serietà dal
Centro-Sinistra (unico e autentico, quello formato da PSI – PSDI –
PRI – DC - dal 1948 al 1993), sia finita molto male, con una classe
dirigente di eredi del post PCI e del post MSI non adeguata alle
necessità del Paese e della Storia.
Spiace
altrettanto che l'UE, sognata da Ernesto Rossi, Altiero Spinelli e
Eugenio Colorni e sostenuta un tempo da ideali socialisti,
repubblicani, democratici, sia finita ben presto nelle mani di
euro-burocrati e di fondamentalisti di un atlantismo irresponsabile e
fuori tempo massimo.
Molti
di noi rimpiangono Silvio Berlusconi, certo. Nel bene o nel male,
molte cose le aveva dette e comprese. Nemmeno i suoi, alla fine, lo
hanno ascoltato.
Siamo
al punto in cui siamo. Ma i fatti parlano.
Chi,
come la Cina, ha saputo imparare dalla Storia e dai suoi errori, ha
oggi molto da dire e anche molto da insegnare. Chi non ha imparato...
presto o tardi finirà per imparare, purtroppo a spese di tutti noi.
Luca
Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it